Viaggi in auto con i bambini: l’importanza del seggiolino e come usarlo al meglio
- Postato il 25 giugno 2025
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- Di Virgilio.it
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L’estate, si sa, è sinonimo di partenze, lunghe strade, baule pieno e aria condizionata al massimo. C’è chi punta al mare, chi ripiega sulla montagna, chi semplicemente si sposta per raggiungere parenti lontani. In tutto questo movimento, spesso febbrile, c’è però una presenza silenziosa che fa la differenza: il seggiolino auto per i più piccoli. La prima cosa da considerare è che non si tratta solo di un accessorio, ma di un elemento il cui fattore sicurezza è indispensabile, dato che è proprio a quell’elemento che viene affidata la vita (senza esagerare) dei bambini. Eppure spesso, proprio nei periodi in cui si passa più tempo in macchina, si sottovaluta quanto il corretto utilizzo di un seggiolino possa cambiare radicalmente l’esito di un incidente. E la cosa che colpisce è che, pur riconoscendone l’importanza, in tanti non conoscono bene come si usa o quando va cambiato.
Per capire meglio l’importanza del seggiolino per auto, siamo andati al laboratorio interno di Artsana Group (la principale azienda italiana che compete a livello globale nel settore della genitorialità con il brand Chicco), centro di eccellenza unico in Italia al cui interno c’è l’unico simulatore di crash test per seggiolini auto presente in Italia. In quella sede ci hanno spiegato nel dettaglio come funziona il crash test e tutte le accortezze che si devono avere quando si installa un seggiolino auto non solo prima di partire per le vacanze estive, ma anche nei minimi spostamenti quotidiani.
L’omologazione: la carta d’identità del seggiolino
Il cuore della sicurezza stradale per i più piccoli parte da qui: l’omologazione del seggiolino. Non si tratta di un semplice bollino da esibire, ma di una vera e propria garanzia di affidabilità, dato che ogni seggiolino regolarmente omologato ha superato test rigorosi, verificati da autorità competenti, e porta con sé un’etichetta arancione che ne certifica le caratteristiche fondamentali. Dal settembre 2024, solo i modelli conformi alla normativa ECE R129 sono ammessi sul mercato, lasciando indietro la vecchia generazione R44.
Viaggio controvento, ma più sicuro
Trasportare un bambino in senso contrario di marcia non è un dettaglio tecnico, ma un’indispensabile scelta di buon senso. I numeri lo confermano: nei primi mesi di vita la testa del neonato pesa circa un quarto del corpo intero, contro appena il sei per cento in un adulto. In caso d’impatto frontale, il collo del piccolo — ancora in fase di sviluppo — non ha la forza per reggere l’effetto frusta del colpo. Ecco perché la normativa R129 impone questa posizione almeno fino ai 15 mesi. Questa non è solo una regola, è una protezione concreta nei momenti in cui il corpo è più fragile.
Cinque cose che non si possono dimenticare
- I seggiolini si scelgono in base all’altezza del bambino, non più al peso;
- Viaggiare in senso contrario almeno fino ai 15 mesi è obbligatorio;
- Oltre agli impatti frontali e posteriori, i nuovi seggiolini devono superare anche crash test laterali;
- Viene favorito l’uso del sistema ISOFIX, che riduce gli errori di installazione (anche se non è sempre obbligatorio);
- I nuovi manichini usati nei test, chiamati “serie Q”, simulano meglio la fisicità infantile, grazie a sensori che registrano ciò che accade durante gli urti.
La postura che protegge anche a motore spento
Anche quando l’auto è ferma, la sicurezza non va sottovalutata, infatti i più piccoli, soprattutto i neonati, tendono a inclinare il capo in avanti mentre dormono e questo può compromettere il funzionamento delle vie respiratorie, specie nei seggiolini troppo verticali. Per questo la possibilità di reclinare lo schienale è un dettaglio tutt’altro che estetico. Una buona postura prevede testa, collo e busto ben allineati, le gambe piegate e leggermente divaricate. Tutto deve contribuire a ridurre la fatica muscolare e prevenire il rischio di ipossia.
Il laboratorio che non si vede, ma che fa la differenza
Come abbiamo già detto, nella sede Artsana in Italia, c’è un laboratorio unico nel suo genere: una slitta per crash test che permette di simulare incidenti in ogni fase della progettazione. Non è una curiosità da mostrare nelle visite guidate, ma uno strumento il cui impiego è essenziale per la sicurezza reale, questo perché grazie a test ripetuti e metodologie sempre più severe, si producono seggiolini in grado di assorbire l’energia dell’impatto e disperderla lontano dal corpo del bambino. Non è solo una questione di materiali o tecnologie: è attenzione quotidiana ai dettagli che nessuno nota, finché qualcosa va storto, ed è proprio allora che tali attenzioni fanno la differenza.
Da un’indagine diffusa da Chicco, la quasi totalità degli intervistati ha dichiarato di ritenere fondamentale l’uso del seggiolino, anche per spostamenti brevi. E fin qui tutto bene, ma basta andare un po’ più a fondo per accorgersi che qualcosa non torna. La percentuale infatti, crolla quando si parla di normativa: altezza, età, peso e così via, questo perchè sono ancora molti a fare confusione. C’è chi crede che basti superare i dodici anni per smettere di usare il seggiolino, chi si affida al peso come unico criterio, peccato che la legge parli chiaro: sotto i 150 cm di altezza, il bambino va trasportato con un sistema omologato.

