Zelensky: “Proposto nuovi colloqui alla Russia per la prossima settimana”. Ancora bombe e morti in Ucraina

  • Postato il 19 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“È necessario intensificare i negoziati, bisogna fare tutto il possibile per ottenere il cessate il fuoco. E la parte russa deve smettere di nascondersi dalle decisioni”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel suo consueto messaggio serale postato sui social, comunica che il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale ucraino Rustem Umerov “ha riferito di aver proposto alla parte russa un nuovo incontro per la prossima settimana”. Zelensky elenca i punti di quello che vorrebbe essere un nuovo round di colloqui: “Scambio di prigionieri. Ritorno dei bambini. Fine delle uccisioni. È necessario un incontro a livello di leader per garantire realmente la pace, una pace duratura”, ha proseguito, “l’Ucraina è pronta per un incontro di questo tipo”.

Se sul fronte diplomatico il presidente ucraino rilancia la trattativa, sul campo proseguono gli attacchi massicci russi contro l’Ucraina. Intanto le nuove sanzioni imposte dall’Ue alla Russia e la minaccia del presidente Donald Trump di aumentare la pressione su Vladimir Putin vorrebbero costringerlo a sedersi seriamente al tavolo delle trattative, ma dal Cremlino, per ora non arrivano segnali. Negli ultimi mesi, la Russia ha infatti intensificato gli attacchi aerei a lungo raggio contro le città ucraine, così come gli assalti e i bombardamenti in prima linea, sfidando in questo modo gli avvertimenti del tycoon. E mentre lo zar intensifica la sua strategia guerrafondaia con un conseguente strascico di morte, Mosca, da parte sua, ha dovuto sospendere brevemente la circolazione dei treni nella regione meridionale di Rostov dopo un attacco con droni da parte di Kiev, oltre settanta sono stati abbattuti, che hanno causato il ferimento di un ferroviere.

Ad essere presa pesantemente di mira dalla ferocia russa è stata invece Odessa, nel sud del Paese, dove si è registrato almeno un morto e diversi feriti, fra cui un bambino, stando alla ricostruzione del sindaco della città, Gennady Trukhanov, e del capo dell’amministrazione militare regionale, Oleg Kiper che hanno riferito di palazzi e condomini danneggiati dai raid. Fuoco a volontà anche nella regione di Dnipropetrovsk, con almeno due vittime, mentre alcune strutture civili come un ambulatorio, una scuola, un centro comunitario e diverse abitazioni private sono state sventrate. A denunciare la pioggia di missili e droni Zelensky, che ha parlato di oltre 300 velivoli senza pilota d’attacco e oltre 30 missili di vario tipo. “Le regioni di Donetsk, Kirovohrad, Dnipropetrovsk, Sumy, Kherson, Volyn, Zaporizhzhia, Mykolaiv, Odessa e Zhytomyr sono state colpite”, ha precisato il leader ucraino, aggiungendo che “infrastrutture critiche sono state danneggiate a Sumy con migliaia di famiglie rimaste senza elettricità. Il governo ucraino – ha aggiunto Zelensky – sta “collaborando con i Paesi europei al di fuori dell’Unione europea affinché aderiscano” ai regimi sanzionatori previsti dal 18mo pacchetto di sanzioni contro la Russia.

Dal Wall Street Journal arriva intanto l’indiscrezione che l’amministrazione Trump potrebbe ridistribuire le forniture di armi agli alleati, preparandosi in futuro a dare priorità ai Paesi che sono disposti a fornire armi all’Ucraina, compresi i sistemi di difesa aerea Patriot, provenienti dalle loro scorte. In particolare, l’amministrazione Usa avrebbe spostato la Germania al primo posto nella lista per ricevere i Patriot, il che consentirebbe a Berlino di trasferire all’Ucraina i due sistemi di cui dispone, riporta il giornale che cita tre funzionari statunitensi. La promessa degli Stati Uniti di sostituire rapidamente i Patriot tedeschi è il primo esempio in cui il Pentagono facilita le consegne di armi all’Ucraina da quando il presidente Trump ha annunciato all’inizio di questo mese di essere favorevole all’invio di ulteriori armi. Allo stesso tempo, la mossa ha anche evidenziato la difficoltà di fornire i Patriot e altre armi a Kiev, poiché la produzione in Occidente fatica a tenere il passo con le richieste di aiuto dell’Ucraina.

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Il Fatto Quotidiano

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