Alberto Pezzini: la letteratura non deve salvare ma narrare storie che non annoiano

  • Postato il 16 marzo 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Alberto Pezzini: la letteratura non deve salvare ma narrare storie che non annoiano

Un arcipelago che non si finisce mai di esplorare. Ecco cos'è Isaac Bashevis Singer per gli scrittori, i giornalisti e per tutti coloro che amano la letteratura. In A che cosa serve la letteratura? (Adelphi, pagg. 210, euro 19, nella traduzione di Marina Morpurgo) Isaac diventa uno di noi. Scrittore prolifico (scrisse circa 18 libri e altri 14 per bambini), giornalista raffinato e chiaro, traduttore da numerose lingue in altre: scriveva altrettanto bene sia in inglese sia in yiddish, traduceva dal tedesco, dal francese, e soprattutto raccontava storie. Si narra che nacque il 11 novembre del 1903. Si narra - dico - perché la data non è certa ma accreditata in base alle interviste rilasciate in vita dallo scrittore. Sembra che alla sua nascita la madre avesse domandato alla levatrice:è maschio o femmina? Lei rispose: è uno scrittore. Isaac si è sempre considerato un narratore, uno scrittore che al centro dei propri romanzi poneva prima di tutto la storia. Fondamentale era per lui il succo degli avvenimenti, il pimento che avrebbe dato gusto alla narrazione. 

ROMANZI E GIORNALI
In un articolo contenuto in questa raccolta veramente godibile e che riunisce in un unico volume articoli dati per dispersi, Giornalismo e letteratura, è un piacere leggere quanto scrive a proposito dei rapporti tra giornalismo e scrittori. Singer era uno che non le mandava a dire a nessuno, soprattutto del suo ambiente.

Per lui - che ha scritto ad esempio La famiglia Moskat in mezzo al caos della redazione dove lavorava - il giornalismo è un bene per la penna di uno scrittore. Fedor Dostoevskij è stato un giornalista eccezionale, come Cechov, che pubblicò tutti i suoi romanzi prima sui giornali. E così Maupassant e Zola. Il giornalismo ha molto in comune con la letteratura. Prima di tutto i giornali come i romanzi non si possono permettere di annoiare i lettori. Se lo fanno, non vendono copie e il lettore ripone subito il libro perché noioso. Giornalisti e scrittori devono entrambi trovare un storia, e che sia nuova, originale, diversa dalle altre, con un timbro insomma assolutamente unico. E soprattutto devono evitare di scadere per esempio nella psicologia. Secondo Singer molti scrittori e altrettanti giornalisti per cercare di insaporire la loro prosa, si rifugiano nella psicologia. Solo che sbagliano e rendono i propri prodotti delle maschere vuote, ossia tradiscono il senso intimo della letteratura. Commettono errori banali e marchiani che in ogni scuola di giornalismo anche il più giovane degli aspiranti redattori non commetterebbe neanche sotto tortura.

Molti romanzi sono infarciti di ripetizioni. Tanti volumoni di oggi nascono da questa pessima abitudine che nessun redattore ha mai corretto. Ecco perché gli editor sono diventati così importanti ed ecco il motivo principe per cui – durante la revisione di un libro e delle sue bozze – vengono eliminati interi blocchi narrativi. Avrebbero – molti scrittori – dovuto stare molto di più dentro una redazione ad imparare. Tra l'altro, e su questo lo scrittore yiddish è davvero severo, la letteratura è soprattutto l'arte di evitare certe trappole. Non si scrive solo per aggiungere ma di più per sottrarre. Ecco perché secondo lui stare all'interno di una redazione era così importante. Pensate che quando Singer cominciò a scrivere inviò una serie di racconti a un editore. Costui li trovò godibili e soprattutto pubblicabili. Il problema era che non aveva fatto i conti con il loro autore. Singer - mano a mano che venivano tradotti dall'editore - cominciò a leggerli e rileggerli con la lente rigorosissima dell'autore che si ritrova a rileggersi. Non ne volle più sapere perché, secondo lui, quei racconti non valevano due soldi. Ne nacque una lite furibonda con lìeditore il quale si era già venduto il prodotto. Alla fine Singer- che presso quell'editore esercitava pure il mestiere di traduttore - si trovò ad una svolta: o accondiscendere e pubblicare oppure perdere libro e lavoro. Si misero d'accordo. Il libro non venne pubblicato ma Singer dovette tradurre due libri di Knut Hamsun per l'editore a costo zero.

LA CRITICA
Quale autore oggi avrebbe fatto come lui? E qui veniamo al bello e al perché forse di un atteggiamento autoriale come il suo. Singer scrisse circa quattordici libri per bambini. Sapete perché? Perché i bambini sono lettori particolarmente esigenti che gli scrittori faticano ad ingannare. A volte li puoi sentire farfugliare o pronunciare frasi poco comprensibili mala prosa scritta la pretendono chiara ed essenziale. I bambini devono essere presi al lazo subito altrimenti mollano il colpo. I bambini - e questa è una definizione del Maestro Singer - sono lettori all'antica: vogliono essere intrattenuti e non gli importa per nulla di valori superiori che stiano dietro la narrativa. In questo assomigliano ai giornalisti: cercano soltanto la notizia fresca, qualcosa che li interessi, e sono i nemici più letali della noia. Tra l'altro - aggiunge Singer - soltanto loro è il gusto assoluto, dicotomico. Non amano il grigio e non amano gli antieroi: i bambini adorano i protagonisti, siano cattivi oppure buoni, ma solamente i personaggi con un carattere deciso. Ecco perché la letteratura deve continuare ad essere narrativa, o l'arte di combinare le storie in modo da farsi leggere. Per lui l'errore più grande che uno scrittore possa commettere resta quello di credere che l'epoca del godimento estetico per ciò che prima si scrive e poi si legge sia finita. Nessuno, dico nessuno, legge un libro per la sua bruttezza in quanto supportata da un valore superiore. A nessuno interessa un libro palloso. Leggiamo per sapere che non siamo soli come diceva C. P. Lewis in Viaggio in Inghilterra ma soprattutto - come scrive Singer - leggiamo per divertimento.

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Autore
Libero Quotidiano

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