Verso Italia – Cile, il capitano dei Condores Saavedra: “Giocare questo incontro è un privilegio e una responsabilità”

  • Postato il 3 novembre 2025
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Condores Saavedra

Genova. Alla vigilia del test match di Genova tra Italia e Cile, il capitano dei Cóndores Clemente Saavedra racconta aspettative, emozioni e prospettive della squadra sudamericana, attesa per una sfida inedita, la prima nella storia delle due nazionali.

L’incontro, in programma venerdì 22 novembre alle 21.10 allo stadio Ferraris di Genova, con biglietti disponibili su federugby.ticketone.it, concluderà le Quilter Nations Series dell’Italia, che prima della sfida ai sudamericani affronterà Australia e Sudafrica, rispettivamente l’8 novembre a Udine e il 15 novembre a Torino.

Quanto entusiasmo c’è all’idea di giocare in Italia e, più in generale, di tornare in Europa per i test match di novembre?
“Da quando ci siamo qualificati per la nostra prima Coppa del Mondo, il nostro obiettivo è sempre stato quello di misurarci con squadre di Tier 1. Abbiamo già affrontato la Scozia due volte e volevamo continuare su quella strada, perché sappiamo che questo tipo di esperienza ci renderà una squadra migliore in vista del prossimo Mondiale. Dopo la vittoria contro Samoa non avevamo altre partite in programma per i test di novembre, e il fatto che l’Italia ci abbia voluti affrontare lo abbiamo vissuto come un privilegio, ma anche come una responsabilità. Se vogliamo giocare sempre più spesso a questo livello, dobbiamo dimostrare di meritarlo offrendo una grande prestazione”.

– La doppia qualificazione consecutiva alla Coppa del Mondo è il segno della crescita del rugby cileno?
“Sì, assolutamente. È il risultato visibile di un processo molto più ampio — direi la punta dell’iceberg. Dietro ci sono tanti altri progressi che non si vedono a prima vista: oggi in Cile abbiamo quattro accademie federali, distribuite tra nord, sud, centro e ovest del Paese. Anche il numero dei giocatori è cresciuto moltissimo: non ho la cifra esatta, ma credo che siamo passati da circa 20.000 a 40.000 tesserati. Questi risultati sportivi hanno generato molti altri effetti positivi: uno degli obiettivi di questa squadra è cambiare per sempre il modo di vivere il rugby in Cile”.

– Un cambiamento che si riflette anche nel pubblico: in Francia, per la Coppa del Mondo 2023 avete portato un seguito molto caloroso, che è entrato subito nelle grazie degli appassionati di rugby di tutto il mondo.
“Quando abbiamo iniziato questo percorso, nel 2019, alla nostra prima partita c’erano appena 300 spettatori, di cui 200 erano familiari. Oggi giochiamo davanti a 20.000 persone contro Samoa, 25.000 contro la Scozia e oltre 30.000 al Mondiale in Francia. La crescita è stata esponenziale, e ne siamo felicissimi. Sono certo che anche a Genova ci saranno molti bambini, tanti amici e familiari: non è solo una crescita cilena, ma una crescita internazionale della comunità cilena”.

– Il presidente cileno Boric ha regalato al Papa una maglia della nazionale di rugby: come avete accolto questo gesto?
“Siamo stati davvero felici. In questo momento il Cile non ha molte squadre sportive che stiano vivendo un buon periodo: il calcio non va bene, basket e hockey su prato non si sono qualificati ai Mondiali. Noi abbiamo un’opportunità unica e dobbiamo sfruttarla al meglio. Il fatto che il presidente abbia donato una nostra maglia al Papa è un segnale forte: significa che anche lui crede in questo progetto, e questo ci motiva ancora di più a continuare a lavorare bene”.

– A Genova vi aspetta una grande comunità sudamericana pronta ad accogliervi: che messaggio vuoi mandare ai tifosi?
“Sappiamo che in Sud America la passione per il rugby è enorme. Quando giochiamo tra di noi c’è sempre grande rivalità, ma quando andiamo fuori dal continente rappresentiamo tutti il Sud America. Voglio ringraziare tutti quelli che verranno a sostenerci. Ci sentiamo parte di un percorso comune: vogliamo che il Cile faccia bene, ma anche che Uruguay, Argentina — e perché no, presto anche il Brasile — continuino a crescere e a qualificarsi per i Mondiali”.

– Che tipo di partita ti aspetti contro l’Italia?
“Conosciamo bene Quesada, perché ha allenato i Jaguares e ha fatto ottime stagioni allo Stade Français. Da quando è arrivato in Italia, si vede chiaramente come la squadra sia cambiata: giocano in modo molto veloce e hanno molte opzioni in attacco, soprattutto nel gioco al largo. Sarà quindi una partita rapida, e il breakdown sarà cruciale, perché è lì che nasce la velocità del gioco. Inoltre, sappiamo che l’Italia può contare su molti giocatori che militano nel Top 14, nelle Zebre e nel Benetton: sono atleti molto fisici, e le fasi statiche — mischia e touche — saranno decisive”.

– Se dovessi descrivere il Cile con un solo aggettivo, quale sarebbe?
“Determinato. Siamo una squadra molto determinata, che punta sulle cose semplici — ma fatte bene. Abbiamo una buona mischia, una buona touche, linee di corsa efficaci. Costruiamo il nostro gioco partendo da questi elementi essenziali”.

– Guardando al futuro: quanto può crescere il Cile nei prossimi anni, a livello internazionale?
“Dipende molto da partite come questa. Il nostro progresso è legato anche alla struttura professionale della federazione, ma credo che, se continueremo a lavorare come stiamo facendo, potremo ottenere grandi risultati. Uno dei nostri obiettivi è vincere una partita ai Mondiali in Australia — e, perché no, provare a superare la fase a gironi”.

Autore
Genova24

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