Verde o blu: voi che colore vedete?

  • Postato il 9 ottobre 2024
  • Di Focus.it
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Forse i più giovani non lo ricorderanno, ma sette anni fa, per qualche settimana, tutti gli utenti web si domandarono di che colore fosse un determinato vestito: alcuni lo vedevano bianco a strisce dorate, altri blu con strisce nere. Oggi la questione si ripresenta sotto una nuova veste grazie all'intuizione di un neuroscienziato che, partendo da una discussione con sua moglie, ha creato un test virale sulla percezione dei colori. Il test, ospitato sul sito ismy.blue, ha già coinvolto milioni di persone, che si sono interrogate su come vedono il confine tra il verde e il blu.. Differenze percettive. Tutto è iniziato con una discussione tra il Dr. Patrick Mineault e sua moglie, oftalmologa. Lui sosteneva che una coperta fosse indiscutibilmente verde, mentre lei era convinta che fosse blu. Da questa divergenza percettiva è nato il test, un esperimento online che invita gli utenti a decidere dove si trova la linea di confine tra verde e blu in una serie di sfumature. La prova non solo acquisisce le risposte individuali, ma le confronta con quelle di altri partecipanti, rivelando quanto possa variare la percezione dei colori tra le persone. La chiave sta nel fatto che l'interpretazione degli stessi dipende dalle cellule retiniche chiamate coni, ma anche dai processi cognitivi e dall'esperienza personale che ognuno di noi porta con sé.. La scienza del colore. Le differenze nella rilevazione cromatica non sono dunque solo biologiche, ma anche culturali. Mentre il daltonismo è una condizione fisiologica che altera la visione dei colori e che colpisce soprattutto gli uomini, la lingua e la cultura giocano un ruolo importante nella nostra capacità di distinguere e nominarne le tonalità. Se avete fatto studi di linguistica o, più banalmente, se vi è capitato di vedere il film Arrival (2016, Denis Villeneuve), potreste aver già sentito parlare dell'ipotesi di Sapir-Whorf (o "ipotesi della relatività linguistica"). Questa teoria sostiene che la lingua possa influenzare la percezione del mondo, compresi i colori. Un esempio è il greco antico, che non aveva una parola specifica per il blu, mentre il russo distingue tra blu chiaro e scuro. Interessante è anche il caso degli Inuit, che utilizzano diverse parole per descrivere la neve, evidenziando come la lingua possa influire anche sulla categorizzazione sensoriale degli elementi naturali. Tuttavia, studi recenti indicano che una maggiore varietà di termini per definire i colori potrebbe facilitare il loro ricordo, ma non necessariamente cambiarne la percezione.. Influenze hi-tech. Anche la tecnologia influisce sul modo in cui interpretiamo la scala cromatica. Infatti, il test ismy.blue ha evidenziato come il dispositivo utilizzato, le impostazioni dello schermo e persino l'illuminazione dell'ambiente possano alterare la nostra percezione. Per esempio, la modalità notturna di molti smartphone rende i toni più caldi, il che può far apparire un blu più verde del solito. Inoltre, variazioni di luminosità e contrasto, o differenze nel software utilizzato per visualizzare le immagini, possono modificare anch'esse la percezione dei colori, come avviene spesso nelle fotografie viste su social network. L'esperimento è comunque un valido esempio di "citizen science", e cioè di una scienza partecipativa che rende le persone protagoniste nella scoperta dei meccanismi percettivi. Anche se i risultati non sono scientificamente rigorosi, stimolano infatti la curiosità e la riflessione su come ognuno di noi vede il mondo in un modo unico..
Autore
Focus.it

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