Vortex, il nuovo shuttle europeo

  • Postato il 27 giugno 2025
  • Di Panorama
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Con un accordo siglato a margine del Salone aerospaziale di Parigi, l’Agenzia Spaziale Europea e Dassault Aviation aprono la strada a potenziali collaborazioni identificando un interesse reciproco nello sviluppo di una relazione più stretta per promuovere iniziative che consentano il lancio di veicoli orbitali. L’Esa vuole concretizzare nuove idee e nuovi veicoli per l’esplorazione spaziale e con il programma Explore2040 è alla ricerca di soluzioni per raggiungere e poter ritornare dall’orbita terrestre bassa (Leo), dalla Luna e da Marte, concentrandosi per progettare una tecnologia che consenta ripetuti rientri veloci nell’atmosfera.

Dassault Aviation sta sviluppando una navetta riutilizzabile basata sulla tecnologia della fusoliera portante (definita dalla Nasa negli anni Cinquanta come Lifting Body) che unisce tecnologie aeronautiche e spaziali. Il veicolo è chiamato Véhicule Orbital Réutilisable de Transport et d’Exploration, in sigla Vortex, e si basa su una notevole esperienza di Dassault nel campo degli spazioplani, avendo partecipato a numerosi programmi come Hermes, il veicolo di soccorso per l’equipaggio X-38 della Nasa, il dimostratore Intermediate eXperimental Vehicle (IXV) dell’Esa e i concetti di Airborne Reusable Hypersonic Experimental Vehicle (Vehra). Josef Aschbacher, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea, ha dichiarato: “La decennale esperienza di Dassault Aviation nei sistemi aeronautici e spaziali la posiziona perfettamente come pioniere nelle tecnologie spaziali critiche; con Vortex, Dassault contribuisce a rafforzare le capacità europee e a garantire un accesso sovrano allo spazio in un settore spaziale competitivo e in forte crescita. Non vediamo l’ora di unire le nostre competenze e lavorare fianco a fianco per un’Europa più forte nello spazio”. Eric Trappier, presidente e Ceo di Dassault Aviation, ha spiegato: “Il programma Vortex mira a rafforzare le capacità sovrane essenziali dell’Europa e ad affrontare le nuove sfide dell’economia spaziale. Questa lettera d’intenti è un perfetto riconoscimento della competenza complementare dell’Esa e di Dassault Aviation nello sviluppo di tecnologie critiche e soluzioni spaziali innovative”.

L’idea di progettare Vortex con risorse pubbliche e private identifica un interesse reciproco nello sviluppo di una relazione più stretta con il potenziale di ridurre i rischi noti delle tecnologie critiche, nonché di esplorare ulteriormente il potenziale di collaborazione in aree come le destinazioni in bassa orbita e in particolare le tecnologie dei veicoli orbitali. Pertanto, cominceremo con una versione suborbitale e in scala ridotta di Vortex che funzioni da banco di prova, con particolare attenzione alla progettazione, test e qualificazione di tecnologie e componenti chiave tra i quali nuovi materiali e processi d’integrazione, studio di forme che consentano la creazione di vani cargo e altro ancora. Daniel Neuenschwander, direttore della divisione Esplorazione Umana e Robotica dell’Esa, intervistato al salone di LeBourget ha dichiarato: “L’Europa beneficia di un’ampia gamma di competenze diverse e complementari. Ampliare la base industriale europea è fondamentale per le nuove opportunità che si aprono nell’esplorazione spaziale, puntando a una maggiore autonomia”.

L’idea originale dei velivoli con “corpo portante” apparve nel 1957 a opera di Alfred Eggers Jr., allora vicedirettore per la ricerca e sviluppo presso l’Ames Aeronautical Laboratory, oggi Ames Research Center della Nasa, in California. La Nasa aveva già studiato i problemi associati al rientro nell’atmosfera dei missili, sui quali i coni di punta sviluppavano eccessivo calore. Fu un altro ingegnere, Julian Allen, a stabilire che un cono di punta smussato fosse una forma utile per resistere al riscaldamento aerodinamico associato al rientro dallo spazio. Quindi Eggers scoprì che modificando leggermente la forma simmetrica del cono di punta, si poteva generare portanza aerodinamica che avrebbe consentito alla forma modificata di tornare dallo spazio in modo controllato anziché precipitare a terra in una traiettoria balistica. Gli studi di Eggers, Allen e dei loro collaboratori portarono al progetto M-2, un mezzo dalla forma semi-conica, arrotondato alla base e piatto in cima, con un muso smussato e due derive caudali. Questa configurazione e quelle dei successivi corpi portanti consentivano loro di essere manovrati sia in direzione laterale sia longitudinale, consentendo l’atterraggio su una pista al posto di essere paracadutata nell’oceano come avveniva con le capsule utilizzate nei programmi Mercury, Gemini e Apollo.

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Panorama

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