“Vi abbiamo appesi dai piedi già una volta”, la minaccia del consigliere Pd alla collega di Fratelli d’Italia

  • Postato il 18 settembre 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Il consiglio comunale di Genova del 17 settembre si è trasformato in un ring politico. La miccia è stata accesa dall’iniziativa dei membri del centrodestra, che hanno osservato un minuto di silenzio non autorizzato in memoria di Charlie Kirk, influencer e attivista repubblicano. La presidente del consiglio comunale ha chiarito: “La capigruppo democraticamente ha deciso di non concederlo”, ma i consiglieri di minoranza hanno comunque portato avanti il gesto, mostrando cartelli con la scritta “Prove me wrong”, in linea con lo stile comunicativo di Kirk.

La tensione è salita quando Alessandra Bianchi, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha lanciato una provocazione ricordando che l’assassino di Kirk aveva inciso sui proiettili una frase: “Preoccupatevi di quello che c’era scritto”. Per la destra si trattava di un richiamo a mondi vicini all’antifascismo, mentre per la maggioranza il riferimento era più ambiguo e legato a citazioni del mondo nerd e videoludico.

È in quel momento che il consigliere Pd Claudio Chiarotti ha perso le staffe e, rivolgendosi a Bianchi, ha urlato: “Non dire cazzate, vi abbiamo già appesi per i piedi una volta”. La frase ha scatenato un putiferio in aula, con grida e proteste che hanno costretto la presidenza a sospendere temporaneamente la seduta. L’ex candidato sindaco Pietro Piciocchi ha subito chiesto le dimissioni del consigliere dem, giudicando le parole gravissime.

Scuse e prese di distanza

Alla ripresa dei lavori, Alessandra Bianchi ha chiesto una presa di posizione netta sia alla presidenza del consiglio comunale sia alla sindaca Silvia Salis. Quest’ultima non ha esitato a condannare l’episodio: “Ha sbagliato, ha detto una cosa grave”. Una presa di distanza chiara, volta a evitare ulteriori tensioni politiche e istituzionali.

Chiarotti, dal canto suo, ha riconosciuto di aver superato i limiti: “Sono andato sopra le righe, chiedo scusa”. Ha aggiunto che la sua uscita non era diretta a nessuno dei presenti in aula, ma rappresentava uno sfogo privo di filtro. Al tempo stesso, ha ribadito la sua identità politica: “La mia affermazione non era riferita a qualcuno in quest’aula, non ho avuto il filtro di fermarmi. Ma rivendico il mio essere antifascista e non penso che qui dentro ci siano dei fascisti”.

L’episodio ha comunque lasciato strascichi, alimentando la contrapposizione tra maggioranza e opposizione e ponendo al centro del dibattito cittadino i limiti del linguaggio politico.

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Blitz

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