Volvo EX90, la Casa migliorerà il software del suo SUV: il nuovo processore
- Postato il 2 novembre 2025
- Smart Mobility
- Di Virgilio.it
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La EX90 nasceva con l’idea di mettere la sicurezza al centro, ma i primi mesi hanno mostrato quanto un’auto moderna sia, prima di tutto, un software che gira su ruote. Infotainment capriccioso, assistenze poco coerenti, qualche sensore che non comunicava come doveva: piccoli granelli che inceppano un meccanismo molto più grande. L’aggiornamento previsto dovrebbe migliorare di gran lunga le cose, perché dietro lo schermo e le funzioni c’è un computer che consente logiche più raffinate, più veloci, più prevedibili nella risposta. L’architettura elettrica più prestante aiuta sui tempi di ricarica, ma è il “cervello” a fare davvero la differenza, con margine per migliorare nel tempo grazie agli aggiornamenti via etere. È l’auto come piattaforma, non il contrario, e su EX90 questo si vede più nitidamente.
In casa Volvo l’annuncio parla chiaro: per la EX90 oltre a una nuova architettura da 800 volt per una ricarica migliorata è in arrivo un processore basato su Drive AGX Orin di Nvidia, con nuova ondata di funzioni di sicurezza e supporto alla guida che sfruttano meglio i dati dei sensori e le reti neurali a bordo. A contorno, compaiono funzioni utili nel quotidiano, come la gestione più intelligente delle manovre e interventi automatici pensati per i casi in cui chi guida non reagisce.
Volvo sta anche introducendo una serie di nuove funzionalità nell’EX90 incentrate sulla sicurezza. La principale è l’Emergency Stop Assist, che consente all’auto di arrestarsi in modo controllato nella propria corsia se il conducente non risponde a una serie di avvisi. Volvo prevede che questa funzione sia utile in situazioni in cui il conducente ha un’emergenza medica e non è più in grado di controllare il veicolo. È un messaggio semplice: più potenza di calcolo, più margine per algoritmi migliori, meno compromessi in scenari complessi. Questo, alla prova della strada, significa che l’assistente non “strappa”, riconosce prima, interpreta meglio, e lascia chi è al volante meno spiazzato dagli imprevisti.
Tra le novità spiccano anche interventi automatici mirati agli scenari meno favorevoli, come la sterzata d’emergenza in condizioni di scarsa visibilità, e parcheggi assistiti gestiti con più precisione. È un pacchetto che prova a rendere la vita a bordo meno stressante, con meno beep inutili e più intelligenza di contesto. E se oggi certe funzioni sembrano già mature, la vera partita si gioca sulla loro capacità di imparare sul campo, affinarsi, ridurre falsi allarmi e tagliare le incertezze nella gestione delle manovre.
Cosa significa davvero “più potenza di calcolo” per chi guida
Spesso quando si parla di processori e centraline si rischia di perdere il senso pratico. Quella potenza in più si traduce in margini operativi maggiori quando la scena cambia in fretta: un pedone che intravede un varco e attraversa, un mezzo pesante che copre i segnali, una curva in uscita di galleria con luce accecante. Se l’auto “capisce” prima, interviene con più sicurezza e delicatezza, lasciando una sensazione di naturalezza che placa l’ansia. È lì che si vede la differenza tra un ADAS che viene usato ogni giorno e uno che resta spento e si accende solo occasionalmente, magari funzionando non come ci si aspetta.
