Yara Gambirasio: Dna consegnato alla difesa di Bossetti riapre (forse) il caso
- Postato il 20 novembre 2025
- Di Panorama
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Garlasco non basta. Un’altra ferita della cronaca giudiziaria rischia di riaprirsi: dopo sei anni di attesa, la difesa di Massimo Bossetti ha finalmente ottenuto l’accesso alle copie complete delle analisi genetiche che portarono alla sua condanna per l’omicidio di Yara Gambirasio. Il 18 novembre 2025, l’avvocato Claudio Salvagni ha ritirato presso il Tribunale di Bergamo un hard disk contenente migliaia di elettroferogrammi, le rappresentazioni grafiche delle sequenze del Dna raccolto durante le indagini in provincia di Bergamo.

La svolta dopo anni di attesa
Il 20 giugno, il Tribunale aveva disposto la consegna del materiale dopo anni dall’autorizzazione del 2019 della Corte d’Assise. Si tratta di fotografie scattate dai Ris di Parma, che hanno per soggetto i reperti analizzati durante le indagini e le copie dei tracciati genetici, documenti aventi «il carattere della potenziale novità della prova». Da anni la difesa chiede di poter verificare in autonomia la correttezza delle analisi che inchiodarono Bossetti, e i nuovi esami possono spalancare scenari ignorati all’epoca dei fatti.
«Un’enorme mole di dati grezzi che richiederà mesi di lavoro per uno screening completo». Così l’avvocato Salvagni ha descritto il materiale ricevuto su 70 pagine fronte e retro in formato A3, sul quale la difesa intende eseguire la revisione approfondita sull’operato dei Ris, dalla raccolta dei campioni alle analisi effettuate fino alle interpretazioni dei risultati.
In particolare, la difesa ha rivolto la propria attenzione sugli slip su cui fu trovata la traccia genetica mista, contenente il Dna della vittima e dell’allora “Ignoto 1”, poi identificato come Massimo Bossetti. Gli avvocati del condannato puntano quindi a una revisione del processo: hanno sempre sostenuto che le analisi genetiche presentassero irregolarità e che non tutti i dati fossero stati resi disponibili durante il dibattimento.
Quindici anni dalla scomparsa
Il 2025 è il quindicesimo triste anniversario della scomparsa di Yara Gambirasio, avvenuta il 26 novembre 2010 da Brembate Sopra in provincia di Bergamo. La ragazza svanì mentre tornava dalla palestra e il suo corpo fu ritrovato solamente dopo mesi in un campo a Chignolo d’Isola, a pochi chilometri dalla città natale di Yara.
L’autopsia rivelò ferite da taglio e da corpo contundente, ma nessuna letale singolarmente: la lunga morte dolorosa avvenne per una combinazione di quelle lesioni e dell’ipotermia. Nonostante l’assenza di segni di violenza sessuale, tracce di Dna maschile furono trovate sugli slip e sui leggings. Il profilo genetico emerso da quel materiale, denominato “Ignoto 1”, fu al centro di un’ampia indagine genetica: nel 2012 si scoprì una corrispondenza al Dna di un figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, autista deceduto nel 1999. Quel figlio fu identificato prelevando il materiale genetico con un finto etilometro dal muratore di Mapello, Massimo Bossetti, poi arrestato nel 2014. Oltre al Dna, l’accusa evidenziò la presenza del suo furgone vicino alla palestra dove venne vista per l’ultima volta Yara, oltre alla collocazione del cellulare di Bossetti in zona. Il muratore condannato all’ergastolo nel carcere di Bollate, si è sempre dichiarato innocente, nonostante il suo alibi venne all’epoca considerato falso.
Le indagini dunque si rivelarono molto complesse, con il confronto genetico di migliaia di profili raccolti. Gli avvocati della difesa impiegheranno mesi per riesaminare tutti gli elementi, ma già si insinua il dubbio che l’ennesimo caso di omicidio possa essere riaperto.