Vittima del franchismo porta il suo caso alla Corte Ue dei diritti: “La Spagna ci ha negato la giustizia”

  • Postato il 14 settembre 2025
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Dopo quasi cinquant’anni di silenzi giudiziari, le torture del franchismo approdano per la prima volta davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). A portarle a Strasburgo è Carles Vallejo, sindacalista catalano e presidente dell’Associazione degli ex prigionieri politici del franchismo, che accusa lo Stato spagnolo di aver insabbiato le violenze subite nel 1970.

Il ricorso segna un precedente: è il primo caso dopo la legge di Memoria Democratica del 2022, che obbliga a indagare i crimini contro l’umanità della dittatura e ne dichiara l’imprescrittibilità. “Vogliamo che la Spagna rispetti i suoi obblighi internazionali e metta fine all’impunità”, spiega Vallejo. “Non è una battaglia personale: oltre 5mila persone e 200 associazioni ci sostengono in questa campagna collettiva per la verità e la giustizia”.

Un ventenne torturato per quasi un mese – Vallejo fu arrestato dalla Brigada Político-Social a soli vent’anni, nel dicembre del 1970. Passò 21 giorni in isolamento nella questura di via Laietana a Barcellona, subendo torture fisiche e psicologiche per la sua attività sindacale. Infatti in quei tempi comunisti, anarchici e anche sindacalisti erano nel mirino della polizia politica spagnola, che impiegava ogni mezzo per difendere il regime.

La sua storia, come quella di molti altri, durante il periodo democratico è diventata nota. Ma nonostante i riconoscimenti ufficiali come vittima del regime, la sua querela è stata respinta da tutti i gradi di giudizio: Tribunale di Barcellona, Audiencia Provincial e infine il Tribunale Costituzionale. La motivazione è sempre la stessa: prescrizione dei reati e legge di amnistia del 1977.

Per Irídia – Centro di difesa dei Diritti Umani, entità catalana che sostiene la denuncia, questo è un tradimento della legge e delle convenzioni internazionali. “Il rifiuto di indagare viola gli articoli 3 e 13 della Convenzione europea dei diritti umani”, denuncia l’avvocata Sònia Olivella. “A Strasburgo chiediamo che lo Stato spagnolo venga condannato per aver negato giustizia alle vittime”.

In Spagna vivono ancora più di cento sopravvissuti alle torture franchiste. Molti attendono da decenni verità, giustizia e riparazione. La campagna che accompagna il ricorso – “Non è mai troppo tardi per fare giustizia, ma deve essere adesso” – ha raccolto 5.820 firme e 175 adesioni associative. L’esito della Corte di Strasburgo potrebbe aprire per la prima volta la strada a un processo giudiziario sui crimini della dittatura.

Il complesso percorso – Finora, le denunce per le violenze del franchismo e della transizione non hanno avuto seguito. Oltre un centinaio sono state archiviate senza processo. Non solo il caso di Vallejo, la cui indagine era stata sostenuta perfino dalla procura. Ma anche quella di Julio Pacheco, che accusava di torture quattro ex poliziotti tra cui il discusso commissario in pensione José Manuel Villarejo, chiusa poi nel 2024 per prescrizione. Intanto le associazioni memorialiste continuano a chiedere che la questura di via Laietana, epicentro della repressione franchista, venga trasformata in un centro di memoria e documentazione sulla tortura.

Un segnale nuovo è arrivato lo scorso anno: la Procura spagnola ha aperto per la prima volta un’inchiesta sulle torture della dittatura. Il caso riguarda le sorelle Blanca ed Eva Serra, militanti indipendentiste catalane arrestate più volte nel 1977, in piena transizione democratica, e sottoposte a violenze nelle carceri di Barcellona e Madrid. “È un atto di giustizia per le vittime, un passo necessario per porre fine all’impunità”, ha detto Blanca Serra. Secondo la Procura, la denuncia rientra nei criteri della Legge di Memoria Democratica: violazioni gravi dei diritti umani, commesse tra il golpe del 1936 e l’entrata in vigore della Costituzione nel 1978, in un contesto di repressione politica sistematica. È la prima volta che la magistratura spagnola apre indagini penali sulle torture franchiste.

La denuncia di Vallejo e quella delle sorelle Serra potrebbero segnare una svolta. Per le vittime ancora in vita, la decisione di Strasburgo rappresenta forse l’ultima possibilità di ottenere verità e giustizia. “Non si tratta di guardare al passato, ma di rispettare i diritti umani nel presente”, ricordano da Irídia. Se la Corte condannerà la Spagna, la giustizia internazionale avrà fatto ciò che per quasi cinquant’anni la giustizia nazionale ha evitato: indagare sui crimini del franchismo e restituire dignità alle sue vittime.

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Il Fatto Quotidiano

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