Nel lungo periodo, le piattaforme di calcolo diventano garanzia di evoluzione, e funzioni che oggi sono borderline domani rientreranno nel “normale”, grazie alle nuove tecnologie. È una corsa che non ha un traguardo definitivo, ma ha tappe misurabili: meno falsi allarmi, migliore centraggio, gestione più intelligente dei sorpassi, sensori più affidabili in caso di condizioni meteorologiche avverse e così via. L’EX90 aggiornata è un buon esempio di come un costruttore usi l’hardware per sbloccare software più maturo. Il tema della fiducia passa anche dal modo in cui l’auto comunica: una grafica di bordo che racconta cosa vede, quando intende intervenire e che margine chiede a chi guida
Dietro le quinte, il salto di calcolo apre una porta sul futuro: più banda tra sensori e centralina, più dati storicizzati, più spazio per modelli di percezione addestrati su casistiche che fino a ieri non entravano nel perimetro. È qui che in fattore acquisisce sempre più importanza, perché gli errori iniziali sono un ostacolo, è vero, ma l’aggiornamento ambisce a trasformarli in terreno di miglioramento concreto e misurabile.
Sensor fusion senza scorciatoie: come dialogano LiDAR, radar e camere
Approfondendo il discorso sensori, vale la pena sottolineare che la percezione dell’ambiente non è mai una cosa gestita da un solo sensore. Il sensore LiDAR “disegna” profondità e forma in modo fedele anche quando la luce ambientale non è ottimale, il radar misura distanze e velocità in maniera affidabile anche con pioggia e foschia, le videocamere individuano facilmente la segnaletica stradale e molto altro ancora. La vera innovazione sta nell’incastro: unire punti, onde e pixel in un unico contesto, riducendo errori di classificazione soggetti e incertezze sui bordi delle sagome degli oggetti in movimento, ecco dove decide davvero l’algoritmo. È qui che servono potenza di calcolo e modelli addestrati su scenari sia rari che quotidiani, perché un sacchetto spinto dal vento non è un bambino che attraversa la strada e un cono riflettente non è un ostacolo rigido, ma questo il computer di bordo deve capirlo subito e bene, in questi casi non c’è spazio per l’errore.
Nella pratica, la configurazione parte con una sincronizzazione temporale stretta, dove ogni “frame” sensoriale va allineato affinché LiDAR, radar e camere fotografino lo stesso istante, poi si passa al “tracking”: si assegna identità agli oggetti e li si segue frame dopo frame, stimandone traiettorie e intenzioni presumibili. Le reti neurali moderne accorciano la distanza tra dati grezzi e comprensione. È qui che Volvo EX90, spinto dall’hardware rinnovato, può limare i casi limite che spesso mandano in crisi gli ADAS meno maturi.

La qualità di una sensor fusion si misura nei momenti non ottimali, come in situazioni dove si è controluce, una pioggia sottile, nevicate importanti, riflessi notturni su asfalto bagnato e cose del genere. Se il sistema “scatta”, frena dove non deve o, peggio, non frena affatto, la fiducia del conducente verso il suo veicolo diminuisce o addirittura scompare del tutto, per questo conta che l’intervento d’emergenza non “discuta” con chi guida ma intervenga con precisione, è fondamentale anche la gestione della corsia che non “ondeggia”, l’ACC che non improvvisa accelerazioni quando chi precede rilascia l’acceleratore. L’integrazione corretta tra i tre sensori minimizza i falsi positivi, il vero tallone d’Achille della guida assistita.
Sul medio periodo, la traiettoria da seguire è chiara: più LiDAR a stato solido con risoluzione crescente, radar imaging capaci di “vedere” forme elementari, camere ad alta dinamica con algoritmi che digeriscono meglio gli abbagli e capiscono la segnaletica più sporca. A bordo, centraline meglio raffreddate e processori più veloci lasciano cammino libero ai modelli generativi di scena, che riempiono i buchi tra una misurazione e l’altra in modo plausibile. È un’altra maniera per dire che l’auto sta imparando a “immaginare” con responsabilità.
In fondo, la sensor fusion è anche un patto: non promette magie, ma robustezza. E quando la catena è solida, ogni nuova funzione si innesta con meno traumi. EX90, sotto questo profilo, non è un’eccezione, anzi un caso da seguire: quando il calcolo cresce, la percezione respira, e guidare diventa più lineare.