Vuelta 2025 | Le prime tre settimane di Léo Bisiaux

  • Postato il 20 agosto 2025
  • Di Il Foglio
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Vuelta 2025 | Le prime tre settimane di Léo Bisiaux

Sarà che è l'inizio del finale di stagione, sarà che lì in Spagna è tutto più rilassato e non c'è quel trambusto di attenzione che c'è al Giro d'Italia e, soprattutto, al Tour de France, sarà che è la corsa a tappe di tre settimane dove c'è più libertà, ma è da un po' di tempo che il futuro si palesa prima alla Vuelta a España. È stato in Spagna che abbiamo visto per la prima volta il talento di Tadej Pogacar alle prese con le tre settimane. Che abbiamo apprezzato il pedalare di Cian Uijtdebroeks, l'ostinata leggerezza montana di Florian Lipowitz e l'audacia ciclistica di Isaac Del Toro. Tre protagonisti (sempre che il belga riesca a mettere da parte sfortuna e problemi fisici) delle corse a tappe di oggi e soprattutto di domani. Tre corridori che dovranno vedersela con un altro pedalatore che alla Vuelta a España affronterà la sua prima corsa a tappe di tre settimane: Léo Bisiaux.

È dal 1985 che la Francia sta cercando un corridore capace di rivestire la maglia gialla sul podio di Parigi. Quarant'anni di ossessioni, delusioni, sogni e illusioni finite male. Quarant'anni di attesa pesano tonnellate, sono capaci di indurire le gambe, stritolare volontà, annichilire il talento. Sempre che se ne percepisca il peso. Quarant'anni sono esattamente il doppio di quelli vissuti dal corridore della Decathlon AG2R La Mondiale. E Léo Bisiaux il peso di questa attesa non lo sente, non lo percepisce nemmeno. Non ha fretta di correre il Tour de France il corridore francese, non ha preso ancora in considerazione nemmeno la possibilità di poter lottare un giorno per vincerlo. E non per falsa modestia. Semplicemente perché per lui il ciclismo è ancora qualcosa di leggere come il suo zompettare sulle strade di montagna.

Perché per lui la bicicletta è ancora e soprattutto scoperta. E quella con le ruote strette, che va veloce sulle strade asfaltate, non è la sola, non è la più piacevole e nemmeno la più desiderabile. Léo Bisiaux è cresciuto con sogni sterrati, prova molta più soddisfazione a muovere i pedali sugli sterrati del ciclocross, preferirebbe non avere limiti, godendosi la libertà assoluta di non dover scegliere che dona una bicicletta gravel. Sa però che è sull'asfalto che potrà garantirsi un giorno la possibilità di scegliere, di fare ciò che più lo gratifica. E prende quindi tutto ciò che gli capita con la gioia di chi non percepisce costrizioni ma solo vantaggi.

Léo Bisiaux è cresciuto nell'esempio libero di Mathieu van der Poel, Wout van Aert e Thomas Pidcock, con l'idea che non esistono barriere al pedalare. E in questa fluidità ciclistica si è trovato ad andare forte senza quasi accorgersene, con addosso il suo sguardo un po' stralunato ma sempre attentissimo e una felicità assoluta negli occhi. Il suo viso bughesco (nel senso di Bugo) sorride anche quando fa fatica.

Alla prima stagione tra i professionisti è riuscito già a vincere una tappa. Ci è riuscito alla Vuelta a Burgos, anticipando sul traguardo in leggera salita di Valpuesta Giulio Ciccone, Giulio Pellizzari e Isaac Del Toro.

       

La Vuelta era una possibilità di inizio stagione, un "chissà, magari, staremo a vedere" invernale. È diventata una realtà agostana, una possibilità conquistata sulla strada figlia di una maturità ciclistica insperata.

Così Léo Bisiaux anticiperà nelle tre settimane l'altro corridore francese che sta facendo sperare gli appassionati d'Oltralpe: il compagno di squadra Paul Seixas. Il diciottenne di Lione (compirà diciannove anni a settembre) correrà il Tour de l'Avenir quest'anno dopo aver stupito se stesso e gli avversari tra Tour of the Alps e Critérium du Dauphiné. Anche per lui il prossimo anno la Vuelta dovrebbe essere il primo passo nel mondo delle corse di tre settimane. Ma ci sono ancora dodici mesi d'attesa.

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Il Foglio

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