Usa, la Camera approva la legge per rendere pubblici tutti i file sul caso Epstein: 427 sì e un solo no

  • Postato il 18 novembre 2025
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Con un solo voto contrario e 427 favorevoli, la Camera dei Rappresentanti ha approvato il disegno di legge che chiede al dipartimento di Giustizia di rendere pubblici tutti i file riguardanti le indagini su Jeffrey Epstein. Bastava la maggioranza dei due terzi ma, alla fine, il risultato è stato schiacciante: a votare contro solamente il deputato repubblicano della Louisiana Clay Higgins. Il voto ha rappresentato il culmine di una crociata bipartisan condotta dal deputato repubblicano Thomas Massie e dal collega democratico Ro Khanna, che fino a domenica aveva incontrato una forte resistenza da parte del presidente Donald Trump, il quale aveva ripetutamente insistito sul fatto che l’attenzione sui dossier Epstein fosse una “bufala” promossa dai democratici. Poi è arrivato il passo indietro del tycoon.

Il testo passa ora all’esame del Senato ma, secondo il leader della maggioranza repubblicana John Thune, l’ok della camera alta del Congresso potrebbe arrivare tra poche ore, senza emendamenti dato il risultato del primo voto. Dopo che stava diventando sempre più chiaro che avrebbe potuto perdere il voto alla Camera, Trump – domenica – ha cambiato idea, esortando i Repubblicani in un post sui social a sostenere il disegno di legge, che obbligherebbe i funzionari del Dipartimento di Giustizia a divulgare tutti i documenti, le comunicazioni e i materiali investigativi non classificati relativi alle indagini e al procedimento giudiziario contro Epstein in loro possesso. Trump ha, infatti, dichiarato che firmerà il disegno di legge se arriverà sulla sua scrivania probabilmente per giocare d’anticipo, alla vigilia di un voto a Capitol Hill che avrebbe spaccato il suo partito: “Non ho nulla da nascondere ed è tempo di voltare pagina rispetto a questa bufala dei democratici portata avanti solo distrarre dal successo dei repubblicano”, ha detto il tycoon.

Intanto, poche ore prima del voto alla Camera, il ciclone Epstein ha fatto un’altra vittima eccellente. Dopo il tonfo del principe Andrea, privato di titoli e privilegi reali, l’ex segretario al Tesoro Usa, Larry Summers, ha deciso di farsi da parte, travolto dalla diffusione di nuove email imbarazzanti. “Mi vergogno profondamente delle mie azioni e riconosco il dolore che hanno causato”, ha spiegato Summers, assumendosi “la piena responsabilità della decisione mal guidata di continuare a comunicare con Epstein”. “Mi farò da parte dagli impegni pubblici come parte del mio più ampio sforzo per ricostruire la fiducia e riparare i rapporti con le persone a me più vicine”, ha annunciato l’ex ministro, precisando però che continuerà ad adempiere ai suoi obblighi accademici. Ossia a mantenere la cattedra all’Università di Harvard di cui è stato presidente dal 2001 al 2006 e dove tiene due corsi per studenti di college e uno per dottorandi. Una scelta controversa, quest’ultima, che ha suscitato malumore nel blasonato ateneo.

Quella di Summers è la prima testa che rotola negli Usa a causa dello scandalo Epstein, nonostante si stimi che le vittime (spesso minorenni) abusate dal finanziere e dalla sua rete di amici ricchi e potenti siano oltre mille. La sua è una figura di primo piano: chief economist della Banca Mondiale, segretario al Tesoro durante il boom economico con Bill Clinton, rettore di Harvard, direttore del National Economic Council con Barack Obama. Le relazioni pericolose tra Summers ed Epstein erano già emerse in passato: dalle donazioni del finanziere ad Harvard all’ufficio assegnato ad Epstein per uso personale nello stesso ateneo, dalla richiesta dell’economista di sostenere la fondazione di poesia guidata dalla moglie Elisa New ai quattro voli sul Lolita Express. Ma le nuove email mostrano che l’ex segretario al Tesoro continuò a mantenere contatti con Epstein fino al giorno prima del suo arresto, chiedendogli consiglio anche su come intraprendere una relazione sessuale con una sua “protégé”.

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