Zeller, il sindaco di Merano si sfila la fascia tricolore e poi si giustifica accusando il “patriarcato”
- Postato il 21 maggio 2025
- Di Panorama
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È bastato un gesto, compiuto in pochi secondi, a far deflagrare un caso politico che ha superato i confini altoatesini per trasformarsi in un dibattito nazionale su simboli, identità, potere e patriarcato. Katharina Johanna Zeller, neoeletta sindaca di Merano, si è tolta la fascia tricolore nel bel mezzo della cerimonia ufficiale di passaggio delle consegne, lasciandola sulla sedia accanto a sé, davanti agli occhi stupiti dell’ex primo cittadino Dario Dal Medico e delle autorità presenti.
Zeller ha invece scelto di indossare il medaglione con lo stemma cittadino, simbolo tradizionale per i sindaci in Alto Adige secondo le consuetudini autonomiste locali. Ma è stato il modo e il contesto a scatenare le polemiche: nel video diventato virale, l’ex sindaco insiste perché lei indossi la fascia mentre posano con la chiave della città: “Quella bisogna metterla però. Devi metterla”. Lei risponde, infastidita: “Ma dai, su, allora non la tenere”. Poi, si sfila il tricolore e lo appoggia sul tavolo.
La reazione del governo non si è fatta attendere. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha affidato il suo commento ai social: “Il Tricolore non è un ornamento da indossare a piacimento. È il simbolo della nostra unità nazionale, della Repubblica, della memoria dei caduti per la libertà. Non può essere rimosso come un accessorio fuori moda”.
A stretto giro anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha dichiarato: “Un gesto scomposto, spiacevole, che fortunatamente la sindaca ha poi cercato di spiegare. Ma il riferimento al patriarcato mi pare francamente fuori contesto: qui si tratta del rispetto dovuto ai simboli dello Stato”.
La sindaca ha invece spiegato in una nota ufficiale e in successive interviste che: La mia reazione nel rimuovere la fascia tricolore subito dopo che mi era stata posta sulle spalle non deve in alcun modo essere interpretata come un gesto di disprezzo verso i simboli della Repubblica o verso il tricolore stesso. Indosserò la fascia con il massimo rispetto in tutte le circostanze previste dal protocollo istituzionale, come sempre fatto anche dai miei predecessori di lingua tedesca. Vorrei inoltre sottolineare che in Alto Adige, per consuetudine, il distintivo ufficiale previsto per i sindaci è il medaglione con lo stemma della città. In questo contesto, l’insistenza dell’avvocato Dal Medico nel volermi far indossare anche la fascia – in modo forzato e fuori dalle pratiche locali – è stata percepita da me come un gesto provocatorio e un chiaro segnale di sgarbo istituzionale. In un momento già carico di tensione, ho vissuto quel gesto come una sfida personale. La mia reazione è stata istintiva, umana, e in nessun modo politica o simbolica contro il tricolore. Mi dispiace constatare che si stia cercando di strumentalizzare questo episodio per deviare l’attenzione dalla vera notizia: la netta e storica vittoria al ballottaggio, con uno scarto di 1.880 voti”. Aggiungendo poi: “Questo tentativo di sollevare una polemica infondata punta solo a sminuire l’importanza di un cambiamento politico maturo, costruito su un reale dialogo tra i gruppi linguistici, che ho sempre promosso e continuerò a promuovere con responsabilità”.
In un’intervista con Repubblica, Zeller ha sottolineato una dinamica personale e di genere: “Mi sono opposta a un gesto provocatorio, teso a presentarmi come una bambina infantile obbligata a ubbidire a un esperto uomo maturo”. Ha inoltre affermato: “Non lo rifarei ma mi sono opposta a un gesto provocatorio dell’estrema destra”.
Il gesto ha diviso l’opinione pubblica e la politica. Da una parte si è sottolineata l’importanza del rispetto verso i simboli nazionali, dall’altra si è riconosciuta la scena come espressione di una dinamica di genere e di un contesto storico-culturale particolare dell’Alto Adige.
Il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, ha cercato di smorzare i toni: “Non si è trattato di un gesto anti-italiano, ma della reazione di una giovane donna che ha percepito un’imposizione poco rispettosa. È stato un errore di forma, non di sostanza”.
Anche il Partito Democratico, che a livello locale aveva sostenuto Zeller con l’endorsement della candidata centrosinistra Ulrike Ceresara, ha preso le distanze dal gesto pur difendendo il lavoro della nuova sindaca: “Il rispetto per i simboli è fondamentale. Ma evitiamo strumentalizzazioni”.
Tra i sostenitori, anche l’ex sindaco di Bolzano e senatore Pd Luigi Spagnolli ha dichiarato: “Credo che Katharina Zeller avesse in mente qualcosa che nulla aveva a che fare con la fascia, abbia agito senza pensarci e semplicemente non si è resa conto che avrebbe urtato delle legittime sensibilità. Non dimentichiamo che i sindaci Svp, in genere, come dice anche lei, prediligono come simbolo della loro carica il medaglione con lo stemma del Comune, simbolo ufficiale previsto dalla normativa regionale sugli enti locali, e sono quindi poco abituati alla fascia. Il gesto è stato un errore, ma escludo che vi sia stata volontà di vilipendio del Tricolore. Semplicemente, quando si diventa sindaci, una ridda di pensieri si accumula nella testa e può succedere di fare qualcosa di sbagliato”.
In realtà, la vicenda ha messo in luce alcune tensioni profonde.
L’Alto Adige è una realtà complessa, dove la componente germanofona ha radici storiche e culturali per rimarcare la propria autonomia e identità. Non stupisce dunque che la sindaca Zeller abbia fatto riferimento a usi e consuetudini locali per giustificare il gesto.
Sul piano nazionale, la vicenda ha scatenato polemiche sul valore e sul rispetto dei simboli, ma anche sul rapporto tra centro e periferia, tra Nord e Sud, e sul peso che le diverse culture attribuiscono a bandiere e rituali.