Bersani gela Mieli: “Dire che Papa Francesco non era colto vuol dire non sapere un tubo”. Su La7
- Postato il 9 maggio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Prima ho sentito certe cose… ma, insomma, se si paragonano due Papi in base al numero di lauree, allora ricordo che ne hanno di più i gesuiti. Descrivere Bergoglio come uno che non era abbastanza colto, vuol dire non sapere un tubo“. È la poderosa frecciata lanciata da Pier Luigi Bersani, ospite di Piazzapulita (La7). all’indirizzo dell’editorialista del Corriere della Sera Paolo Mieli, che qualche minuto prima aveva incensato la cultura di Papa Leone XIV (“È un uomo superlaureato”), stroncando su tutti i punti il pontificato di Papa Francesco (guarda il video).
“Per l’amor di Dio, non esageriamo neppure nell’esaltare certi segni – rincara sarcasticamente l’ex ministro – come il richiamo del nome scelto da Prevost a Leone Magno che fermò Attila. Ricordo che Leone XIII è anche quello che ha fatto il Rerum Novarum e non solo: ha fatto dei cardinali e dei Santi agostiniani. Per la seconda volta si è fatto un Papa da un ordine religioso: Bergoglio era un gesuita, Prevost è un agostiniano.Questi ordini hanno una particolarità in comune: sono più orientati alla religiosità e alla missione che all’istituzione. E in questo ci sarà un’ineliminabile somiglianza con Bergoglio“.
Bersani aggiunge: “Mi viene un po’ da ridere nel sentire già stasera strologare su come sarà e su cosa farà un Papa appena eletto, che può stare lì 20 anni e che quindi ne avrà cose da fare. Quanto agli elementi di continuità o no con Bergoglio, anche lì bisognerebbe stare ai fatti. Bergoglio prese questo Vescovo dal Perù e gli ha dato da fare l’istruttoria per la nomina dei Vescovi. È due anni e mezzo che quest’uomo fa questo. E allora andiamo a vedere che Vescovi ha fatto, così capiamo meglio. In più – conclude – vedo che qualche parolina che ha detto il nuovo Papa stasera è sfuggita. Per esempio ha parlato di ‘sinodalità’, cioè partecipazione e apertura. Un avvio c’è stato con Bergoglio. Vuol dire che, mentre il mondo sta scegliendo dei capi che decidono tutto, la Chiesa, che il capo ce l’ha da duemila anni, si pone il problema di come governare un pluralismo. Anche questo è un segno“.
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