“Vergogna e disgusto per l’esclusione della premeditazione”, la sorella di Giulia Tramontano dopo la sentenza Impagnatiello

  • Postato il 25 giugno 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’esclusione dell’aggravante della premeditazione da parte dei giudici della Corte d’assise d’appello di Milano per Alessandro Impagnatiello condannato comunque all’ergastolo con il riconoscimento delle altre aggravanti contestate: crudeltà e vincolo con la vittima, indigna la sorella di Giulia Tramontano. “Vergogna. La chiamano Legge, ma si legge disgusto. L’ha avvelenata per sei mesi. Ha cercato su Internet ‘quanto veleno serve per uccidere una donna poi l’ha uccisa. Per lo Stato, supremo legislatore, non è premeditazione. Vergogna a una legge che chiude gli occhi davanti alla verità e uccide due volte” scrive Chiara Tramontano. La sorella della vittima, uccisa con 37 coltellate quando era incinta del piccolo Thiago, si scaglia anche contro l’imputato che durante l’udienza è rimasto seduto in prima fila accanto alla sua avvocata, a pochi passi di distanza dai genitori della giovane uccisa il 27 maggio 207 a Senago. “E smettetela di portare gli assassini ai banchi. Sono assassini. Vanno in cella. Nessuno li vuole liberi, inquinano” scrive su Instagram.

Non si tratta di vittoria o sconfitta perché penso che questo processo sia una sconfitta generale. Ma il fatto che la Corte abbia ascoltato in parte le mie ragioni mi rende soddisfatta” commenta l’avvocata Giulia Geradini, legale di Impagnatiello. “Sono curiosa di leggere le motivazioni”, ha aggiunto dicendo che poi valuterà il ricorso in Cassazione. Restano invece le aggravanti legate alla convivenza con la vittima e la crudeltà “in quanto Giulia, durante l’aggressione, avrebbe avuto il tempo”, secondo i giudici, “di rendersi conto che stava perdendo figlio” che portava in grembo. Quanto all’accesso alla giustizia riparativa, per il legale, i giudici decideranno con una provvedimento separato e, qualora Impagnatiello venisse ammesso, “ci vorrà del tempo, molti mesi prima che inizi il suo percorso”, ha chiarito. Il programma correrà parallelo al procedimento penale e potrà avere ripercussione nell’iter di esecuzione della pena.

I giudice dell’appello sembrano, con la loro decisione, avere concluso che on le somministrazioni del veleno per topi a Giulia Tramontano, voleva procurare alla compagna un aborto ma non ucciderla. Le motivazioni dettagliate della sentenza si conosceranno entro il 15 settembre 2025, ma dal dispositivo emerge che i giudici di secondo grado hanno ribaltato la prima sentenza secondo cui l’ex barman avrebbe iniziato a coltivare l’idea di commettere l’omicidio, poi avvenuto il 27 maggio 2023, già il 12 dicembre 2022 appena scoperta la gravidanza della compagna.

Un “proposito criminoso” nato con le “prime navigazioni esplorative sul web” alla ricerca del topicida da acquistare e che “non ha più abbandonato” per “quasi 6 mesi” quando “è passato alle vie di fatto”. Secondo la prima sentenza aveva “escogitato stratagemmi per narcotizzarla, acquistando a marzo la bottiglia di cloroformio ed informandosi a maggio su altre possibili sedativi” e lo ha fatto con “cautela e prudenza, in modo subdolo e nascosto” come l’acquisto avvenuto “sotto falso nome” fino “alla ricerca sul web di come procurarsi del valium senza ricetta” nella consapevolezza che Tramontano, in stato di gravidanza, veniva sottoposta agli esami di routine. La sentenza aveva ritenuto “irrilevante” che le concentrazioni di veleno trovate fossero troppo lievi per provocare “la morte”. L’avvocata Giulia Geradini ha invece contestato questa impostazione. Per lei proprio le 15 ricerche effettuate sul web in 6 mesi con le stringhe “veleno per topi” associata alla parola “gravidanza” o “aborto” dimostrano come non intendesse uccidere la donna sin dall’inizio, ma sbarazzarsi del figlio che non voleva.

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