Negli anni Trenta un gruppo di archeologi americani, impegnati negli scavi di siti mesopotamici del nord dell'Iraq, non documentò soltanto le antiche civiltà, ma immortalò anche momenti di vita quotidiana della comunità yazida, una delle minoranze religiose più antiche e isolate del Medio Oriente. Quelle immagini, in bianco e nero, sono rimaste per decenni negli archivi del Museo di Archeologia e Antropologia dell'Università della Pennsylvania, quasi dimenticate tra le 2.000 fotografie degli scavi.
Poi, quasi un secolo dopo, le immagini si sono sono rivelate una preziosa testimonianze di un mondo in parte cancellato: nel 2014 l'autoproclamato Stato Islamico ha devastato la regione di Sinjar, distruggendo santuari, comunità e archivi storici in quello che le Nazioni Unite hanno riconosciuto come un genocidio.. Le origini. Lo Yazidismo è una religione monoteista esoterica diffusa nella Mesopotamia Settentrionale prima dell'islam. Si è formato sotto l'influsso di credenze politeiste e animiste, con un contributo d'origine iranica (mandeismo e manicheismo). L'influenza delle grandi religioni monoteistiche (islam in particolare) è arrivata più tardi.
La loro "sinistra" fama è dovuta all'erronea credenza, diffusa tra i musulmani, che siano "adoratori del diavolo", per via della similitudine tra il racconto del Satana cristiano e il loro dio supremo, caduto sulla Terra. In realtà per loro il diavolo non esiste proprio: male e bene coesistono nella figura di dio.. Culto e tradizioni. Gli yazidi credono in un dio primordiale capace di manifestarsi sotto forma di "sette angeli", tra cui primeggia "l'angelo pavone".
In questa religione il ruolo dell'uomo è centrale; un buon fedele deve pregare due volte al giorno in direzione del sole, digiunare, compiere pellegrinaggi, non mangiare cibi impuri (come l'insalata) e non indossare il blu. Gli yazidi credono nella trasmigrazione dell'anima e nell'interpretazione dei sogni. Pregare in presenza di estranei è un tabù.. Oggi. Nel 2022 Marc Marin Webb, dottorando a Penn, ha notato un'immagine di un santuario yazida distrutto dall'ISIS. Da lì è partita la ricerca: centinaia di scatti catalogati e messi insieme in un archivio fotografico.
Nelle fotografie si trovano scene di lavoro, riti religiosi, momenti familiari. Frammenti di memoria che oggi diventano testimonianza di un'identità quasi cancellata: si stima, infatti, che ci siano rimasti ancora solo 200-300mila yazidi di cui 150mila nell'Iraq Settentrionale e altre comunità sparse tra Europa, Armenia, Siria e Iran. .