Xiaomi: già 500.000 auto prodotte in meno di 2 anni
- Postato il 23 novembre 2025
- Auto
- Di Virgilio.it
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Bruciante. È l’accelerazione compiuta da Xiaomi, capace di produrre 500.000 auto in nemmeno due anni, più un caso unico che raro, a riprova di come anche nel settore delle quattro ruote vi siano margini di crescita, se hai un progetto solido alle spalle. Dopo aver scalato le tappe nell’ambito dell’alta tecnologia, il colosso cinese ha allargato gli orizzonti e vinto la scommessa sugli scettici.
Un passo alla volta l’azienda ha raggiunto una maturità produttiva straordinaria, fondata su due famiglie di modelli: la SU7, uscita dalle linee a fine 2023, e la YU7 in seconda battuta. Nel mentre, non abbiamo assistito al periodo di assestamento, che di solito logora i marchi nuovi, molti dei quali condannati ad avere vita breve. In questo caso tutto ha girato a pieno regime fin dagli inizi, quasi come se Xiaomi non facesse altro.
Ritmi di crescita travolgenti
Al di là dei numeri, comunque importanti, il vero elemento sorprendente risiede nella velocità con cui ci sono arrivati. Merito della capacità di analizzare il territorio di appartenenza, quella Cina dove il mercato elettrico corre feroce, continuamente in bilico tra novità e obsolescenza. Nel bel mezzo Xiaomi ha saputo ritagliarsi un posto tutto suo, capitalizzando la familiarità del pubblico: la quasi totalità già la conosceva almeno di nome, e ciò si è tradotto in fiducia immediata. La chiave di un’espansione dirompente, culminata nel sorpasso eseguito sulla Model Y in alcuni mesi, nonostante l’assenza di una rete storica di concessionari alle spalle.
Il ritmo produttivo ha un effetto domino su tutta la filiera: da un lato le batterie devono arrivare in tempo, dall’altro i fornitori sono impossibilitati ad accumulare ritardi, e anche quando il mercato rallenta i turni negli stabilimenti vanno avanti continuamente. Reggere tanto a lungo è un fardello pesante, e infatti la lista d’attesa rimane sulle stesse soglie. Mentre le vetture escono dalle catene di montaggio per essere consegnate ai clienti, gli ordini entrano e la coda rimane pressoché invariata.
Lo sbarco in Europa può attendere
L’impossibilità di avvicinarsi a un punto di equilibrio giustifica la scelta di Xiaomi di non invadere subito l’Europa. Magari in futuro si creeranno i presupposti adatti, prima però è essenziale attrezzarsi abbastanza, soddisfacendo appieno la domanda cinese. Aprire un secondo fronte commerciale determinerebbe un allungamento dei tempi di consegna a livelli ingestibile, ed emergerebbe il rischio di bruciarsi le ali. Se i piani dichiarati venissero confermati, lo sbarco nel Vecchio Continente avverrebbe a 2027 avviato, ma il rispetto della tabella di marcia dipenderà da quanto riusciranno ad aumentare la produzione nell’arco dei mesi a venire.
A dispetto dei numeri sbandierati, resiste inoltre una parte meno glamour, altrettanto da tenere d’occhio: gli aggiornamenti software urgenti, la questione della guida assistita. Migliorare in termini di sicurezza rappresenta un obbligo specie in Europa, dove la concorrenza del settore è serrata ed eventuali uscite a vuoto danneggerebbero seriamente la reputazione. Nonostante l’ovvio entusiasmo per il riscontro commerciale avuto, Xiaomi riconosce di avere molta strada da fare da questo punto di vista: se tapperà le falle niente potrà arrestarne la corsa.