West Nile, il nuovo virus fuori controllo: i primi pazienti mostrano già gravi danni neurologici, è allarme nazionale
- Postato il 5 settembre 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Il virus West Nile, anche detto febbre del Nilo, continua la sua diffusione: ecco chi ha colpito questa volta e che cosa è successo, in dettaglio.
È stato recentemente confermato un nuovo caso di infezione da virus West Nile agli Spedali Civili di Brescia. Il paziente, un uomo di 75 anni non residente in provincia e con preesistenti condizioni di salute compromesse, ha manifestato sintomi di tipo neurologico ed è stato immediatamente ricoverato nel reparto di neurorianimazione, dove si trova attualmente in condizioni critiche, sottoposto a terapia antivirale.
La febbre del Nilo Occidentale è una malattia virale endemica in Lombardia da diversi anni, trasmessa principalmente tramite la puntura della zanzara del genere Culex. L’infezione può interessare anche altri mammiferi, come cavalli, cani e gatti, ma la trasmissione da uomo a uomo è estremamente rara e non documentata attraverso il contatto diretto.
Secondo l’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2025 sono stati registrati in Italia oltre 430 casi confermati, con 27 decessi attribuiti alla malattia. In Lombardia, i casi confermati sono saliti a 13, con un tasso di letalità attorno al 13,9%, lievemente inferiore rispetto all’anno precedente.
Il 75enne bresciano rientra nella categoria dei pazienti a rischio a causa dell’età avanzata e delle patologie pregresse, fattori che aumentano la probabilità di sviluppare forme gravi, come l’encefalite, complicanza neurologica più temuta della West Nile Disease.
Sintomi, diagnosi e raccomandazioni degli esperti
Carlo Federico Perno, responsabile del laboratorio di Microbiologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ha sottolineato come le forme gravi della malattia siano «molto rare, ma in presenza di febbre alta o sintomi neurologici è fondamentale recarsi subito in ospedale». I sintomi della West Nile Fever variano da assenti o lievi a severi, includendo febbre alta, convulsioni, disorientamento, paralisi e coma nei casi più gravi. La diagnosi si esegue con test di laboratorio su campioni di siero o liquido cerebrospinale, con tecniche di Elisa o PCR, disponibili presso strutture ospedaliere e centri specializzati come l’Istituto Spallanzani.
Il virus, appartenente alla famiglia dei Flaviviridae e isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, ha un periodo di incubazione che può variare da 2 a 14 giorni e si trasmette principalmente tramite punture di zanzare infette che hanno precedentemente succhiato il sangue di uccelli selvatici, principali serbatoi naturali del virus.
Prevenzione e sorveglianza epidemiologica
Al momento non esiste un vaccino contro la febbre West Nile, pertanto la prevenzione si basa su misure volte a evitare le punture di zanzara e a limitare la loro proliferazione. Tra le raccomandazioni vi sono l’uso di repellenti, indumenti protettivi soprattutto all’alba e al tramonto, l’installazione di zanzariere alle finestre e l’eliminazione di ristagni d’acqua in contenitori domestici e ambientali.
L’epidemiologia del virus in Italia è monitorata con particolare attenzione. Studi recenti hanno evidenziato la diffusione progressiva della linea genetica 2 del virus West Nile in tutto il territorio nazionale, con una circolazione interregionale costante e senza nuove introduzioni significative dall’estero. Modelli predittivi basati su machine learning hanno indicato la presenza di condizioni ambientali favorevoli a una diffusione più precoce e ampia del virus nel 2025, specie nelle aree umide e pianeggianti come la Pianura Padana.
La sorveglianza attiva e integrata, comprendente il monitoraggio di zanzare, uccelli e casi umani, rimane fondamentale per individuare tempestivamente i focolai e adottare le misure di controllo necessarie a limitare l’impatto sanitario del virus.
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