Viva l’Europa, che è ancora al fianco dell’Ucraina. E buon Natale

  • Postato il 24 dicembre 2025
  • Di Il Foglio
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Viva l’Europa, che è ancora al fianco dell’Ucraina. E buon Natale

Al direttore - In effetti, in un primo momento, la rinuncia a utilizzare gli asset russi per finanziare l’Ucraina era parsa una netta sconfitta, addirittura esiziale, per l’Unione europea. La Russia, al contrario, appariva come la vincitrice gongolante che si godeva la mancanza di coraggio europeo, mentre Trump sembrava colui che poteva puntare il dito e dire io ve l’avevo detto. Eppure, ora dopo ora, quel che pare rimanere dell’accordo non è la presunta resa dell’Ue, ma il colpo di reni che l’ha condotta a ricorrere al debito comune per garantire a Kyiv 90 miliardi di euro. In quanti allora avrebbero scommesso sulla possibilità che l’Ue potesse un giorno emettere debito comune per 90 miliardi a sostegno dell’Ucraina? Probabilmente nessuno. Eppure è quello che è accaduto. Le ragioni per criticare l’Ue restano, certo, e sicuramente l’accordo per utilizzare gli asset russi avrebbe rappresentato anche una vittoria “politica” agli occhi di Putin e di Trump. Il biasimo per quella che per molti è stata una mancanza d’audacia da parte dell’Europa a un passo dal precipizio, dunque, rimane comprensibile. Ma i libri di storia, con ogni probabilità, racconteranno la conclusione del vertice Ue come un momento spartiacque per il futuro dell’Europa stessa e dell’Ucraina.

Luca Rocca

 

L’Ue si appresta a votare il ventesimo pacchetto di sanzioni alla Russia, si avvia a rendere sempre più marginale la sua dipendenza dal gas russo, ha introdotto gli Eurobond per sostenere la resistenza dell’Ucraina, ha dato il via a prestiti agevolati per la difesa dei paesi membri, ha congelato i beni russi senza escludere di utilizzarli un giorno per pagare la ricostruzione dell’Ucraina, ha introdotto sistemi di difesa transnazionali con i quali ha gettato le prime basi per la Difesa europea. Si può fare di più. Ma tra il dire che serve ancora molto e dire che non si è fatto nulla la differenza c’è. Viva l’Europa. E buon Natale a tutti.

 

Al direttore - Vedere esponenti della maggioranza cantare su YouTube “vittoria” sull’emendamento al ddl Bilancio sulle riserve auree della Banca d’Italia evoca il proverbio romano: “Me ne ha date di bastonate, ma gliene ho cantate”. Le “bastonate” stanno nel testo della norma: richiamando il Trattato sul funzionamento dell’Ue, l’autonomia della Banca d’Italia nella detenzione e gestione delle riserve e la loro iscrizione nel suo bilancio, lascia tutto com’è da almeno un secolo (dal 1926, con l’unificazione degli Istituti di emissione). Già il Trattato basterebbe a chiudere la questione. Se poi si insiste a presentare come “vittoria” il riferimento al popolo, allora bisognerebbe dirlo per ogni presenza economica pubblica, a partire da Palazzo Chigi. Quanto all’idea che l’emendamento imponga alla Banca di “confrontarsi” col governo nella gestione delle riserve, è una lettura sbagliata: riserve e politica monetaria sono legate e rientrano nell’autonomia e indipendenza dell’Eurosistema. Negli anni Settanta, per un prestito con garanzia sulle riserve, il governo fu informato, ma termini, tecnicalità e garanzie furono valutati dalla Banca. Auguri di un sereno Natale.

Angelo De Mattia

 

 

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Il Foglio

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