Asili nido, beffa burocratica per 30mila insegnanti laureati: per poter lavorare dovranno rifare esami e tesi (pagando)
- Postato il 2 luglio 2025
- Scuola
- Di Il Fatto Quotidiano
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Circa trentamila laureati in Scienze dell’educazione negli anni tra il 2017 e il 2019 dovranno rifare la tesi e ridare degli esami, versando nuove tasse universitarie, per un intoppo burocratico creato dal governo Gentiloni e mai sanato negli anni successivi. La denuncia arriva dal coordinamento nazionale di questi corsi di laurea e dall’Università di Modena e Reggio Emilia, che per prima ha avvisato i propri ex studenti della situazione. Il problema nasce da un decreto del 2017, in cui si si stabiliva che per ottenere un impiego negli asili nido non bastasse più la laurea in Scienze dell’educazione e della formazione, ma “un curriculum ad hoc” a cui le università hanno dovuto adeguare i propri piani di studio. Come sempre, però, è scattato il gioco delle matrioske: per organizzare i nuovi corsi gli atenei hanno dovuto attendere un decreto attuativo emanato un anno dopo, e chi si è laureato nel frattempo ha ottenuto un titolo diventato ormai inutile. Nei giorni scorsi l’ateneo di Modena e Reggio Emilia ha prospettato una soluzione in una comunicazione inviata agli ex studenti ove si offre la possibilità di “immatricolarsi, come sovrannumerari, al corso di laurea in Scienze dell’Educazione per il nido e le professioni socio-pedagogiche, con abbreviazione di corso, limitatamente agli anni accademici 2025/26 e 2026/27“.
La proposta prevede un contributo universitario a carico degli studenti fissato a 550 euro. A fronte di questa spesa, i laureati dovrebbero sostenere gli esami mancanti e scrivere una relazione finale, una sorta di nuova tesi. Sembra uno scherzo, ma non lo è. “Ci aspettavamo da anni una sanatoria per andare incontro a queste persone che già lavorano e lo fanno in un settore delicato, poco preso in considerazione e anche sotto pagato. Quanto è accaduto è assurdo“, denuncia al fattoquotidiano.it Annamaria Contini, professoressa ordinaria di Estetica e direttrice del dipartimento di Educazione e scienze umane. “Le Università hanno fatto tutto il possibile nei tempi che erano loro consentiti”, spiega, “ma è stato impossibile modificare il tutto con la dovuta tempestività per favorire la coorte di studenti in questione. Ora ci ritroviamo anche noi in una situazione molto anomala”. Dal canto loro, gli ex studenti – in particolare i tanti fuori sede – si sentono ingiustamente danneggiati: la loro laurea infatti non gli consente di insegnare in delle strutture, gli asili nido, che hanno un disperato ricerca di personale. Anche il contributo economico richiesto dall’ateneo, per quanto ridotto al minimo, suona come una beffa. Così protestano chiedendo una soluzione più agile e giusta, che tenga conto del percorso e dell’esperienza già acquisita.
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