Vladimir Putin e i voli diretti con gli Usa: la mossa che spiega molte cose

  • Postato il 2 marzo 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Vladimir Putin e i voli diretti con gli Usa: la mossa che spiega molte cose

Ci sono due tipi di narrazione per spiegare le svolte filo-russe di Trump, culminate nello scontro con Zelensky. La prima, è che Trump sarebbe in realtà al servizio di Mosca, con varie formule. L'altra interpretazione è invece che Trump è proprio così, e se un giorno dice che Zelensky è un dittatore, il giorno dopo corregge, il giorno dopo ancora nega di averlo mai detto e il quarto giorno ci litiga in diretta, è per impulsi propri.

Se collegati a fatto umorale o a una personale strategia di negoziazione, è materia di riflessione ulteriore. Nel primo caso, comunque, al Cremlino non converrebbe dare l'impressione di questo collegamento. Nel secondo, anche Putin pur deliziato sarebbe preso alla sprovvista, e potrebbe semplicemente cercare di cogliere al volo le occasioni man mano che si presentano.

Il modo più ovvio per sfruttarle è quello propagandistico. Lo ha espresso nel suo solito stile estremo l'ex presidente Dmitry Medvedev. «Il maiale ingrato ha ricevuto un sonoro schiaffo dai padroni del porcile». Appena un minimo più soft la portavoce del ministero degli esteri Maria Zakharova: «Il modo in cui Trump e Vance si sono trattenuti e non hanno colpito questa faccia è un miracolo di resistenza». Ma è noto che per il Cremlino Medvedev e la Zakharova rappresentano non tanto il poliziotto buono accanto a quello cattivo, ma il poliziotto cafone. Quello più forbito è invece il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo cui la Russia vuole «costruire il dialogo, non solo con gli Usa, ma con tutti i paesi da una posizione di mutuo rispetto e mutuo beneficio».

 

Che qualcosa si stesse però muovendo si può intuire per il fatto che lo scontro Trump-Zelensky è avvenuto poco dopo l'annuncio da parte di Mosca dei risultati raggiunti in un incontro tra funzionari diplomatici russi e americani a Istanbul, convocato per avviare concretamente una ricostruzione dei rapporti bilaterali dopo la telefonata tra Trump e Putin e il primo faccia a faccia tra i ministri degli esteri a Riad. Mosca ha fatto sapere che gli Stati Uniti hanno concesso il gradimento al nuovo ambasciatore russo a Washington, Alexander Darchiev, dopo quattro mesi. Inoltre, i russi hanno chiesto la ripresa dei collegamenti aerei diretti tra i due Paesi.

Un altro segnale è che ieri Xi Jinping ha ricevuto a Pechino il segretario del consiglio di sicurezza nazionale russo, Serghei Shoigu, dicendo che i due Paesi sono «amici sinceri» e le due parti devono «portare avanti il nucleo dei legami Cina-Russia nella nuova era di buon vicinato e di amicizia permanenti». Shoigu, da parte sua, ha sottolineato che Mosca intende sviluppare ulteriormente gli accordi finora raggiunti con Pechino e ha aggiunto che la cooperazione russo-cinese «non è diretta contro altri paesi ed è un esempio di come dovrebbero essere le relazioni tra grandi potenze». Insomma, Mosca continua comunque a cautelarsi con lo sviluppare un asse con la Cina che potrebbe servire sia se Trump ci ripensa di nuovo, sia se invece si arriva addirittura a una nuova Yalta a tre.

 

All'Europa si rivolge l'intervista che l'ambasciatore russo in Italia Aleksej Paramonov ha rilasciato a Il Messaggero per chiederle di «ammettere gli errori» nei confronti della Russia, in modo da «procedere gradualmente». Ma in questo caso, non sarebbe comunque possibile ricostituire la precedente architettura delle relazioni Russia-Europa, e piuttosto si dovrebbe andare a un «partenariato più ampio e inclusivo che copra l'intera Eurasia». Lì «l'Europa avrebbe tutto il diritto di rivendicare lo status di uno dei poli di attrazione geopolitica; ma non più su una posizione di parità con Mosca. Se no, ci sarebbe «un'ulteriore escalation del conflitto ucraino», che porterebbe a «uno scontro diretto tra le truppe russe e quelle dei Paesi dell'Ue e della Nato».

Da Putin non è venuto nessun commento, però secondo l'analista britannico Rober Fox, editorialista di questioni militari sul britannico Evening Standard, «la strategia russa è chiara».
«Quello che Putin vuole è un cessate il fuoco da cui la Russia, nel Giorno della Vittoria, nella Piazza Rossa, dica “abbiamo vinto”. «Putin vuole dimostrare che ne è valsa la pena. Vuole assicurarsi che questa parte d'Europa rimanga parte della sfera russa». «I russi stanno lavorando per un grosso affare sui minerali e abbiamo sentito parlare di minerali in Ucraina, ma stanno cercando di fare una produzione congiunta con aziende americane in Russia e nell'Artico». Ma aggiunge che «entrambe le parti sono esauste» e «la Russia ha bisogno di una pausa delle operazioni».

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Libero Quotidiano

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