Washington boccia il Ponte sullo Stretto: «Non è una spesa militare»

  • Postato il 4 settembre 2025
  • Di Panorama
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Che si potesse inserire il costo del ponte di Messina nel computo della percentuale di Pil dedicata alle spese militari era qualcosa di creativo ma tutto sommato realistico. Ma il governo, dopo un severo rimbrotto da parte di un funzionario statunitense, ha dichiarato che ciò non avverrà. Tuttavia, nonostante quanto è stato detto all’ambasciatore statunitense presso l’Alleanza, Matthew Whitaker, è difficile negare che il ponte sullo Stretto di Messina non abbia un valore militare strategico per il nostro Paese. Bisogna ricordare che gli Alleati della Nato avevano deciso che il 3,5% di aumento sarebbe stato speso per sistemi e mezzi d’arma, mentre il restante 1,5% avrebbe potuto essere speso per creare o proteggere le infrastrutture critiche, difendere le nostre reti informatiche, garantire la preparazione e la resilienza civile, per favorire l’innovazione e rafforzare l’industria della difesa.

Di fatto la Sicilia è una regione che ospita basi militari Nato molto importanti come Trapani Birgi e Sigonella, dunque favorire il collegamento stradale e ferroviario con la terraferma rientra in un investimento che favorisce anche la posizione strategica e militare, poiché consentirà un più facile accesso alle basi presenti sull’isola. Ed è la tesi sostenuta dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, il quale ha dichiarato pubblicamente il mese scorso che il ponte sarebbe “evidentemente a doppio utilizzo, per ragioni di sicurezza”. Certamente questa interpretazione consentirebbe di considerare i 13,5 miliardi di euro stanziati per la costruzione parte delle spese per la difesa italiane previste da quel 1,5% del Pil, ovvero corrispondente a circa 30 miliardi di euro. Ed anche se la banca d’investimento Equita ha affermato che si tratterebbe di “contabilità opportunistica”, è innegabile che trasferire carri armati, mezzi pesanti e assetti militari via nave continua a essere problematico, lento e costoso. Probabilmente, da americano, Whitaker vorrebbe che anche quei soldi fossero spesi in armi statunitensi, così ha visto l’iniziativa sotto una cattiva luce e ha provocato una rapida risposta da parte del Ministero dei Trasporti italiano, che ha dichiarato: “Il ponte sullo Stretto di Messina è già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi per la difesa; l’eventuale utilizzo di risorse Nato non è attualmente all’ordine del giorno e, soprattutto, non è una necessità assoluta.”

In diplomazia bisogna saper attenuare le polemiche, ma la risposta italiana sa un po’ di Excusatio non petita accusatio manifesta. Andando oltre la dichiarazione di Palazzo Chigi, bisogna ammettere che la vicenda mostra doppiopesismo: gli Usa hanno sempre finanziato opere pubbliche considerandone il valore strategico, dall’autostrada delle Florida Keys fino al Seattle Ship Canal Tunnel, progetto recente che prevede la costruzione di una galleria di 4 km che risolverebbe problemi di inquinamento ma sarebbe sfruttabile anche per collegamenti rapidi in caso di crisi. Oppure il Cleveland Dugway Storage Tunnel, un’opera simile in Ohio per la gestione delle acque e il Three Rivers Protection & Overflow Reduction (3RPort) a Fort Wayne, nello stato dell’Indiana, un’opera pensata per ridurre le inondazioni e l’inquinamento che prevede uno scavo di 8 km già in corso. In tutti questi casi nei territori limitrofi ci sono importanti installazioni militari che fruiranno dei benefici delle nuove infrastrutture, i costi sono quindi considerati anche fondi utili alla Difesa seppure la storia insegni che gli unici attacchi subiti dagli Usa nel loro territorio siano stati quelli di Pearl Harbor, al Pentagono e alle Torri Gemelle. Per non parlare delle “cittadine” sorte appositamente per progetti militari con fondi della Difesa, come quelle che sorgono accanto alle basi della Nasa, nel Nuovo Messico o nel deserto del Mojave. 

Dunque gli americani a casa loro possono fare quello che gli pare, facendo “investimenti opportunistici” e “contabilità disinvolta”, ma non tollerano che noi facciamo lo stesso.

Autore
Panorama

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