Ventimila bombe sotto i mari: la nuova guerra invisibile

  • Postato il 13 settembre 2025
  • Di Panorama
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Pochi giorni fa una missione della Nato nel mare di Barents (la parte del mar Glaciale artico a Nord della Norvegia e della Russia) ha subìto una svolta inaspettata. La più grande portaerei del mondo, l’americana Gerald R. Ford, si trovava lì in missione operativa scortata da due navi da guerra norvegesi, mentre il centro operativo dell’Alleanza teneva d’occhio via satellite le basi russe della penisola di Kola, a qualche decina di chilometri, dove stazionano i sottomarini di classe Yasen e Yasen-M, i più silenziosi e difficili da scovare tra i mezzi navali di Mosca, in grado di lanciare missili subsonici e ipersonici. A un certo punto le nuvole hanno negato l’osservazione dallo spazio e, quando il cielo è tornato sgombro, dei sommergibili Severodvinsk, Kazan e Arkhangelsk non vi era più traccia. Nella convinzione che potessero essere sulla scia della portaerei, la Nato ha lanciato dalla base aerea britannica di Lossiemouth, da quella norvegese di Evenes e perfino dalle basi in Islanda e Sicilia una ricerca senza precedenti con 27 aerei P-8 A Poseidon dotati di boe sonar e sensori avanzati.

Non è dato sapere se alla fine quegli aerei siano riusciti a localizzare i mezzi russi, ma questa storia già racconta altro: quanto, in un mondo dove nulla sfugge a ogni genere di controllo, i sottomarini stiano diventando le macchine da guerra più invisibili e temibili. Che siano spinti dall’energia nucleare o mossi da motori diesel-elettrici a propulsione indipendente dall’aria (Aip) o che si tratti di veicoli sottomarini autonomi (Auv), ovvero dei droni guidati dall’Intelligenza artificiale, l’evoluzione della tecnologia subacquea sta plasmando le priorità della ricerca globale e le strategie geopolitiche.

I sommergibili sono l’arma segreta che potrebbe fare la differenza nell’eventualità di un conflitto e, anche in assenza di situazioni di guerra guerreggiata, già rompono gli equilibri – come si è visto nel caso del giallo nei mari artici. E non è un caso se, a fine agosto, Russia e Cina abbiano condotto la prima, storica perlustrazione congiunta subacquea nel Pacifico. Di più: esercitazioni navali in tandem con il rilevamento coordinato e la distruzione simulata di sottomarini “nemici” utilizzando aerei cinesi Y-8 e russi Il-38. Degno di nota che si siano spinti verso l’Artico conducendo manovre tattiche specifiche, navigando dal Mar del Giappone verso i mari dei Ciukci e di Bering, punti di accesso chiave al Passaggio a Nord-Ovest e alla Rotta del Mare del Nord.

Alessio Patalano, professore ordinario di studi strategici al King’s College di Londra e collaboratore dell’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica internazionale) spiega: «Dalla Seconda guerra mondiale il Pacifico occidentale è stato un teatro di guerra prevalentemente marittimo in cui i sommergibili hanno svolto un ruolo cruciale. La configurazione geografica ricca di colli di bottiglia, stretti e isole si presta all’utilizzo di mezzi subacquei per colpire furtivamente navi da guerra e mercantili. Le esercitazioni congiunte Russia-Cina non solo confermano il ruolo chiave dei sommergibili nel Pacifico ma mostrano anche che la Russia sta di fatto offrendo al suo maggiore alleato la possibilità di estendere il suo “spazio di manovra” molto più a Nord, fino all’Artico. Non è un caso che le due potenze stiano investendo in maniera considerevole sia in capacità convenzionali sottomarine sia nucleari».

Anche perché il controllo delle profondità blu riguarda la protezione di asset strategici. «Lo sviluppo delle tecnologie di difesa e sorveglianza subacquea è divenuto fondamentale per tutti i Paesi che devono ampliare e proteggere le infrastrutture sui fondali, dai cavi elettrici alle pipeline».

