Virus Nipah, task force in India per contenerne il contagio. L’esperto: “È molto letale. Passa all’uomo attraverso la saliva contaminata dei pipistrelli della frutta”

  • Postato il 11 luglio 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un’attenzione globale si accende dopo il drammatico decesso di un’adolescente nello stato del Kerala, nel sud dell’India. Colpita da una forma acuta di encefalite, la giovane è risultata successivamente positiva al virus Nipah – un patogeno zoonotico trasmesso dai pipistrelli della frutta, noto per la sua elevata letalità (fino al 75%). Le autorità sanitarie locali hanno già confermato un secondo caso, mentre oltre 200 persone sono state messe sotto osservazione per il rischio di contagio. Il caso ha riacceso il dibattito internazionale sulla possibilità di una nuova minaccia pandemica.

Il virus Nipah, infatti, figura da anni nella lista dell’OMS tra gli agenti patogeni con “priorità assoluta” per lo sviluppo di contromisure, vista la mancanza di vaccini o terapie specifiche. Secondo quanto riferito dai funzionari sanitari del Kerala, l’adolescente deceduta avrebbe sviluppato rapidamente un’infiammazione cerebrale, condizione compatibile con le complicanze neurologiche note di questa infezione. Il secondo paziente, ora in cura, risulterebbe un contatto stretto.

Il contagio da Nipah avviene attraverso fluidi corporei, alimenti contaminati (come la frutta parzialmente mangiata dai pipistrelli) o in alcuni casi per via respiratoria. La sua trasmissione da uomo a uomo, benché meno efficiente rispetto ad altri virus respiratori come il SARS-CoV-2, è comunque documentata e rappresenta un fattore di rischio soprattutto in contesti ospedalieri o familiari.

Preoccupa la sua possibile evoluzione

Il governo indiano ha attivato una task force per contenere la diffusione del virus e monitorare l’area coinvolta. È la quinta volta dal 2001 che il Kerala registra focolai di Nipah. Ma questa volta, sottolineano gli esperti, l’attenzione è ancora più alta a causa della fragilità dei sistemi sanitari post-Covid e della crescente interazione tra attività umane e habitat naturali.

A preoccupare è anche la capacità mutagena del virus: come altri patogeni zoonotici, il Nipah potrebbe adattarsi sempre meglio alla trasmissione interumana. “Il rischio che questo virus possa causare un’epidemia su larga scala è concreto, se non si investe in ricerca e prevenzione”, ha dichiarato uno specialista citato dalle autorità sanitarie indiane.

Al momento, visto che non esistono vaccini approvati per uso umano, la comunità scientifica internazionale invita alla prudenza, senza allarmismi, ma con una chiara consapevolezza: la prevenzione delle pandemie passa anche dalla tutela della biodiversità e dal rispetto degli equilibri ecologici.

L’esperto: “Presenza del virus anche nei suini”

“Confermo che il virus Nipah è molto letale. Si stima infatti che possa provocare due terzi di decessi tra chi ne è contagiato. È presente nei pipistrelli della frutta e passa all’uomo attraverso la saliva contaminata degli animali che magari contaminano gli alimenti e le deiezioni degli stessi – spiega al FattoQuotidiano.it il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive dell’Università Cattolica e dell’Università Campus bio-medico e consulente per le malattie infettive dell’European Medicines Agency (EMA) -. Questo virus a Rna è stato identificato nel 1998 in Malesia e prende il nome dal villaggio dove è stato isolato. Inoltre, da un’attenta analisi dei casi prodotta dal 1998 al 2018 si stima ci siano stati alcune centinaia di casi. Un altro elemento importante da evidenziare è rappresentato dalla presenza del virus nei suini che, attraverso il contatto diretto con l’uomo, possono rappresentare un elemento di pericolosità. Inoltre, il consumo della linfa di palma da dattero è stato considerato un altro agente di trasmissione molto pericoloso, perché la linfa può essere contaminata dal virus sempre trasportato dai pipistrelli”.

Sintomi e diagnosi

“Dopo un periodo di incubazione, i sintomi sono rappresentati da difficoltà respiratoria e sintomi neurologici che possono portare fino al coma – sottolinea Cauda -. La diagnosi si esegue sulla base quindi dei sintomi e con la somministrazione di un tampone faringeo, le analisi del liquido cefalorachidiano su cui si fa una diagnosi di tipo molecolare. Inoltre si eseguono anche analisi delle urine e del sangue e, indirettamente, verificando la presenza degli anticorpi”.

Terapie

Siamo inoltre di fronte a una malattia virale per la quale non c’è una terapia specifica, ma solo una cura di supporto. Al momento non esistono vaccini approvati per uso umano, ma alcuni candidati sono in fase di sviluppo preclinico, anche grazie ai finanziamenti della Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI).

“Ma un importante elemento che ha consentito in questi anni di limitare la diffusione del virus – ci spiega Cauda – è stato l’isolamento dei casi sull’uomo, con la riduzione e prevenzione della trasmissione.

E proprio sul fronte della prevenzione, dal punto di vista generale, oltre a cercare di non contenere la popolazione dei pipistrelli da frutta – cosa evidentemente molto difficile da realizzare – “è necessario evitare che i cibi possano essere contaminati dalla saliva e dalle deiezioni di questi animali, mentre non esiste un vaccino, anche se ce n’è uno allo studio che potenzialmente potrebbe rivelarsi utile”, ricorda l’esperto.

Rischi di diffusione in Italia?

La gravità della malattia, per due terzi letale, la rende anche non particolarmente diffondibile e soprattutto ne consente la pronta individuazione. Tuttavia, per l’Europa e l’Italia, ci sono rischi di contagio? “È difficile dirlo. A mio giudizio parliamo di un rischio trascurabile – conclude Cauda -. Anche se siamo di fronte a un fenomeno che richiede attenzione e costante monitoraggio”.

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