Valdegamberi: in Veneto nel sociale nuove idee per formazione, anziani e dipendenze

  • Postato il 4 novembre 2025
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  • Di Libero Quotidiano
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Valdegamberi: in Veneto nel sociale nuove idee per formazione, anziani e dipendenze

Stefano Valdegamberi, é consigliere regionale del Veneto, veronese e appartenente all’antica comunità cimbra, è infatti uno dei pochi a parlare ancora questa lingua affascinante e ad aver scritto della proprie tradizioni e dell’origine del linguaggio in senso universale. É un veterano con una grande esperienza politica, consigliere regionale dal 2005, ha già ricoperto la carica di Assessore regionale al personale e al patrimonio, enti locali e comunità montane e, dal 2006, ha assunto anche la delega alle politiche sociali fino al 2010. Oggi si candida nuovamente in Consiglio e ha incassato già da mesi il sostegno del Generale Roberto Vannacci, europarlamentare e vicesegretario della Lega, il quale si è prestato a fare un tour elettorale di tre giorni con lui nel veronese. 


In qualità di ex assessore alle Politiche sociali, come valuta l’attuale stato delle politiche sociali in Veneto e quali sono, secondo lei, le priorità per migliorarle?

"Quando ero assessore alle politiche sociali, ero anche presidente della Commissione politiche sociali presso la Conferenza Stato-Regioni, e il Veneto faceva scuola all’Italia. Eravamo all’avanguardia nei modelli di organizzazione dei servizi sociali, essendo una regione che, a differenza delle altre, aveva integrato sanità e sociale. Poi è stato tolto persino un assessorato dedicato, accorpandolo alla sanità. Il nostro candidato presidente Alberto Stefani ha capito che è necessario ritornare come prima.
Oggi viaggiamo con una buona macchina, ma che è vecchia di 15 anni. I problemi sono aumentati, soprattutto quelli legati all’invecchiamento della popolazione e all’indebolimento delle famiglie, con una natalità sempre minore. È per questo che ho pensato e anche sperimentato nuovi modelli più flessibili e meno burocratizzati, che possano dare risposte maggiori e migliori in termini di umanità alle persone non autosufficienti o parzialmente non autosufficienti.Oggi gli anziani sono sempre più soli e isolati, perché i figli spesso vivono lontano. Ho ideato, su proposta di un’associazione che ha approfondito e sperimentato a lungo questo tema, l’affido dell’anziano, che parte da un rapporto di vicinato fino ad arrivare a una convivenza in una famiglia o con giovani lavoratori e studenti degli anziani soli delle nostre città, il tutto normato e vigilato dal pubblico. Oppure l’health care hotel, un albergo (non una struttura sanitaria) dove, oltre ai classici servizi alberghieri, siano erogate anche prestazioni sociali (come l’igiene personale) e piccole prestazioni sanitarie, entrambe da soggetti qualificati. Può essere una risposta utile per chi esce dall’ospedale e ha bisogno di un periodo di maggiore assistenza, oppure per un soggiorno protetto, una vacanza o un sollievo temporaneo per la famiglia. Ho sperimentato sul Lago di Garda con successo una struttura come questa, che andrebbe diffusa su tutto il territorio veneto e nazionale".


A proposito dei giovani, quali ritiene siano oggi le principali criticità del sistema formativo e come andrebbe riformato per facilitare l’accesso al lavoro?

"Nell’ambito dei giovani occorre, a mio avviso, rivedere integralmente il sistema formativo legato all’avviamento al lavoro. Oggi perdiamo troppo tempo in stage e tirocini, il più delle volte inutili, oppure in corsi obbligatori, finanziati con il Fondo sociale europeo o altri fondi pubblici o privati, che servono più a finanziare gli enti promotori che a inserire nel lavoro i giovani o le persone da riqualificare.
Ho preparato un progetto di legge statale che rivoluziona il sistema: la formazione la decide l’impresa. Si crea un vestito su misura, utilizzando anche professionalità interne all’azienda, per formare al meglio il nuovo collaboratore. Questo percorso formativo aziendale sarà finanziato con i fondi che oggi vengono dispersi in mille rivoli, quindi a costo zero per l’azienda. Nel frattempo il giovane lavoratore verrà pagato con una retribuzione vera, inquadrandolo in azienda. Non può essere trattato da precario e sfruttato con tirocini non remunerati per poi essere costretto ad andarsene all’estero.
Credi nel giovane lavoratore? Lo assumi e lo paghi. Gli oneri della formazione te li rimborsa lo Stato. Non possiamo far scappare 80.000 giovani laureati e diplomati dal nostro Paese per poi importare persone disperate che finiscono a carico del nostro sistema di welfare, privando gli italiani di risposte adeguate. È un progressivo impoverimento del Paese se non invertiamo il processo".


