Vignettisti arrestati in Turchia. Chi sono i “Predoni del Grande Oriente” che hanno attaccato la redazione a Istanbul
- Postato il 4 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Che il Sultano con il passare degli anni abbia aumentato gli sforzi per sequestrare le matite alla satira turca, è cosa nota. Del resto, se si è degli aspiranti dittatori o “dittatorelli”- come già 10 anni fa il presidente russo Vladimir Putin, che di dittature se ne intende, aveva apostrofato l’allora premier Recep Tayyip Erdogan dopo l’abbattimento di un caccia russo da parte dell’aviazione militare turca- qualsiasi riflessione della stampa satirica sul proprio operato non può che essere vista con sospetto e tacciata di lesa maestà in modo da avere una giustificazione per chiuderle la bocca .
Ciò che è accaduto questa settimana ne è un ennesimo esempio eclatante, subito condannato anche da Reporter Senza Frontiere (RSF), Cartooning for Peace e Cartoonists Rights che hanno denunciato le violenze e gli arresti ai danni della rivista satirica di opposizione LeMan a Istanbul. La redazione è stata attaccata con violenza da un nutrito gruppo di uomini in seguito alla pubblicazione di una caricatura presumibilmente raffigurante il Profeta Maometto che incontrando Mosè, lo saluta augurandogli la pace. Quattro membri dello staff della rivista, tra cui il vignettista autore dell’illustrazione in questione, sono stati arrestati, con un totale di sei mandati di arresto emessi. Le organizzazioni chiedono alle autorità di rilasciare i giornalisti e il vignettista e di garantire la sicurezza dell’intera redazione.
Si tratta di un nuovo attacco alla libertà di stampa in Turchia. Mentre il Paese si colloca al 159° posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa e i giornalisti subiscono regolarmente ostruzioni, la redazione della rivista satirica LeMan si trova da tre giorni dietro le sbarre. A seguito della pubblicazione della vignetta, il 1° luglio la procura di Istanbul ha aperto un’indagine giudiziaria contro diversi membri della redazione per “denigrazione dei valori religiosi”. Il vignettista Dogan Pehlivan, autore della vignetta in questione, identificato dalle iniziali D.P., il caporedattore Zafer Aknar, il grafico Cebrail Okcu e il direttore editoriale Ali Yavuz sono stati brutalmente arrestati lo stesso giorno. Anche Tuncay Akgün, co-fondatore ed ex caporedattore di LeMan, e Aslan Ozdemir, caporedattore, entrambi attualmente all’estero, sono presi di mira dal mandato di arresto.
Poche ore dopo, una dozzina di individui ha attaccato gli uffici dell’emittente, situati nel quartiere Beyoglu di Istanbul. Nel numero del 26 giugno, LeMan ha pubblicato una vignetta in cui un personaggio, assiso su macerie e circondato da esplosioni di bombe, dice: “Salam aleykoum, io sono Mohammed”, a un altro uomo che risponde: “Aleykoum salam, io sono Musa (Mosè)”. La procura ha deciso di sequestrare tutte le copie del numero contenente la vignetta incriminata. Il sito web di LeMan, nel frattempo, non è più accessibile. Il portavoce presidenziale Fahrettin Altun, il ministro degli Interni Ali Yerlikaya, il ministro della Giustizia Yilmaz Tunc e lo stesso presidente Tayyip Erdogan hanno successivamente denunciato la vignetta.
“Condanniamo fermamente questo attacco alla libertà di stampa. Nulla giustifica una tale violenza. Troviamo inoltre difficile comprendere il ritardo della polizia nel rispondere, nonostante sia stata schierata in forze negli ultimi giorni per reprimere le celebrazioni del Pride. Esortiamo le autorità del Paese a rilasciare i collaboratori della rivista. La sicurezza dei vignettisti deve ora essere la loro preoccupazione principale”, ha scritto Erol Önderoglu, rappresentante di RSF in Turchia.
“Come ultimo baluardo turco della satira, LeMan si trova più che mai ad affrontare un’inaccettabile escalation di repressione”, scrivono i membri di Cartooning for Peace, denunciando la sistematica strumentalizzazione politica delle vignette giornalistiche in Turchia. L’organizzazione è allarmata da questo attacco giudiziario a una rivista satirica emblematica del Paese e offre il proprio sostegno incondizionato al suo vignettista e ai membri della sua redazione, che devono essere rilasciati immediatamente. “Il vero significato e l’intento delle caricature del vignettista sono chiari. Gli eventi di Istanbul delle ultime 48 ore, tra cui la spaventosa dimostrazione di brutalità della polizia diffusa via social media ufficiali e i raduni vicino agli uffici di LeMan, si basano su una menzogna e vengono sfruttati da opportunisti politici per giustificare intimidazioni e repressione. Chiediamo il rilascio delle persone arrestate e la fine immediata di queste infondate azioni penali”, ha scritto Terry Anderson, direttore esecutivo di Cartoonists Rights.
Per il caporedattore di LeMan, Tuncay Akgün, in viaggio all’estero, “questo è un atto di annientamento estremamente scioccante”. Il team di LeMan confuta le accuse: “Il vignettista voleva mostrare la rettitudine del popolo musulmano oppresso raffigurando un musulmano ucciso da Israele; non ha mai avuto intenzione di sminuire i valori religiosi”. Dopo questo primo attacco agli uffici di LeMan, sono scoppiati scontri tra singoli cittadini e personale in un bar noto per essere frequentato dai redattori della rivista. La polizia ha quindi utilizzato proiettili di gomma e gas lacrimogeni per disperdere le 200-300 persone radunate nel vicolo, alcune delle quali hanno minacciato il personale e i loro uffici. Il presidente Erdogan ha promesso giustizia per una vignetta di LeMan che secondo il governo ha offeso il profeta Maometto.
Gli attacchi alla sede di LeMan sono stati condotti dal gruppo islamico radicale “Fronte Islamico dei Predoni del Grande Oriente”. Questo movimento trae ispirazione da Necip Fazıl Kısakürek, storico religioso e poeta turco, che sposò il nazionalismo assieme a un’interpretazione fortemente politica dell’Islam, schierato fermamente contro l’Occidente. Erdogan ha descritto Kısakürek come il proprio modello. Ciò che è accaduto in Turchia ha fatto tornare a galla i ricordi agghiaccianti dell’incendio doloso di un hotel che ospitava poeti, scrittori e altri importanti intellettuali della minoranza alevita ( alawita) turca, avvenuto il 2 luglio del 1993 a Sivas, città dell’Anatolia centrale. L’incendio fu appiccato da una folla di fanatici nazionalisti-islamici che urlavano. minacce di morte e slogan islamisti.
Circa 37 persone persero la vita nell’incendio e i vigili del fuoco arrivarono sul luogo con notevole ritardo. Tornando alla vignetta, il caporedattore della rivista, Tuncay Akgun, ha affermato che l’immagine è stata mal interpretata. “Questa vignetta non è in alcun modo una caricatura del profeta Maometto”, ha dichiarato all’agenzia France-Presse. “Più di 200 milioni di persone nel mondo islamico si chiamano Maometto”, ha sottolineato. [Non] ha nulla a che fare con il profeta Maometto. Non correremmo mai un rischio del genere“.
Fondata nel 1991, LeMan è famosa per la sua satira politica ed è da tempo nel mirino dei conservatori, soprattutto a seguito del suo sostegno a Charlie Hebdo, dopo che i suoi uffici parigini furono attaccati nel 2015.
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