Viaggio nel cuore di Gerusalemme, mosaico di storia tra vicoli e fede
- Postato il 24 novembre 2025
- Estero
- Di Agi.it
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Viaggio nel cuore di Gerusalemme, mosaico di storia tra vicoli e fede
AGI - Varcare una delle porte della Città Vecchia di Gerusalemme è come entrare in un tempo sospeso ed essere immediatamente inghiottiti all'interno di un mosaico di storia, fede e tradizioni. Passo dopo passo, quel dedalo di vicoli che si intrecciano come vene, manifesta sentimenti e tradizioni differenti, dove sacro e profano mostrano al mondo di essere in grado di esistere contemporaneamente, tra sinagoghe, chiese, moschee e conventi.
Una volta entrati, la luce all'improvviso cambia, gli odori del pane caldo e dell'incenso si fanno sempre più forti. E camminando, circondati da mura consumate che sono realmente testimoni della storia millenaria, ci si accorge subito di un equilibrio, fragile, difficile da mantenere - a tratti effettivamente incomprensibile nel suo eterno scontro di culture e civiltà - ma tenace, in grado di rendere questo labirinto un punto di incontro tra identità e popoli differenti, non lasciando che a dominare sia la tensione politica e soprattutto quella religiosa.
Perché questo è davvero l’ombelico del mondo. E nella città più santa del pianeta, sacra per gli ebrei, per i mussulmani e per i cristiani, il multiculturalismo si respira e si esprime in tutti i suoi quattro quartieri — musulmano, cristiano, ebraico e armeno, quest’ultimo un’isola silenziosa, inaccessibile da qualche anno.
E nonostante tutto quello che accade intorno, qui dentro - in nemmeno un chilometro quadrato - convivono, tra mercati, bazar e cattedrali, infinite identità.
Arrivando nel quartiere ebraico, con i suoi scavi, la storia spunta dal sottosuolo, mentre percorrendo quello arabo, dove in quelle strade strette piene di botteghe che vendono di tutto, puoi comprare una maglietta dell’Idf o una bandiera di Israele, mentre Yusuf, il proprietario del negozio, ascolta il Corano. In quello cristiano, invece, fedeli e turisti li trovi in fila per il Santo Sepolcro, gestito congiuntamente da diverse confessioni cristiane, pronti a visitare e inginocchiarsi davanti il Monte Calvario, all’interno della basilica, luogo della crocifissione di Gesù Cristo.
Perché in questo luogo, ciascuna delle tre fedi ha il proprio punto fondamentale su cui poggia il loro credo: il Muro Occidentale per gli ebrei, dove il sole scende a picco, la cupola dorata della moschea d’Omar per i musulmani e appunto la Basilica del Santo Sepolcro per i cristiani.
E l’emblema di quel mosaico di storia e di fede, paradassolmente si nota in maniera ancora più forte, quando ci si appresta a uscire da quelle mura, dopo aver superato i varchi di uscita dal Muro Occidentale. Proprio lì, prima di arrivare alla Ma'ale HaShalom Street, la strada appena fuori la Città Vecchia, e che porta al Monte Sion, puoi incontrare famiglie di ebrei che festeggiano il Bar Mitzvah (o Bat Mitzvah per le bambine), sentire il rintocco delle campane delle chiese e nel frattempo udire il canto del muezzin. In quell'istante, si rivela perfettamente ciò che la Città Vecchia rappresenta. Simbolo, più di qualsiasi altro luogo, di separazione e di mescolanza: un ossimoro vivente in cui identità, fedi, culture e modi di vivere profondamente diversi tra di loro, convivono fianco a fianco, pur restando nettamente divise. Perché qui, dentro queste mura, la coesistenza è possibile, fragile, continuamente messa alla prova da tensioni politiche e storiche, e proprio per questo straordinariamente significativa.
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