Varazze: “Che la mia fine sia un racconto”, ecco l’ultimo libro di Giorgia Würth
- Postato il 13 novembre 2024
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- Di Il Vostro Giornale
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Varazze. “Se dovessi morire, che la mia fine sia un racconto”. Prende spunto proprio dalla frase finale della poesia di Refaat Alareer, ultima poesia prima di essere ucciso a Gaza lo scorso dicembre insieme a sette membri della sua famiglia, il titolo dell’ultimo romanzo di Giorgia Würth il cui messaggio è soprattutto quello di non rimanere indifferenti di fronte alla violenza dell’impatto sulla vita di milioni di persone del terribile conflitto israelo-palestinese, ma non solo: anche quello di rompere il silenzio per fare terminare questo dramma.
“Sogniamo una Palestina libera, intanto la Palestina ha liberato noi”. Dal 7 ottobre 2023, per molti la vita è segnata da ciò che succede a Gaza.
“Non chiudiamo gli occhi di fronte a tanto dolore”, sottolinea l’attrice varazzina che propone una lettura interessante fatta di testimonianze e profonde riflessioni. Sono voci diverse tra loro che parlano dell’esperienza del popolo palestinese per fare riflettere e ragionare su noi stessi. Dal 7 ottobre 2023, per molti di noi la vita non è più la stessa.
“Questo libro è un diario collettivo che intreccia voci diverse, tra cui quelle di Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni, Martina Marchiò, infermiera appena tornata da Gaza, Alberto Mascena, psicologo sociale che si occupa di traumi di guerra e Alaa Ahmed, poeta residente nella Striscia di Gaza, per raccontare non solo la tragedia di un popolo in lotta per la sopravvivenza, ma anche il risveglio delle nostre coscienze. Il libro – come si legge nella prefazione – cristallizza le emozioni di un momento storico che verrà studiato come uno dei più bui della nostra storia recente”.
“Attraverso testimonianze personali e interviste con esperti, il testo esplora il dolore che affligge chi, colpito dalla sindrome dello spettatore impotente, osserva l’orrore da lontano. Descrive come le maschere siano cadute, spingendo molti a rivoluzionare la propria vita, le relazioni e il lavoro. Denuncia il fallimento del femminismo occidentale nel rispondere all’oppressione delle donne palestinesi e le ritorsioni subite da chi osa parlare di Gaza. Esamina come la scuola italiana si sia posta di fronte a una tragedia di tale portata, mette in luce il duplice ruolo dei social media, sia come potente strumento di mobilitazione e aggiornamento, sia come fonte di alienazione attraverso lo scrolling compulsivo, e analizza la religione come mezzo di sopravvivenza”.
La presentazione del volume venerdì 15 novembre all’hotel Palace alle 18.