“Vorrei avere il cervello di una donna, basterebbe mezz’ora al giorno. Da ragazzo volevo fare il prete, mia mamma mi sognava parroco. Le disgrazie? Arrivano da sole”: parla Giovanni Rana

  • Postato il 10 dicembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Se rinasco, vorrei avere il cervello di una donna. Basterebbe mezz’ora al giorno”. È una frase che fa sorridere la platea, ma che racchiude l’essenza di Giovanni Rana, 88 anni, imprenditore pop e simbolo di un’Italia operosa che ha trasformato la cucina in industria e l’artigianato in cultura. L’ha pronunciata, come riferisce il Corriere della Sera, durante una serata organizzata a Padova dalla Fondazione Bellisario, l’occasione per ricostruire mezzo secolo di vita italiana attraverso la sua storia. “Sono credente – esordisce -. Da ragazzo facevo il chierichetto e volevo fare il prete. Anche mia mamma lo pensava: il parroco le diceva ‘Signora, sarebbe perfetto’”. Poi la strada cambiò, e a trasformarlo non fu la vocazione religiosa ma la fatica del lavoro. Gli anni in cui i fratelli lo misero a lavorare nel forno di famiglia “per raddrizzarlo”, quando la maestra ripeteva: “Signora, purtroppo il ragazzo non ce la fa a stare fermo”. A quell’energia instancabile, Rana deve tutto.

La sua intuizione nasce da un’osservazione semplice: nelle botteghe venivano esposti i primi tortellini confezionati. “Chiedevo sempre: quanto costano? Quanti ne vendete? Era una specie di marketing casereccio”. Negli anni Sessanta capisce che le giovani spose non hanno più tempo per fare la pasta ripiena: “Allora li ho fatti io per loro”. Il laboratorio artigianale nasce in una stalla di venti metri per venti, messa a disposizione dal suocero. “Non voleva soldi: dovevo solo sistemarla. Con un amico tiravamo su i muri e io li dipingevo. Una signora centenaria mi insegnò la ricetta: io la pasta, la mia fidanzata il ripieno”. Un’Italia che dava spazio a chi aveva un’idea: “Era un prato verde, dove tutti potevano provare”.

A colpire la platea è la sua riflessione sulle donne: “Hanno un ruolo fondamentale nella mia vita. Hanno un udito speciale, quello del cuore”. Racconta un aneddoto: “Chiedevo alla segretaria di ascoltare i colloqui da dietro la porta. ‘Poi dimmi cosa ne pensi’, le dicevo”. Da qui la frase che resterà: “Se rinasco, vorrei avere il cervello di una donna. Le donne hanno una marcia in più”. E poi ancora: “Le disgrazie arrivano da sole. La felicità invece bisogna cercarla: costa niente e vale tutto”. Ultimo di sei figli, rimasto presto senza padre, Rana dice di non essersi mai sentito solo: “Vado a Roma o a Napoli e qualcuno mi saluta: ‘Ciao Giovanni’”. La fede lo accompagna: “È rimasta come una compagna di lavoro”.

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