Verso la manovra – Congelare l’aumento dell’età pensionabile costa troppo: l’ipotesi che non valga per tutti
- Postato il 6 ottobre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il governo si prepara a congelare l’aumento automatico di tre mesi dell’età pensionabile previsto nel 2027, ma la misura potrebbe non essere per tutti. Mentre prende forma la prossima manovra finanziaria, i tecnici del ministero dell’Economia lavorano per contenere l’impatto sui conti pubblici della promessa arrivata dal sottosegretario al ministero del Lavoro Claudio Durigon e dallo stesso titolare del Mef Giancarlo Giorgetti. L’ipotesi principale prevede che lo stop all’innalzamento dell’età pensionabile scatti soltanto per chi nel 2027 avrà già compiuto 64 anni. Chi sarà più giovane, anche se con un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi, dovrebbe comunque attendere i tre mesi aggiuntivi prima di andare in pensione. Durigon però tiene il punto e rifiuta le ipotesi selettive.
Di certo quella soluzione, come riferito dal Messaggero domenica, permetterebbe di ridurre drasticamente i costi rispetto ai 3 miliardi all’anno necessari per un congelamento totale. Il taglio della platea dei beneficiari sarebbe consistente. Sul tavolo c’è anche un’ipotesi alternativa proposta dalla Ragioneria generale dello Stato: far scattare comunque almeno un mese di aumento dell’età pensionabile nel 2027, eventualmente attraverso l’introduzione di una finestra mobile, cioè il periodo che intercorre tra la maturazione del diritto alla pensione e l’effettivo pensionamento. Critiche le opposizioni: il Movimento 5 Stelle domenica ha parlato di “un pacco per gli italiani”, ricordando che le promesse elettorali riguardavano l’abolizione della Legge Fornero, non un suo peggioramento. Sulla stessa linea Avs che ha accusato il governo Meloni di aver “millantato per mesi, promesso, illuso, ma alla fine si presenta davanti al Paese a mani vuote”.
La Ragioneria ha peraltro sollevato un’altra questione rilevante: i coefficienti di trasformazione, cioè i moltiplicatori utilizzati per calcolare l’importo della pensione in base ai contributi versati, che rappresentano un secondo meccanismo di stabilizzazione che serve a controbilanciare l’aumento dell’aspettativa di vita. Secondo le stime, se l’adeguamento all’aspettativa di vita venisse cancellato senza intervenire sui coefficienti, le pensioni si ridurrebbero di circa il 9%.
Il secondo cantiere aperto riguarda la riduzione dell’Irpef, attraverso l’abbassamento dell’aliquota dal 35% al 33% per i redditi tra 28mila e 50mila euro. Per il meccanismo a scaglioni che caratterizza l’imposta, tutti i contribuenti con redditi superiori a questa soglia beneficeranno di un alleggerimento di 440 euro annui: poco più di 36 euro al mese. Il governo sta quindi studiando come evitare che il beneficio fiscale, oneroso per le casse dello Stato, arrivi anche a chi guadagna 150-200mila euro all’anno
Il cantiere è in movimento. In settimana sono previste le audizioni di Istat, Bankitalia, Ufficio parlamentare di bilancio e Corte dei Conti sulle stime del Documento programmatico di finanza pubblica. Mercoledì il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti farà il punto davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, per poi partire per il Lussemburgo dove incontrerà i colleghi europei per l’Eurogruppo e l’Ecofin. Venerdì è atteso anche l’aggiornamento del rating da parte di Standard & Poor’s sull’Italia. Seguirà la settimana del varo del nuovo documento da inviare a Bruxelles, la partecipazione di Giorgetti alle sessioni del Fondo Monetario a Washington e infine, il 20 ottobre, l’approvazione della manovra.
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