“Vi svelo il ‘postribolo’ del Parlamento”: il libro dell’ex deputato della Lega sui vizi e retroscena di Montecitorio
- Postato il 2 dicembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Se siete mai stati al pratone di Pontida nei giorni in cui è preso d’assalto dai vessilli col leone di Venezia e dalle spade levate al cielo di Alberto da Giussano, per ore in sottofondo, instancabile ma affaticata, al microfono avete senz’altro sentito la sua voce. Speaker per anni alla festa del Carroccio, ad annunciare il capo, Umberto Bossi, e poi Roberto Maroni e, infine, Matteo Salvini, finché il definito corso di respiro nazionale, lontano dalle origini, lo ha costretto lontano dal palco. Leghista della primissima ora, un passato da ultras della Dea, l’Atalanta, è politico di riferimento di Bergamo e della Bergamasca, dove il fondatore aveva individuato i fucili pronti a opporsi alla fu Roma ladrona. Dopo qualche annetto di silenzio ora Daniele Belotti è tornato, complice l’elezione nella segreteria regionale (perché sì, tocca rispolverare il passato per riportare al voto i disillusi). Ed è tornato, tra le altre cose, con un libro autoprodotto, dall’autoironico titolo L’onorevole mononeurico – e dall’accattivante sottotitolo Quello che nessuno ha mai rivelato sul “postribolo” di Montecitorio – che racconta la sua prima e fin qui unica esperienza da parlamentare della Repubblica.
Il volume di Belotti (che non vi consigliamo di leggere, così lui sarà contento, considerato il precedente del suo non-tanto-amico Roberto Vannacci) ha un pregio. E di questo Belotti è consapevole. Parla all’uomo da Bar Sport, incarnando Belotti le istanze e il carattere dello stesso: l’uomo medio, incazzato, con la Rosa in mano, la sigaretta nell’altra (forse), che tra un commento e l’altro sulla propria squadra del cuore tira fuori un apprezzamento sull’ultima showgirl che passa in quel momento alla tv. L’uomo che difficilmente trova spazio sui giornali, ma che vota (Belotti, tra gli altri). Presente il Pojana di Andrea Pennacchi? È qualcosa di simile, ma più godereccio e con meno ossessione per il lavoro.
L’esperienza di cui narra il politico bergamasco – con molta autoironia – è quella della legislatura 2018-2022, quella del Conte 1 e del Conte 2 (il racconto del libro termina prima della fine della legislatura). E tutto, letteralmente tutto, è filtrato attraverso gli occhi del pallone (da calcio), delle dimensioni del pene (dell’autore e dei colleghi parlamentari) e della vulva (il cui centro, in Transatlantico, stando al racconto di Belotti, è il divanetto di Vittorio Sgarbi). E così nei primissimi capitoli l’ingresso nell’Aula di Montecitorio è paragonato all’ingresso nello stadio, i banchi dei parlamentari sono gli anelli degli impianti. C’è il tifo e ci sono gli insulti. Tanto che lo stesso Belotti si renderà protagonista di una (sfiorata) rissa, rimasta memorabile, con annessa rottura di una sedia e scontro col fisicamente titanico Emanuele Fiano del Pd.
L’esponente della Lega, definendo il Parlamento un “postribolo politico” ed elencando le specie che lo abitano (l’onorevole paguro, il crostone, lo sfigato, il chihuahua, il criceto “e altre sottocaste”), si rivolge agli “istituzionalisti, radical chic, politicamente corretti e acculturati vari: non prendetevela con il barbaro e non scandalizzatevi per il linguaggio” perché “ci sono ancora grezzi e rozzi uomini che abitano i Bar Sport di provincia parlando di f… e pallone“. Di Montecitorio descrive il clima “da funerale”, quando dopo il voto non si riesce a formare il governo e i parlamentari temono così follemente il ritorno alle urne (e, dunque, di perdere il posto) che in massa, pur di ammortizzare i costi dell’assicurazione obbligatoria, hanno prenotato i nuovi “impianti di onorevoli dentiere“. E poi lo straniamento quando a prendere la parola in Aula, per la Lega, sono Sasso da Bari, Cantalamessa da Napoli, Furgiuele da Lamezia Terme e così via. Quando tocca a quest’ultimo e “nel solenne Emiciclo risuona un vago accento calabro maghrebino, il gallico viene portato in infermeria causa mancamento“. E ancora: le tresche tra parlamentari di diversi partiti, la tensione per l’aumento dei prezzi alla buvette, il ritorno del centrodestra unito dopo la fine del Conte 1. Ma come non manca di sottolineare il nostro eroe: “Meglio, in Forza Italia c’è più f… che nei 5 stelle”. Bar Sport, Belotti. Un bel bagno di realtà.
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