D’altro canto è stato lo stesso presidente russo Vladimir Putin a enunciarlo, a fine luglio, in un incontro a Severodvinsk, regione settentrionale di Arkhangelsk: «Le forze sottomarine svolgono un ruolo cruciale nel garantire la sovranità e la sicurezza della Russia, proteggendone gli interessi e dando un contributo significativo alla stabilità regionale e globale», ha riportato il giornale Moscow Times. Mentre, fronte cinese, il presidente Xi Jinping ha incaricato l’esercito di sviluppare «nuove capacità di combattimento di qualità» alludendo, come spiegato dal quotidiano South China Morning Post, alla necessità di una spinta strategica verso navi e sottomarini senza pilota.

Sono questi, secondo molti analisti, la vera novità: i droni subacquei, progettati per ricognizione, sorveglianza, rilevamento mine e guerra antisommergibile. Dotati di sensori avanzati e Intelligenza artificiale, possono operare in ambienti difficili, fornendo dati sensibili in tempo reale e riducendo i rischi per gli umani. Si è arrivati a svilupparne di grandissimi: durante la recente parata per gli 80 anni dalla vittoria sul Giappone, Pechino ha fatto sfilare la sua versione, il misterioso AJX002, una sorta di siluro lungo 18 metri, probabilmente affidato all’Intelligenza artificiale. Mentre è noto che la Marina degli Stati Uniti sta sperimentando la sua classe di droni autonomi denominata Orca.

Ma sono diversi i Paesi che lavorano in questa direzione. Magari non in chiave offensiva, ma non è escluso che in futuro si rendano note la caratteristiche di enormi droni sottomarini “ospitanti” decine di piccoli droni per missioni a “sciame”, come già gli ingegneri militari pensano per le incursioni aeree.

Anche i sottomarini tradizionali si evolvono: invisibilità, silenziosità, versatilità, autonomia… È su queste caratteristiche che si gioca la battaglia navale del futuro. Sia per i mezzi costruiti a scopo di deterrenza (con testate nucleari) sia per quelli progettati per la guerra convenzionale, come la caccia a navi e sommergibili nemici, sorveglianza e intelligence.

Il generale Fernando Aguirre Pastor, della Marina spagnola, ha spiegato su Defence24 che «i sottomarini stanno acquisendo la capacità di operare senza essere individuati attraverso la  riduzione delle tracce acustiche elettromagnetiche e visive. Tecnologie come l’Aip riducono significativamente la dipendenza del sottomarino dall’atmosfera e la necessità di interruzioni per ricaricare le batterie. Inoltre, questi mezzi stanno divenendo versatili, cioè capaci di adattarsi alla temperatura dell’acqua di mare, il grado di salinità e il profilo del fondale». Meno rumore delle macchine e dell’elica significa minore facilità di essere captati dai sonar passivi del nemico, e trascurabile vibrazione dello scafo e scia di bolle si traduce in una probabilità più bassa di essere rilevati da sensori avanzati. Siccome il sottomarino che “sente” prima l’altro, senza essere sentito, ha la possibilità di attaccare per primo, questa caratteristica è cruciale.

È una vera e propria frenesia globale, quella di armare la flotta subacquea. Nella guerra convenzionale, la Marina degli Stati Uniti si prepara a un salto di qualità per fronteggiare Cina e Russia. I nuovi sommergibili, denominati SSN(X), sono progettati per essere i più silenziosi mai costruiti. Avranno velocità superiori ai 30 nodi, potranno lanciare, recuperare e gestire contemporaneamente diversi droni sottomarini, trasportare più armi e trascorrere maggiore tempo sott’acqua rispetto alla media attuale, risolvendo problemi logistici di manutenzione e approvvigionamento. Saranno pronti nel 2040, ma già nel 2031 gli Stati Uniti dispiegheranno i sottomarini della classe Columbia SSBN: come i predecessori potranno trasportare testate nucleari, ma saranno più silenziosi, autonomi e veloci.

