Voci di Gaza – “Non riesco a credere che dopo 15 mesi dormirò in un letto”. Indagine ong: “Israele ha sistematicamente bloccato aiuti”
- Postato il 29 gennaio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Decine di migliaia di palestinesi hanno iniziato a fare ritorno nel nord della Striscia di Gaza, dove sperano di ricongiungersi con i familiari e con quello che resta delle loro case. “Non riesco a credere che dopo 15 mesi in cui ho passato le notti sul pavimento tornerò a dormire nel mio letto, su un materasso” racconta in un audio Mohammad, un operatore Oxfam, sfollato anche lui al sud come la gran parte della popolazione della Striscia.
Secondo una nuova indagine condotta tra 35 organizzazioni umanitarie impegnate nella risposta umanitaria, tra cui Oxfam, Islamic Relief, Médecins du Monde, ActionAid e Norwegian Refugee Council, nell’ultimo anno Israele “ha sistematicamente limitato la fornitura e la distribuzione di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, nonostante il 26 gennaio 2024 la pronuncia della Corte Internazionale di Giustizia avesse richiesto di adottare tutte le misure necessarie a tutelare i diritti fondamentali dei civili”
Per l’89% delle organizzazioni intervistate, le azioni intraprese da Israele hanno reso più difficile l’ingresso aiuti, e per il 93% sono peggiorate le condizioni umanitarie delle persone a cui erano destinate forniture e servizi. Inoltre la totalità delle organizzazioni impegnate nel fare entrare aiuti a Gaza, tra quelle intervistate, hanno denunciato che le procedure adottate da Israele, si sono rivelate inefficaci, hanno sistematicamente ostacolato la risposta umanitaria o si sono dimostrate inadeguate a soddisfare le enormi necessità della popolazione. Il 95% delle agenzie hanno infatti subito costanti ritardi, in alcuni casi fino a oltre 2 mesi, per l’ingresso dei beni necessari alla popolazione intrappolata dentro la Striscia.
Dall’indagine emerge inoltre come sia stato impedito l’ingresso nella Striscia di materiali essenziali come teloni per affrontare il freddo dell’inverno, cucine mobili, kit per l’igiene, cibo e materiale educativo. Questo perché le forniture sono state catalogate da Israele come “a doppio uso”, ossia potenzialmente utilizzabili anche per scopi militari.
“L’attuale e consistente flusso di aiuti, che finalmente stanno entrando a Gaza, rende ancora più evidente quanto Israele abbia ostacolato la risposta umanitaria negli ultimi 15 mesi. – ha detto Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Non solo non è intervenuto per migliorare l’accesso umanitario della popolazione ma ha impedito l’ingresso di aiuti salvavita, in spregio al diritto internazionale e alla pronuncia della Corte. Per questo è fondamentale che durante la tregua in corso siano accertate le responsabilità per quanto avvenuto fino ad oggi. Scongiurando il rischio che si ripetano impunemente gli stessi errori e milioni di persone siano lasciate senza alcuna speranza”.
L’indagine tra le organizzazioni umanitarie, fa parte inoltre di una ricerca che fotografa l’effettivo accesso umanitario oggi a Gaza. I dati raccolti confermano non solo come Israele abbia ignorato le misure indicate dalla Corte Internazionale di Giustizia, ma come abbia impedito l’ingresso di beni essenziali quali cibo, acqua, carburante, riparo e servizi igienici a Gaza necessari a sostenere la popolazione. In altre parole come le politiche e le azioni del governo israeliano abbiano in definitiva smantellato il sistema di risposta umanitaria nella Striscia.
Questo racconto audio fa parte di ‘Voci di Gaza’, una serie di testimonianze degli operatori e dei manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha pubblicato regolarmente per tutti i mesi del conflitto, per avere un racconto in prima persona da parte dei civili nella Striscia. Sono loro infatti che hanno pagato, e stanno ancora pagando dopo la tregua, il prezzo più alto.
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