Lei parla spesso di sussidiarietà: quale ruolo dovrebbero avere lo Stato e la famiglia nel nuovo modello di welfare che propone?

"Lo Stato non deve fare tutto. Deve invece promuovere la sussidiarietà orizzontale e verticale. Lo Stato dev’essere regista e controllore del sistema, ma valorizzare il più possibile tutti i soggetti che svolgono un ruolo sussidiario, come la famiglia. Tutelare la natalità e la famiglia è un interesse dello Stato: senza la ripresa della natalità ci troveremo con squilibri sociali e problemi enormi. La famiglia è il primo ammortizzatore sociale e la sua funzione educativa è fondamentale per prevenire i disagi sociali. Sostenere la famiglia significa fare l’interesse dello Stato e usare in modo ottimale e con effetto moltiplicatore le risorse pubbliche".


Il tema delle dipendenze resta molto attuale. Qual è la sua opinione sulle politiche di contrasto e quale modello ritiene più efficace?

"Il tema delle dipendenze è sempre di attualità, ahimè. Una personalità debole e insicura si costruisce il sogno del riscatto sociale e personale seguendo queste vie sbagliate. Tra queste anche il gioco d’azzardo. Penso che del gioco debba occuparsi lo Stato con una riforma quadro divenuta ormai urgente. La dipendenza è sempre allarmante, ma la sinistra, negli anni, ha spinto per un modello proibizionista che spesso ha finito per favorire il gioco online o quello illegale, fuori controllo, e che ha portato a dipendenze ancora più gravi e difficili da individuare. Il gioco online, fatto nelle stanze della propria casa, sfugge a ogni controllo ed è oggi un fenomeno allarmante. Questo, inoltre, alimenta l’illegalità".


Quali correttivi propone per il Veneto in attesa di una riforma nazionale del gioco pubblico, e come evitare di penalizzare il settore legale?

"Finché non ci sarà la riforma nazionale, in Veneto dovremo pensare a delle modifiche regolatorie leggere che ci permettano di essere al passo con i tempi, tutelando i lavoratori del settore legale e i giocatori, senza spingerli verso l’illegale o l’online. Quando fai rinchiudere in casa il ludopatico pensi di aver risolto il problema perché semplicemente non lo vedi giocare, ma invece lo hai solo peggiorato. Questa ipocrisia va eliminata. Le fasce orarie ci vogliono, ma mi rendo conto che, come hanno detto molti psicologi, possano aumentare la compulsività dei giocatori poco prima di ogni chiusura delle sale o spegnimento delle slot, e la frammentazione da comune a comune rende molto difficili i controlli. Proporrei per le sale, come previsto anche dall’intesa in Conferenza Unificata, una fascia oraria unica di chiusura diurna a livello regionale, che consenta turni normali ai lavoratori e controlli efficaci, magari aumentando il monte ore complessivo di chiusura. È una scelta più logica e pragmatica a tutela di tutti. Purtroppo, a volte, spinti dalla volontà di fare del bene, si peggiora la situazione delle persone più fragili. È come mettere la polvere sotto il tappeto ed essere convinti di aver fatto pulizia. Queste persone vanno aiutate e, per esserlo, non possono trovarsi nascoste davanti a un computer a farsi derubare tutti i soldi da un sito illegale. Cose che ho già visto e che, purtroppo, pensando di fare del bene, noi legislatori abbiamo finito per favorire".

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Autore
Libero Quotidiano

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