Videosorveglianza sotto attacco: il business segreto dei filmati rubati
- Postato il 8 settembre 2025
- Di Panorama
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Decine di migliaia di video rubati da telecamere di videosorveglianza e venduti al miglior offerente. Sono le rivelazioni dell’inchiesta di “Quarta Repubblica“, il programma condotto da Nicola Porro che andrà in onda questa sera su Rete4. Insieme alla collaborazione di un team di informatici della società Yarix, la trasmissione ha smascherato un vero e proprio archivio segreto del web, dove si nascondono contenuti trafugati dalle case, dagli uffici e da luoghi privati di persone completamente ignare di essere spiate.
Un business milionario nell’ombra del web
L’inchiesta ha portato alla luce un mercato clandestino ben organizzato che commercializza la violazione della privacy attraverso un sistema sofisticato di tariffe, abbonamenti e persino lotterie. I criminali informatici hanno creato portali facilmente accessibili attraverso i comuni motori di ricerca, dove vengono raccolte migliaia di registrazioni audio-video, principalmente a sfondo pornografico, trafugate illecitamente da oltre 2000 videocamere di sorveglianza.
Il sistema prevede la visualizzazione gratuita di brevi estratti delle registrazioni, fungendo da “anteprima” per attirare potenziali acquirenti. Chi vuole accedere ai contenuti completi o ottenere il controllo diretto delle telecamere deve pagare cifre che variano da circa 20 a 575 dollari per singola camera. Il prezzo dipende dalla popolarità del contenuto e dal numero di visualizzazioni, con alcuni video che hanno superato le 20mila visualizzazioni.
Le vittime inconsapevoli
Le telecamere violate appartengono a una vasta gamma di luoghi privati e sensibili: abitazioni domestiche, studi medici, centri estetici, spogliatoi, stanze d’albergo e, nel caso più grave, persino camerette di bambini. Le vittime sono completamente inconsapevoli di essere spiate e di avere la loro intimità violata e commercializzata online.
Il team di esperti di cybersicurezza è riuscito a infiltrarsi nelle chat private degli amministratori dei siti, risalendo fino a quelli che sembrano essere gli archivi centrali dove vengono raccolti contenuti provenienti da tutto il mondo.
La portata internazionale del fenomeno è testimoniata dalla registrazione dei domini in paradisi fiscali come le Isole Tonga, nel Sud Pacifico, scelta strategica per garantire anonimato ai gestori e sfruttare legislazioni meno rigorose in materia di privacy.
L’organizzazione del crimine digitale
Il sistema di vendita è altamente organizzato e utilizza tecnologie avanzate. Tramite bot Telegram costruiti appositamente, gli utenti possono acquistare l’accesso a una o più videocamere. L’esplorazione dei contenuti avviene attraverso tag che permettono ricerche mirate, proprio come in un normale motore di ricerca, rendendo il sistema ancora più inquietante per la sua facilità d’uso.
Paradossalmente, alcuni siti si nascondono dietro dichiarazioni di intenti nobili, affermando nella sezione “About” che l’obiettivo sarebbe quello di “attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul problema della fuga di dati personali”. Una giustificazione che non regge di fronte alla realtà di un business che lucra sulla violazione dell’intimità altrui.
Le indagini in corso
La società Yarix ha prontamente segnalato la scoperta tramite il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica (Cosc) di Venezia alla Polizia Postale Veneto, con cui collabora dal 2016 attraverso un Protocollo d’Intesa.
Le indagini sono ora in corso per stabilire l’origine esatta di tutti i contenuti e verificare se si tratti interamente di video ottenuti da vittime inconsapevoli o se, accanto a materiale autentico, vi siano anche registrazioni con attori professionisti utilizzate per attirare più utenti e sottoscrizioni.