“Verità e giustizia per Mamadou”: manifestazione a Caserta per il 35enne morto in carcere 24 ore dopo l’arresto

  • Postato il 29 settembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Verità e giustizia per Sylla Mamadou Khadialy“. È quello che chiedono la Cgil di Caserta e i centri sociali di Je so’ pazzo e dell’ex Canapificio della città campana, che hanno organizzato per martedì 30 settembre alle 17.30 un presidio pubblico a Caserta per il 35enne senegalese morto in carcere dopo 24 ore dal suo arresto. Le associazioni organizzano un concentramento in piazza Dante per poi spostarsi alla piazza della Prefettura della città.

Khadialy era stato fermato alla stazione di Caserta in stato confusionale. Avrebbe prima aggredito una persona, colpendola con un pugno e sottraendogli il cellulare, per poi assalire un’anziana. Tre agenti della polizia ferroviaria sono intervenuti per bloccarlo e stando alla ricostruzione hanno subito delle lesioni. L’uomo è stato portato all’ospedale di Caserta per essere curato, quindi alla Polfer dove è stato arrestato, per rapina, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. E’ stato trasferito, poi, al carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove è deceduto in cella.

“Scendiamo in piazza per Sylla, fratello, compagno di lotte, sarto eccellente, accompagnatore del Piedibus di Caserta, morto venerdì 26 settembre 2025 nel Carcere di Santa Maria Capua Vetere a poche ore dal suo arrivo lì – scrivono in una nota gli organizzatori della manifestazione -. Sylla aveva bisogno di cure, non di essere sedato fino alla morte. Non si può morire così, nei luoghi che dovrebbero tutelare le persone dove invece si trova opacità e disumanizzazione. Basta morti di Stato, basta razzismo”, conclude il comunicato.

Mamadou lavorava come sarto per un’azienda di Castelnuovo di Napoli ed era fidanzato con una ragazza italiana. Sul caso era intervenuta anche Mimma D’Amico, responsabile del Centro sociale che aveva assistito l’uomo nel 2018 e ancora lo seguiva nel suo percorso professionale. “Sylla, che era fidanzato con un ragazza italiana, ora sotto choc, aveva fatto un percorso bellissimo perché dopo essere stato in accoglienza, aveva iniziato a lavorare come sarto presso l’azienda di Casalnuovo di Napoli. Siamo distrutti, vogliamo la verità, capire cosa è successo in appena 24 ore”.

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Il Fatto Quotidiano

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