Vi spiego l’agenda globale del governo Meloni. Checchia legge il G20

  • Postato il 22 novembre 2024
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  • Di Formiche
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Il governo Meloni sta attuando un’agenda globale basata sugli interessi che l’Italia deve tutelare a 360 gradi. Commenta così la partecipazione del premier al G20 brasiliano Gabriele Checchia, già ambasciatore in Libano, presso la Nato e presso le Organizzazioni Internazionali (Ocse, Esa, Aie) che partendo dall’evento di Rio fa una panoramica analitica sull’azione internazionale dell’esecutivo, a cavallo di progetti strategici come Piano Mattei, Gpac, G7 e Casa Bianca. “Rio e il taglio dato alla presidenza italiana del G7 confermano una decisa scelta italiana della presidente di relazioni multilaterali”.

Con quali certezze Giorgia Meloni torna dal G20 di Rio de Janeiro?

Almeno tre. La prima è che l’Italia ha recuperato un posto di tutto rispetto nelle dinamiche internazionali. A riprova di questo vorrei segnalare, oltre agli importanti interventi che la presidente Meloni ha tenuto al vertice G20, gli incontri bilaterali tenuti nell’occasione: da quello col primo ministro giapponese e britannico (tra l’altro Regno Unito Giappone sono partner nel dell’Italia nel progetto di aereo militare di sesta generazione) a quello con l’indiano Narendra Modi, a quello con il presidente della Banca mondiale che Meloni ha incontrato affiancata dal ministro Giorgetti. Si tratta di un meeting rilevante perché ha consentito al nostro presidente del Consiglio di confermare che l’Italia accrescerà il proprio contributo al rifinanziamento triennale dell’International Development Association (Ida), anche per permettere che quest’ultimo organismo, che destina il 75% delle proprie risorse all’Africa, rafforzi il proprio sostegno ai progetti realizzati nel quadro del Piano Mattei. Quindi questo accresciuto finanziamento italiano alle attività dell’International Development Association tornerà utile anche per la realizzazione di nostri progetti. E poi non voglio dimenticare l’incontro con il primo ministro indiano, il quinto faccia a faccia in due anni per far avanzare il Piano di azione strategico Italia-India 25-29 nei più diversi settori, dal commercio agli investimenti, dallo spazio alle tecnologie di punta. Aggiungo, sotto questo profilo, che la credibilità internazionale ottenuta dal premier era tutt’altro che scontata all’inizio del mandato.

A cosa si riferisce?

Non dimentichiamo che il governo di centrodestra che attualmente guida il nostro Paese era stato accolto nei circoli internazionali con un diffuso scetticismo, se non con pregiudizi negativi, e questi direi sono stati ampiamente superati in questi due anni di gestione della cosa pubblica. In secondo luogo ritengo che la presidente Meloni abbia potuto maturare la certezza legata al fatto che il multilateralismo su certi dossier è una scelta obbligata. Una constatazione nei fatti a carico di un primo ministro che molti sulla stampa italiana e non solo, non sempre in buona fede, considerano sovranista, nazionalista e chiuso alla collaborazione internazionale. Mi pare invece sia vero il contrario. Rio e il taglio dato alla presidenza italiana del G7 confermano una decisa scelta italiana della presidente Meloni in favore del multilateralismo, senza rinunziare ovviamente alla difesa degli interessi nazionali sul piano bilaterale, quando questo è necessario e opportuno. La terza certezza che credo lei abbia maturato è che l’Italia ormai si sta muovendo con una logica di grande potenza. Mi è piaciuta un’osservazione fatta su Formiche.net dal professor Pelanda a proposito dell’approccio italiano.

La cornice del G7 a guida italiana quale contributo ha dato ai singoli dossier e al ruolo del governo stesso?