Immaginare di trattenere un bambino tra le braccia durante un impatto è un’illusione pericolosa, dato che anche a velocità contenute, le forze in gioco diventano ingestibili, per esempio a 56 km/h, un bimbo di 15 kg può sviluppare una forza pari a oltre 200 kg, in pratica, impossibile da fermare senza adeguati sistemi di trattenuta. I tragitti brevi, tra l’altro, sono spesso quelli più sottovalutati, questo perché ci si rilassa, si allenta l’attenzione, si rinuncia al seggiolino esclamando a se stessi “tanto è vicino”. Ed è proprio lì che si annidano i rischi più gravi. Perché gli incidenti non guardano la distanza.
Posizione centrale: la più sicura, ma poco usata
Un altro aspetto poco noto riguarda la posizione del seggiolino in auto. La maggioranza delle persone sceglie il sedile posteriore lato passeggero, ritenuto più sicuro, ma in realtà, la posizione centrale posteriore è la più protetta da eventuali urti laterali. Eppure solo una minima parte lo sa o lo mette in pratica. Un po’ per abitudine, un po’ per comodità (far salire il bambino dal lato marciapiede è decisamente più pratico), si finisce spesso col trascurare il dato oggettivo della sicurezza.

La quasi unanimità riconosce nel sistema Isofix una garanzia di stabilità, ed è vero, si tratta di un metodo che minimizza gli errori di montaggio e riduce di molto il rischio di movimenti indesiderati in caso di urto. Ma attenzione: anche Isofix non è eterno e dopo un incidente, anche se il seggiolino appare integro, non va più utilizzato, questo perché gli sforzi subiti potrebbero aver compromesso le strutture interne. È un po’ come con i caschi da moto: se hanno subito un impatto, il danno potrebbe essere invisibile ma comunque presente.
Una normativa che cambia pelle
Dal 2013 in poi, con l’introduzione della R129 (i-Size), il panorama è cambiato, niente più solo categorie basate sul peso: ora si guarda l’altezza, la posizione in auto e, soprattutto, si impone l’uso in senso contrario di marcia almeno fino ai 15 mesi. Non solo: la nuova omologazione introduce test di impatto laterale e l’uso di manichini avanzati nei crash test, per simulare con più precisione il corpo dei bambini. Insomma, si è fatto un bel salto avanti, ma se le famiglie non conoscono bene queste novità, il rischio è che restino sulla carta.
Cosa guardare quando si sceglie un seggiolino
Non è solo questione di omologazione. Il seggiolino giusto deve essere adatto all’altezza del bambino, facile da montare, con cinture regolabili e un sistema che consenta reclinazioni comode, ma non solo, deve anche andare bene per il tipo di auto. Oggi molti seggiolini sono modulari: accompagnano il bambino dalla nascita fino ai 12 anni, crescendo con lui, alcuni hanno basi rotanti, altri sistemi per facilitare l’allacciamento, ma è importante valutare anche questi aspetti pratici, perché un seggiolino comodo e ben progettato è più facile da usare ogni giorno.

Un buon seggiolino non deve solo proteggere in caso di incidente, ma deve anche garantire una postura corretta, una respirazione fluida, e (perché no) un po’ di comfort, soprattutto nei viaggi lunghi, questi elementi diventano fondamentali. Per questo si insiste sull’inclinazione dello schienale, sulla posizione della testa, sull’uso di tessuti traspiranti, questo perché anche l’occhio vuole la sua parte, certo, ma qui è più una questione di benessere che di estetica.
Non si dice spesso, ma un seggiolino auto non dura per sempre. I materiali con cui è fatto, l’esposizione alla luce solare, l’usura del tempo, tutto concorre a ridurre la sua efficacia. Alcuni produttori indicano una durata media, e anche se non è un obbligo di legge, è buona prassi rispettarla. Meglio quindi non affidarsi a seggiolini di seconda mano, specie se non si conosce la loro storia, la motivazione è data dal fatto che un piccolo difetto invisibile può diventare pericoloso nel momento peggiore.
Estetica e funzionalità: alleati, non nemici
Un buon seggiolino deve piacere anche alla vista, certo, ma non bisogna lasciarsi distrarre solo da colori o design particolarmente accattivanti, dato che il comfort, la sicurezza e la praticità devono sempre avere la precedenza, se poi tutto questo si unisce a un bel look, tanto meglio. L’importante è non lasciarsi guidare solo dal marketing, un seggiolino ben progettato è quello che accompagna il bambino nella crescita, senza perdere mai di vista ciò che davvero conta.