Urbanistica Milano, i pm contestano anche la turbativa d’asta. Il ricorso in Cassazione contro la revoca degli arresti

  • Postato il 29 ottobre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Turbativa d’asta. Si allunga l’elenco degli indagati e delle imputazioni per ognuno di loro nella maxi inchiesta milanese sull’urbanistica. La Procura di Milano sta indagando sull’aggiudicazione di immobili e aree della città, non solo per corruzione e lottizzazione abusiva, ma anche per turbativa. Il dato – come riporta l’Ansa – emerge in uno dei ricorsi presentati dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, del pool dell’aggiunta Tiziana Siciliano, in Cassazione contro le revoche degli arresti dello scorso agosto.

Ci sono, scrivono i pm, “nuovi elementi di prova” contenuti nelle chat tra Manfredi Catella, ceo di Coima, Giancarlo Tancredi, ormai ex assessore alla Rigenerazione urbana, e Christian Malangone, dg del Comune di Milano, “gravemente e precisamente indizianti di loro condotte di turbativa d’asta”. Condotte che avevano “ad oggetto l’obiettivo di Catella di aggiudicarsi”, a condizioni urbanistiche “illegittime”, da lui stesso “pretese e dettate all’assessore Tancredi e al direttore generale Malangone” immobili del “patrimonio del Comune”. La Procura nel ricorso, che in particolare riguarda la posizione di Catella (ha sempre respinto l’accusa di corruzione e i domiciliari gli sono stati revocati dal Riesame), parla di “approfondimenti investigativi“, tra novembre 2024 e agosto, sulle chat del “trio” che hanno disvelato il “fenomeno collaterale della spartizione organizzata delle aree e degli immobili del patrimonio pubblico del Comune e di altri enti”. Ossia le “aree degli Scali ferroviari, acquistate da Coima e altri privati, piazze, ad esempio piazzale Loreto, diversi edifici di pregio del patrimonio del Comune”.

La turbativa d’asta, con nuove iscrizioni, è l’ultimo fronte dell’inchiesta e viene esplicitato nel ricorso in Cassazione. Anche il “fenomeno” della “spartizione” di immobili e aree pubbliche “ruota”, si legge, sui “pareri della Commissione paesaggio” alla quale partecipavano Scandurra, ex componente, Oggioni, ex dirigente comunale e “altri indagati”. Dall’atto dei pm emergono ipotesi di turbativa a carico di Catella, Tancredi e Malangone, quest’ultimo già indagato per induzione indebita sul caso Pirellino. Catella, si legge, si sarebbe aggiudicato immobili del Comune di “largo De Benedetti, via Messina 53 e via Cenisio e via Messina 50”, che erano “oggetto degli incarichi di due diligence e di studio di fattibilità, conferiti a ridosso dallo stesso Catella a Scandurra”. Le trattative tra Coima e Scandurra per “tali incarichi”, scrivono i pm, erano iniziate “nel febbraio 2022, quattro mesi prima della pubblicazione del bando di vendita delle stesse aree da parte del Comune”. Con accordi poi conclusi tra settembre 2022 e ottobre 2023.

Nel ricorso di 36 pagine i pm riportano tutti gli elementi probatori sulla presunta corruzione e sui conflitti di interesse, venuti a galla in questi mesi, e i motivi per i quali chiedono che la Suprema Corte annulli con rinvio ad un nuovo giudizio del Riesame. I giudici, tra l’altro, hanno “omesso” proprio la valutazione come prova delle chat Catella-Tancredi-Malangone. I pm elencano pure tutte le violazioni, nelle decisioni, di leggi penali e altre norme.
Il Riesame non ha preso in considerazione il “sistema”, ma ha portato avanti una “disanima atomistica” e così ha “giustificato a prescindere tutte le condotte di Catella e Scandurra”, non valutando la “correlazione” tra “l’esercizio della funzione pubblica e il conseguimento di vantaggi privati”. Il Tribunale ha “smontato l’orologio per dimostrare che nessun singolo ingranaggio è un orologio”. Il 12 novembre in Cassazione andranno le posizioni di Scandurra, Catella, Bezziccheri, ma anche quelle di Marinoni, Pella e Tancredi (interdittive per corruzione per loro e ricorsi delle difese).

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