Ha dato un plus di scelte corrette. Quando l’Italia ha assunto la presidenza abbiamo puntato su temi come quelli della sicurezza alimentare e della energia pulita, soprattutto per l’Africa, che poi si sono rivelati portatori di buoni risultati. Noi sappiamo quanto conti il buon rapporto col Sud globale. Quindi questa sinergia nei fatti, confermata a Rio dalla buona interazione che vi è stata tra Giorgia Meloni e il presidente Lula, mi sembra che contribuisca a rafforzarci anche come presidenza del G7, che è stata una presidenza ben attenta a quelle che sono le vere emergenze internazionali. Del resto la stessa Giorgia Meloni ne ha parlato con legittima soddisfazione quando ha sottolineato che il G20 di Rio consente di proseguire nel percorso di avvicinamento agli obiettivi dell’Agenda G20. Ma non è tutto, perché citerei in ambito G7 l’Energy for Africa e l’Apulia Food System Initiative, lanciato durante il Vertice di Borgo Egnazia e che si pone l’obiettivo di rafforzare la produzione agricola nel continente africano. E sappiamo quanto l’energia pesi ormai negli equilibri globali.

Sud America, Indo Pacifico e Africa sono tre aree che si sommano al cono di interesse “atlantico” italiano e che prima di Meloni premier non erano state adeguatamente curate: quale il vantaggio per l’Italia?

Direi che il vantaggio per l’Italia è di essersi data finalmente con questo governo e con questo presidente del Consiglio un’agenda globale all’altezza delle sfide in cui siamo e soprattutto basata su una forte consapevolezza della interconnessione tra i dossier. Quando si parla di Pacifico torno al buon rapporto che Giorgia Meloni ha saputo stabilire con una figura di assoluta importanza come appunto il primo ministro indiano, col quale sono stati avviate discussioni di rilievo sul famoso progetto Indo Mediterranean Economic Corridor, che dovrebbe in prospettiva collegare l’India al Mediterraneo, passando, speriamo anche per Israele, se giungerà a conclusione la crisi di Gaza. Aggiungo che al contempo non abbiamo ovviamente sottratto attenzione alla Cina in un quadro di condivisione delle preoccupazioni per l’assertività e l’aggressività cinese in certi casi con i partner internazionali e prova di questa nostra sensibilità per una gestione corretta equilibrata non antagonistica è data dalle visite in successione compiute in quel grande importante Paese nelle scorse settimane dalla presidente Meloni e dal Presidente Mattarella. Una grande sensibilità per l’Indo Pacifico che trova conferma, come ho già detto, anche in collaborazioni di altissima tecnologia con il Giappone e nell’invio di alcune nostre unità della Marina Militare, esercitazioni con i nostri partner dell’area. Non solo Brasile, cito l’Argentina Paese che ci può offrire grandi possibilità di sviluppo congiunto in settori fondamentali per le nostre numerosissime imprese che operano in quel Paese. Con Milei direi che i punti di contatto sono tanti, oltre allo scontato comun denominatore del cosiddetto sovranismo, cioè sia la Meloni che il presidente Milei sono forti difensori della identità nazionale, hanno una comune avversione per la cultura woke e per tutto quello che disgrega gli assetti su cui si è basata la nostra società. Infine il Piano Mattei che sta poco a poco prendendo corpo con progetti mirati, che mi pare siano sempre più seriamente presi in considerazione dai nostri partner internazionali.

Perché, come osservato dal Wall Street Journal, Meloni può essere ponte fra l’amministrazione Trump e la nuova Commissione europea?

Perché certamente ci sono delle affinità, se vogliamo dire ideologiche, basate su una comune diffusa preoccupazione per il fenomeno di una immigrazione non controllata, sul rifiuto di una cultura che è distruttrice dei valori occidentali e del rafforzamento di valori occidentali tradizionali che dovranno poi portarci fuori dalle secche di questo momento difficile. Quindi sicuramente questo darà alla nostra presidente del Consiglio, anche per la stabilità intrinseca del suo governo rispetto al momento difficile che stanno attraversando Francia e Germania, una robusta voce in capitolo e sono sicuro che il Presidente Trump e la sua amministrazione faranno tesoro delle indicazioni che potranno venire dall’Italia. Il governo Meloni sta attuando un’agenda globale basata sugli interessi che l’Italia deve tutelare a 360 gradi.

Autore
Formiche

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