Violenze in Cisgiordania, Rai Tre rinuncia a mandare in onda No Other Land il 7 ottobre: una “telefonata” ha consigliato il rinvio
- Postato il 26 settembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Prima l’annuncio, poi la telefonata politica, quindi il dietrofront. Si consuma un altro significativo episodio di censura negli spazi del servizio pubblico televisivo italiano. Rai Tre aveva programmato per il prossimo 7 ottobre la prima visione di No Other Land, il documentario vincitore dell’Oscar 2025, che racconta con eleganza e crudo realismo le storie di resistenza dei palestinesi di Masafer Yatta, in Cisgiordania, sotto le violenze dell’occupazione israeliana.
Il film, acclamato dalla critica internazionale per la sua capacità di restituire una narrazione plurale e umana su un dramma storico in atto – è l’altro versante della pulizia etnica del popolo palestinese oltre Gaza – era stato presentato come uno dei tasselli nella strategia della Rai di mandare in onda storie e documentari di forte valore civile e umano. La data scelta era chiaramente simbolica: il secondo anniversario dell’attacco di Hamas a Israele. La programmazione era stata sottoposta e approvata dagli uffici nelle varie riunioni di coordinamento e il palinsesto era stato presentato alla stampa mercoledì a Roma da Adriano De Maio, direttore degli uffici Cinema e Serie Tv.
Ma i passaggi e le decisioni editoriali sono stati cancellati da una telefonata: No Other Land non deve andare in onda il 7 ottobre. Il diktat è arrivato da un politico (non ancora identificato), secondo quanto riportano fonti di Viale Mazzini. Da quanto risulta, il direttore De Maio starebbe lavorando per “salvare” almeno la programmazione del film in un’altra data: è stato individuato il 21 ottobre, quando è prevista la trasmissione del film “innocuo” “Il Coraggio di Blanche”. La notizia, in ogni caso, ha generato rabbia e costernazione tra i dipendenti degli uffici Rai dedicati.
Il fiume di sangue in Cisgiordania ovviamente non si è arrestato dopo l’Oscar. Due settimane fa i coloni israeliani hanno investito Basel Adra, uno dei registi, e occupato la sua casa. Hamdan Ballal, un altro degli uomini dietro la cinepresa, a marzo era stato aggredito, picchiato e arrestato dall’esercito israeliano, poi rilasciato dopo alcuni giorni di prigionia. Uno degli attivisti protagonisti del documentario, Odeh Hadalin, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da un colono questa estate. In Italia intanto si “tratta” persino sulla trasmissione del film e si deve sperare in un compromesso: la messa in onda ritardata di due settimane, invece della cancellazione. Non una scelta editoriale, ma un’imposizione dall’alto.
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