Zucchero: un taglio da piccoli fa bene da grandi

  • Postato il 31 ottobre 2024
  • Di Focus.it
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Ridurre la quantità di zucchero assunta in gravidanza e offerta ai bambini fino ai 2 anni di età può avere benefici duraturi sulla loro salute, diminuendo il rischio di malattie croniche in età adulta. Lo suggerisce uno studio, pubblicato su Science, che ha sfruttato un archivio insolito e prezioso di dati sulle restrizioni alimentari "imposte": quello degli effetti del razionamento dello zucchero durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale.. Un inizio troppo dolce. È noto che i "primi 1.000 giorni" di un bambino, un periodo che abbraccia anche la vita uterina a partire dal concepimento e fino ai due anni di età, costituiscono una fase cruciale per lo sviluppo, che ha conseguenze a lungo termine sulla salute. L'alimentazione, prima assorbita dal corpo materno e poi conseguente alle scelte di allattamento e dei cibi solidi, è una parte importante di questo quadro; ciò nonostante, l'esposizione a livelli troppo elevati di zucchero è comune, sia per comportamenti alimentari scorretti in gravidanza sia per l'offerta di prodotti molto ricchi di zucchero (come succhi di frutta e omogeneizzati) destinati ai neonati.. Obbligati a mangiare amaro. Tadeja Gracner, economista esperta di determinanti socioeconomiche e comportamentali collegate a obesità e malattie croniche dell'Università della California meridionale, ha pensato di studiare gli effetti a lungo termine del consumo o della restrizione di zucchero a partire dai dati ricavati da un esperimento naturale avvenuto nel Regno Unito a metà del Novecento: la fine di un razionamento decennale dello zucchero nel 1953, al termine della Seconda Guerra Mondiale.. Dal poco al troppo. La scienziata e i colleghi hanno notato che, durante il razionamento reso necessario dalla carenza di derrate alimentari e dall'investimento di tutti i fondi disponibili in materiale bellico, la quantità di zucchero permesso era comparabile a quella consentita dalle odierne linee guida alimentari, incluse quelle per le donne in gravidanza (l'OMS raccomanda che gli zuccheri liberi non rappresentino più del 10% del nostro apporto energetico giornaliero, ma per ulteriori benefici meglio sarebbe rispettare un tetto del 5%). La fine del razionamento nel 1953 provocò, invece, quasi un raddoppiamento del consumo di zucchero dall'oggi al domani. Dunque, nei dati medici dello UK Biobank, uno dei più importanti database per gli studi di salute, sono conservate informazioni sui diversi effetti di questa dieta sulla popolazione.. Protetti a lungo. Confrontando i dati sullo stato di salute di chi era stato esposto a razionamento dello zucchero in utero e nei primi anni di vita e di chi era nato e cresciuto negli anni successivi allo sblocco dei beni alimentari, il team ha osservato che il taglio dello zucchero aveva apportato benefici a lungo termine: le riduzioni del rischio di diabete e ipertensione sono risultate di circa il 35% e del 20%, rispettivamente, in chi era stato concepito negli anni del razionamento e aveva avuto un'infanzia povera di zucchero. Quando sono comparse, queste malattie sono arrivate con 4 e 2 anni di ritardo rispetto alla media. L'effetto protettivo è parso più accentuato in chi era stato sottoposto a restrizione di zuccheri sia in utero, sia dopo la nascita. Le scelte alimentari materne (anche se "obbligate") in gravidanza pesano per circa un terzo nella riduzione del rischio. L'effetto protettivo è risultato amplificato dopo i 6 mesi di vita, periodo che corrisponde di solito all'introduzione dei primi cibi solidi...
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Focus.it

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