Vittime di mafia, quel dolore che diventa memoria e impegno

  • Postato il 19 dicembre 2025
  • Notizie
  • Di Quotidiano del Sud
  • 2 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Vittime di mafia, quel dolore che diventa memoria e impegno

L’iniziativa de l’Altravoce Il Quotidiano per non dimenticare e fare memoria dei ragazzi per sempre, le giovani vittime della mafia che hanno perso la vita quando era nel pieno del suo fiorire


Il dolore può diventare impegno, solidarietà, dovere della memoria, riscatto e cambiamento. Ecco i fili che hanno riannodato il ricordo di Mario Dodaro, imprenditore ucciso dalla ‘ndrangheta 43 anni fa, nell’incontro di ieri nella sala degli Specchi della Provincia di Cosenza. Un ricordo organizzato dalla fondazione che porta il suo nome e da L’Altravoce-Il Quotidiano. Quel dolore lo conoscono bene i genitori di Stefano Piperno, una delle tante giovani vite spezzate dalla violenza criminale.

La mamma ha avuto ancora una volta la forza di raccontare fino in fondo: «Le ossa carbonizzate di mio figlio mi sono state restituite dopo». Una testimonianza forte e diretta davanti agli studenti del liceo classico Telesio e a quelli dello scientifico Pitagora. Con i due genitori era presente Koné, uno dei tanti ragazzi africani fuggiti dall’inferno libico in cerca di fortuna dall’altra parte del Mediterraneo. Lo hanno trovato in un Cas dove si recava spesso Stefano. Da allora si sono presi cura di questo ragazzo. È stato il loro modo per far rivivere quel figlio che gli è stato strappato troppo presto.

Il giorno che hanno ammazzato Stefano il papà ha provato a telefonargli. Quel cellulare squillava senza risposta. La stessa scena vissuta dalla signora Elsa, mamma di Francesco Vangeli. Anche lei ha cercato suo figlio ma lui non rispondeva. Ammazzato e scomparso. Come tanti, troppi. La signora Elsa ieri davanti agli studenti ha sottolineato: «Finché avremo vita e voce lo cercheremo». Il fratello di Francesco ha spiegato, invece, il senso del suo impegno politico per «cercare di cambiare la mentalità che c’è». Quello che fa Libera ogni giorno. Nelle parole del referente regionale dell’associazione fondata da Don Ciotti, Giuseppe Borrello, esce fuori il senso di un lavoro costante: «La memoria deve essere viva e scomoda per non lasciarci indifferenti. Non solo un’altra Calabria è possibile, ma un’altra Calabria è sempre esistita».

La troviamo nei volti di chi ogni giorno non molla di un centimetro. In giornalisti come Luciana De Luca, autrice del libro Diario della memoria e infaticabile custode e narratrice di queste storie di sofferenza. Luciana, cronista de L’Alravoce-Il Quotidiano è anche la presidente della Fondazione Mario Dodaro. È stata lei ieri a tessere questo racconto collettivo e polifonico.

Antonio D’Amore, referente provinciale di Libera a Napoli, ha spiegato il cammino di Iamm Ia (in Sicilia è Amunì); dialetti diversi ma identica voglia di lavorare coi giovani che hanno sbagliato, per dare a questi ragazzi una seconda possibilità. «Sospendere il giudizio, accogliere e dialogare» sono tre concetti universali che D’Amore ha spiegato ai liceali presenti. Anna Maria Verre, mediatrice penale minorile e scolastica, ha ricordato come «anche le situazioni più difficili possono trasformarsi in un futuro migliore».

Nello stesso panel ha preso la parola Riccardo Giacoia, caporedattore di TGR Calabria che ha lavorato anche per Rai Uno raccontando tanti casi di vittime innocenti delle mafie: «Un elenco spaventoso di 1101 persone uccise dal crimine organizzato, tantissime sono rimaste senza giustizia». Al punto che molti genitori o parenti di vittime di mafia spesso hanno perso la fiducia nello Stato.

Maria Gabriella Dodaro, magistrato contabile e figlia dell’imprenditore cosentino ucciso 43 anni fa, ha ricordato: «Come in tutti gli ambiti anche nella magistratura ci sono coloro che sbagliano; però esistono uomini bravi, che studiano. E poi sono presenti tre gradi di giudizio». Ma, come insegna l’incontro di ieri, – ha aggiunto la Dodaro – «cari ragazzi, il cambiamento di mentalità può fare la differenza» proprio per modificare in meglio lo stato delle cose. Un impegno che nella fatica costante di costruire un giornale diventa «una battaglia per tirare fuori un po’ più di verità da ciò che accade, da ciò che ci viene propinato», spiega Massimo Razzi, direttore di Altravoce-Il Quotidiano.

Il Quotidiano del Sud.
Vittime di mafia, quel dolore che diventa memoria e impegno

Autore
Quotidiano del Sud

Potrebbero anche piacerti