Lato russo, quel che sappiamo l’ha rivelato ai primi di agosto l’intelligence ucraina, che ha svelato i documenti tecnici di un nuovo sottomarino di classe Borei-A (Progetto 955A) a propulsione nucleare, inaugurato da Putin alcuni giorni prima. Per essere più silenziosi e meno intercettabili, questi sommergibili  dotati di 16 missili balistici ciascuno con 6-10 testate nucleari, avranno uno scafo riprogettato con idrodinamica più fluida, rivestimenti acustici e un sistema di propulsione a pompa-getto, nonché un reattore nucleare che consentirà circa 90 giorni di immersione senza riemergere. Stando a quanto riferisce The Moscow Times, la Marina russa riceverà altri quattro sottomarini classe Borei-A nei prossimi anni.

Una seria valutazione delle forze navali era d’altro canto necessaria. «I russi hanno subìto una serie di colpi devastanti nel mar Nero a opera dei droni marini ucraini. Stanno ricostruendo la propria flotta sulla base di questa esperienza, puntando su imbarcazioni e sottomarini senza pilota» rivela Lee Willet, autorevole analista inglese specializzato nella guerra subacquea. «A maggio hanno annunciato la formazione del primo reggimento che integra droni navali e sottomarini (Uuv) e a luglio il comandante del Collegio marittimo russo, Nikolai Patrushev, ha annunciato piani per un’ulteriore integrazione, questa volta con le navi e gli aerei. Quando ciò avverrà, vorrà dire che una nuova era della guerra in mare è cominciata. Europa e Ucraina farebbero bene a non sottostimare la Russia sulla sua capacità di combattere in acqua».

Dalla sua la Cina sta rapidamente recuperando terreno sui rivali americani grazie al sommergibile SSBN Tipo 096. E ciò non tanto per la maggiore silenziosità ma soprattutto per la gittata di più di 10 mila chilometri che le consentirà di colpire gli Stati Uniti dalle sue coste. Si può ben dire che con questo nuovo progetto la Cina diventerà un attore nucleare globale. L’Europa certo non sta a guardare, ma sta investendo pesantemente in nuove piattaforme per potenziare la propria difesa navale. I sommergibili d’attacco nucleari classe Barracuda, tra cui il Tourville (S637), recentemente entrato in servizio, stanno potenziando le capacità della Francia che, secondo Le Monde, ha ceduto quattro sottomarini ai Paesi Bassi, per un valore di circa 5 miliardi di euro. Se il Regno Unito prevede di costruire fino a 12 nuovi sottomarini d’attacco a propulsione nucleare nell’ambito di una più ampia strategia di difesa, la Marina italiana, che gestisce attualmente quattro sottomarini classe Todaro U212A, ha lanciato il programma U212 Near Future Submarine nel 2021, gestito da Fincantieri, Leonardo e altre aziende. I primi due sottomarini sono già in costruzione a Muggiano (La Spezia). L’obiettivo è raggiungere, con una flotta mista di sottomarini con equipaggio e veicoli subacquei autonomi, che lavorano in tandem, tecnologia più avanzata e maggiore durata operativa. I miglioramenti tecnologici consistono, tra le altre cose, nella propulsione indipendente dall’aria (Aip), in rivestimenti fonoassorbenti avanzati e nella minore traccia elettromagnetica, tutte caratteristiche che consentono di essere meno “visibili”.

Oltre ai sottomarini con equipaggio, l’Italia sta investendo in sistemi subacquei senza pilota: gli SDO-SuRS di Fincantieri, in grado di svolgere sia ruoli di soccorso che di sorveglianza. Questa integrazione di sommergibili e droni garantirà l’adattabilità alle nuove minacce, dalla presenza russa nel Mediterraneo alla protezione delle infrastrutture critiche dei fondali marini. Si tratta dunque di un programma che si concentra sui sommergibili per la guerra convenzionale e non su quelli per la deterrenza. E che dunque consentirà all’Italia di avere un peso maggiore nel Mediterraneo, diventandone, forse, la prima potenza marina. Obiettivo perfettamente raggiungibile data l’esperienza in ambito Nato del nostro Paese.

Autore
Panorama

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