Zelensky chiede i missili Tomahawk a Trump: la mossa che fa tremare Mosca
- Postato il 7 ottobre 2025
- Di Panorama
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Durante l’incontro di martedì scorso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto al presidente Donald Trump di fornire all’Ucraina missili Tomahawk, effettori che potrebbero consentire all’Ucraina di colpire in profondità la Russia raggiungendo Mosca.
Che cosa sono i Tomahawk
A scanso di equivoci bisogna comprendere di che cosa si tratta: sono missili da crociera del peso di circa 1.300 kg che trasportano circa 450 k di esplosivo e che sono dotati di un sistema di navigazione in grado di far seguire il profilo del terreno fino all’obiettivo, viaggiando in tale modo abbastanza bassi per sfuggire ai radar.
Sono armi relativamente datate: progettate negli anni Settanta e in servizio dal 1983, costano oggi oltre due milioni a effettore.
Fisicamente sono lunghi circa sei metri per un diametro di 52 cm e hanno ali ripiegabili con apertura poco superiore ai 2 metri e mezzo. La gittata varia secondo la versione da 1.250 a 2.500 km, quanto basta per partire da qualsiasi parte dell’Ucraina e arrivare al Cremlino, viaggiando anche tra 30 e 50 metri di quota a quasi 900 km l’ora.
Le dichiarazioni pubbliche
Mercoledì scorso (primo ottobre) Zelensky presente al “The Axios Show” ha dichiarato di aver chiesto a Trump un sistema d’arma aggiuntivo che potrebbe costringere il presidente russo Vladimir Putin ad avviare colloqui di pace, forse senza che l’Ucraina debba nemmeno utilizzarlo.
E ieri Trump ha dichiarato di aver “in un certo senso preso una decisione” sulla vendita di missili Tomahawk a lungo raggio ai paesi della Nato, affinché questi possano essere forniti all’Ucraina. Come dire: non sarà colpa degli Usa che Mosca sarà colpita.
Obiettivi e incertezze
L’Ucraina sostiene che i Tomahawk le consentirebbero di colpire obiettivi militari in profondità in Russia e contribuirebbe a scoraggiare Putin portandolo al tavolo delle trattative a condizioni migliori per Kiev. Proprio nel momento in cui l’inverno si avvicina e il fronte non si posta perché fango e gelo bloccano i movimenti militari terrestri.
Ma Trump non si fida completamente di Zelensky e ha detto di voler sapere cosa intendono fare gli ucraini con i missili prima di fornirli, dicendo: “Dove li manderanno, immagino che dovrò chiedere, non mi aspetto un’escalation.”
Le preoccupazioni americane
Una fonte vicina al governo ucraino ha però affermato che i funzionari dell’Amministrazione Trump hanno espresso preoccupazione per questa iniziativa, suggerendo che siano gli Stati Uniti a controllare l’uso dei missili da parte dell’Ucraina dopo che, però, saranno stati acquistati e pagati dai paesi della Nato.
La reazione di Putin
La reazione di Putin è arrivata domenica scorsa: “La fornitura di Tomahawk all’Ucraina sarebbe l’inizio di una fase di escalation completamente nuova e qualitativamente su un piano differente”, ha detto, lasciando intendere che finora anche la Russia ha preferito utilizzare armi differenti, ma che dispone comunque di missili da crociera simili a quelli, come le varie versioni della famiglia Kalibr (codice Nato SS-N-27 Sizzler ed SS-N-30A, oppure i 3M-54, 3M-14 ed R91).
Lo scenario strategico
Trump quindi ha voluto sottolineare che l’Ucraina non potrebbe utilizzare i Tomahawk senza la partecipazione diretta degli Usa, il che porrebbe Stati Uniti e Russia in uno scontro diretto vanificando qualsiasi progresso positivo nelle relazioni tra i due Paesi.
Uno dei punti da chiarire è anche come l’Ucraina li lancerebbe: essi sono aviolanciati, imbarcati su navi e sottomarini, oppure utilizzabili da un lanciatore terrestre. Il sistema di navigazione è Gps, quindi soggetto ai disturbi che Mosca attiverebbe qualora minacciata.
Le possibili limitazioni
Resta quindi da capire quali limitazioni potrebbe imporre Trump, se di tipo tecnico, autorizzando varianti dalla gittata limitata, oppure politico, limitando il tipo di bersagli e le condizioni d’impiego. Sulle quali però avrebbe un controllo indiretto.
La situazione sul fronte
Intanto però Mosca avanza lungo i circa 1.250 chilometri di fronte e intensifica i bombardamenti contro le infrastrutture ucraine anche nell’entroterra, fino ai confini occidentali del Paese.