Yari Selvetella presenta 'La mezz'ora della verità'

  • Postato il 23 gennaio 2025
  • Di Agi.it
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Yari Selvetella presenta 'La mezz'ora della verità'

AGI - Scrivendo di libri capita, purtroppo, con il passare del tempo, che l'emozione della lettura si faccia inversamente proporzionale al numero di pagine sfogliate. Eppure a volte succede ancora qualcosa. Sei immerso nel silenzio di un incipit e d'un tratto il ritmo delle frasi prende a somigliare a una musica, mentre il puro piacere di seguirne la concatenazione risale al palato, come se la parola avesse un gusto. Già finalista al Premio Strega nel 2018, Yari Selvetella è ormai da alcune stagioni una delle voci di maggior rilievo e profondità del panorama letterario italiano.

 

 

 

 

Romanzo dopo romanzo, la lieve potenza del suo talento ha conquistato la critica più avveduta e scalato l'immateriale vertice di un'ideale classifica dei nostri scrittori migliori. Dal 28 gennaio il suo ultimo libro ‘La mezz'ora della verità' (Mondadori) sarà nelle librerie; con qualche giorno d'anticipo sulla presentazione al pubblico, prevista per il 29 alle 18.30 alla Libreria Spazio Sette di via dei Barbieri a Roma, abbiamo incontrato Yari Selvetella in anteprima per saperne di più dalla sua stessa voce.

 

Di cosa tratta 'La mezz'ora della verità'?

 

Vuoi un pitch? Provo: Varami scopre la verità. Basta installare questa app sul telefono e verifica tutto. Emette le sue sentenze, irrompe nelle vite attraverso casse stereo, telefoni, pc. È un'intelligenza, cresce, si modifica, sconvolge la vita di famiglie, studenti, operai, intellettuali, arriva a propalare i suoi responsi con un appuntamento fisso tutti i giorni alle ore 18.00, che si chiama, appunto, La mezz'ora della verità. Il caos che genera è un'emergenza sociale o un dilemma interiore? Serve un antidoto o la cura sarà peggiore del male? Ecco, la storia è questa qui, ma il romanzo è anche tra le righe, nelle omissioni, nei cambi di prospettiva e soprattutto nell'altrove delle parole, nella loro magnifica repubblica, dove vige il dovere dell'immaginazione.

 

La verità è ovviamente al centro del romanzo: rappresenta il tema del nostro tempo?

 

È insieme ossessione e rimozione. Viviamo un'epoca di propagande belliche, presumendo sempre che riguardino qualcun altro e non noi. Stigmatizziamo le mistificazioni finché non toccano un nostro preconcetto ben saldo. Condanniamo la violenza finché non ci prudono le mani, riduciamo le scienze a opinioni. Tutto è legittimamente anche il suo contrario, ma questa contraddizione non nutre un rapporto dialettico e invece si riduce a una contrapposizione sciocca e vacua. Spesso siamo chiamati a scegliere tra farabutti e ciarlatani e in genere ci affidiamo a strumenti puerili per risolvere questioni che hanno occupato le migliori menti della storia umana. C'è una forte intenzione di addomesticare la verità, anche i fatti più evidenti ed eclatanti: la guerra con la sua insensatezza, i limiti e i pericoli del sistema economico in cui viviamo, e perfino un fatto semplice e crudele come la morte. Mi raccomando, però, non scrivere che Varami è una distopia. Piuttosto è osservazione di una realtà già conclamata: è una commedia, nel senso più ampio del termine, di vicenda tratta dalla vita comune. Ma il lieto fine non è assicurato.

 

Leggendo si intuisce una connessione: qual è il rapporto tra il suo stile di scrittura e la musica?

 

Per me la scrittura non è un mezzo tra gli altri, la amo come un musicista ama il suo strumento: sa riconoscere il valore degli altri ma il suo è la musica, la musica come fenomeno umano, nel suo complesso. La scrittura detta il ritmo; la scrittura è anche contenuto, significato. Un romanzo deve essere il cosa e il come, deve avere un certo andamento, un'atmosfera. Le sue fondamenta riposano sempre su una domanda: perché scrivere? La mia risposta è questa: perché è verità e voce, e infatti li ho scelti come elementi portanti del romanzo. Detto questo, nel libro ci sono molti riferimenti alla musica, dalla techno a Bach: è un romanzo che suona, che vuole suonare.

 

La costante introspezione è una caratteristica dei suoi personaggi: esiste un legame tra la sua tecnica narrativa e la pratica della poesia?

 

Ritengo che un genere spurio come il romanzo possa e debba nutrirsi anche di ambizioni assolute come quelle della poesia. Non mi piace ridurre i personaggi a funzioni, a elementi di un congegno più o meno oliato. Amo invece origliarli, intravederli, intuirne scelte e dilemmi, immaginare di essere nei loro panni. Te lo dico citando appunto un poeta, Leonardo Sinisgalli: come il ragno costruisco con niente, lo sputo, la polvere, un po' di geometria.

 

Chi sono i suoi autori di riferimento?

 

Non so dire bene come funzioni il meccanismo per cui, scrivendo, ci serviamo, più o meno consciamente, delle esperienze di lettura. Per esempio, stavolta scrivendo mi è tornato in mente 'Macchine come me' di Ian McEwan. Non pensavo mi avesse colpito tanto, eppure, poi, c'era. C'entra? Forse… Così come c'entra e non c'entra quel vecchio straordinario romanzo di Ahmet Hamdi Tanpinar, ‘L'istituto per la regolazione degli orologi'. Di sicuro quando si scrive non bisogna intossicarsi leggendo sciatterie. Io ho provato a tenermi in forma leggendo Bolaño, che fa sempre bene, soprattutto per la sua grande capacità generativa. In generale mi piace pensare a inventori ambiziosi e insieme grandi malinconici, sostenuti da scritture sopraffine. Certi spunti non finiranno mai di ammaliarmi: Gregor Samsa si sveglia trasformato in un insetto immondo. È così divertente, così tragico. E non è che l'inizio. Prendi Saramago: improvvisamente diventano tutti ciechi, o smettono di morire; e lì comincia la storia, lì comincia la scrittura. Ma credo di aver iniziato a pensare a questo romanzo moltissimi anni fa, non leggendo ma guardando un film di Vittorio De Sica su soggetto e sceneggiatura di Cesare Zavattini. Si intitolava ‘Il giudizio universale'. All'improvviso un avviso squarciava il cielo: “alle 18.00 inizia il giudizio universale!” E io a cercare, e forse persino a trovare, le voci dietro alle nuvole.

 

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Autore
Agi.it

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