Wawrinka, ritiro a fine 2026: ha vinto tre slam nell'era dei Big 3, ora fa notizia solo se attacca Sinner...
- Postato il 20 dicembre 2025
- Di Virgilio.it
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Non lascerà ancora in auge, come è capitato a molti suoi colleghi, costretti piuttosto a cedere il passo agli infortuni. Stan Wawrinka a conti fatti fatti è ancora integro, semplicemente però è l’ombra del giocatore che fu. E a 100 giorni da quando soffierà sulle 41 candeline ha deciso di annunciare che il 2026 sarà l’ultimo anno da giocatore professionista, accettando così l’idea di lanciarsi in una sorta di passerella d’addio che durerà per molti mesi. Magari è anche una mossa per garantirsi qualche wild card, come già succederà alla ripresa dei tornei a gennaio ad Auckland. Perché passare per le qualificazioni non è mai il massimo della vita.
- Quel rovescio a una mano era di una bellezza unica
- I tre slam a metà del decennio scorso, contro i Big 3
- Da terraiolo a giocatore completo (anche grazie a Norman)
- La polemica con Sinner sugli "avvocati bravi"
Quel rovescio a una mano era di una bellezza unica
Wawrinka lascerà ben sapendo che il mondo del tennis rimpiangerà di lui una cosa: il favoloso rovescio a una mano, forse uno dei più belli di tutti i tempi (Federer davanti a tutti, ma nella galleria ci sono anche Petr Korda, Guga Kuerten e più recentemente Lorenzo Musetti), che anche in questo crepuscolare finale di carriera ogni tanto fa capolino.
L’età però ha presentato il conto: “One Last Push, tutti i libri hanno bisogno di una fine”, ha scritto sui propri profili social, annunciando quello che somiglia a un tour d’addio. “Ora è tempo di scrivere l’ultimo capitolo della mia carriera da tennista professionista.
Il 2026 sarà il mio ultimo anno nel tour. Sogni e passione, di queste caratteristiche si è formato il mio viaggio. Voglio ancora spingere i miei limiti e finire il viaggio nella miglior maniera possibile. Ho ancora dei sogni in questo sport. Ho apprezzato ogni singola parte di tutto ciò che il tennis mi ha dato, specialmente le emozioni che provo giocando di fronte ai tifosi. Vi voglio vedere per un ultima volta in tutto il mondo”.
I tre slam a metà del decennio scorso, contro i Big 3
Wawrinka è quasi coetaneo di Federer, che ha appena 4 anni più di lui, e in qualche modo assieme hanno portato la Svizzera sul tetto del tennis mondiale, oltre a conquistare assieme un oro olimpico nel 2008 a Pechino nel torneo di doppio. Aver vinto tre tornei dello slam in piena epoca dei Big 3 (Federer, Nadal e Djokovic) è un merito indiscusso e indiscutibile: il primo titolo nel 2014 a Melbourne, in una stoica partita contro Rafa Nadal, chiusa al quinto set dopo mille peripezie ed emozioni, con annesso best ranking alla numero 3.
Poi la vittoria netta al Roland Garros 2015, brutalizzando Djokovic nell’unica edizione in cui Nadal dovette restare a guardare per infortunio (occasione colta decisamente al volo). Poi l’ultimo trionfo, ancora contro Djokovic, stavolta a Flushing Meadows nel settembre del 2016.
Gli è rimasto il colpo in canna soltanto a Wimbledon, sebbene nel 2014 (battuto da Federer) e nel 2016 (ko. al quinto contro Gasquet) riuscì a spingersi fino ai quarti di finale. In bacheca però c’è pure una Davis, quella vinta nel 2014 in finale contro la Francia, portando in dote due punti (contro Tsonga e con Roger in doppio).
Da terraiolo a giocatore completo (anche grazie a Norman)
Wawrinka è stato capace di grandi cose pur senza avere mai quella continuità che lo avrebbe elevato al rango dei più grandi della sua epoca. Detto del favoloso rovescio, il dritto gliel’ha sistemato Magnus Norman, a quanto pare con grandi benefici. Nato come giocatore da terra, alla lunga è diventato competitivo anche sul veloce grazie anche a un servizio che nel corso della carriera è diventato molto più efficace.
Arrivato in alto relativamente tardi, almeno rispetto a molti suoi colleghi (prima dei 28 anni, tolto qualche exploit, faticava anche a stare tra i primi 20 al mondo), Stanimal ha comunque segnato un’epoca, prendendosi le sue belle soddisfazioni e ritagliandosi un posto nell’elite del tennis mondiale, sebbene l’ultimo torneo vinto sia datato 2017. Anche se un carattere non sempre “lineare” ha finito per procurargli più di un ostacolo in corso d’opera e qualche collega inviso.
La polemica con Sinner sugli “avvocati bravi”
Ce ne sarebbero di aneddoti da raccontare, ma essendo italiani ci limiteremo a parlare del suo rapporto con Jannik Sinner, del quale è stato grande sostenitore a inizio carriera (lo batté nel 2019 agli US Open, ma riempiendolo di complimenti), salvo poi criticarlo dopo l’annosa vicenda Clostebol, arrivando a insinuare che “bravi avvocati riescono ad aggirare le norme antidoping meglio dei giocatori stessi”.
Non un mostro di simpatia, lo svizzero: nel 2008 irrise Flavio Cipolla, mimando l’andatura zoppa del rivale, afflitto dai crampi, dopo una partita tesissima a Flushing Meadows. E una volta con Marat Safin fu una guerra dialettica durante tutto il match, senza stretta di mano finale.
Venne definito un “gregario antipatico”, facendo sembrare più simpatico anche il collega che vinceva sempre (cioè Federer), caso più unico che raro. Però Wawrinka è stato molto di più: un vincente in un’epoca dove vincere era veramente più complicato. E il suo 2026 al sunset boulevard è più che meritato.