Urbanistica a Milano, Tancredi a Sala: “Pronto a farmi da parte”
- Postato il 17 luglio 2025
- Di Panorama
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Palazzo Marino è una polveriera. I cartelli con scritto “dimissioni”, gli scatoloni per un simbolico trasloco e il brusio di fondo — misto a fischi, buuu e urla di “vergogna” — raccontano una giornata che Milano non dimenticherà in fretta. Una giornata in cui il Consiglio comunale, riunitosi nel pomeriggio del 17 luglio, è diventato teatro di una crisi politica e istituzionale senza precedenti.
La scena in aula: fischi, cartelli e scatoloni
Sono le 16:30 quando inizia la seduta. Nove assessori presenti, Tancredi no. Il nome che rimbalza più forte nei corridoi della politica cittadina è proprio il suo: Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana, per cui la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari. E poi c’è lui, Beppe Sala. Il sindaco di Milano è indagato, lo ha scoperto dai giornali — e questo, dice lui, “è allucinante”.
Sala è stato travolto da un’indagine che tocca i nervi scoperti della città: l’urbanistica, il cemento, i progetti faraonici, i nodi metropolitani. Secondo i magistrati milanesi, dietro alcune scelte chiave ci sarebbero state pressioni indebite e nomine pilotate. In aula, i consiglieri comunali di Lega e Fratelli d’Italia inscenano una protesta rumorosa: si alzano, invadono il centro dell’aula, alzano cartelli e poggiano scatole sui banchi. “Sono per Sala, così può iniziare il trasloco”, dicono. Intanto, dal pubblico piovono grida. “A casa!”, “Avete rovinato la città!”.
Le accuse: false dichiarazioni e pressioni sulla Commissione Paesaggio
Al centro dell’inchiesta ci sono 74 nomi, un intreccio di tecnici, politici, imprenditori e urbanisti. Due i reati contestati al primo cittadino: false dichiarazioni in merito alla nomina del presidente della Commissione per il Paesaggio, Giuseppe Marinoni, e induzione indebita, in particolare legata al progetto del “Pirellino” — uno dei tasselli chiave della trasformazione urbana milanese firmata dall’architetto Stefano Boeri e dall’imprenditore Manfredi Catella.
Secondo i pm, Marinoni non sarebbe stato indipendente: una figura “ricattabile”, scrivono, che avrebbe agito sotto pressione di Sala, Tancredi, del direttore generale Malangone e degli imprenditori coinvolti. Il risultato? Progetti strategici che avrebbero preso forma in modo opaco, “strumentalizzando” persino il patrocinio dello Studio Marinoni sulle Porte Metropolitane, per facilitare un piano d’affari occulto nei nodi periferici di Milano.
La difesa del sindaco: “Mai parlato con Marinoni”
“Mi accusano di aver fatto pressioni su una persona di cui non ho nemmeno il numero di telefono”. Sala si difende così, in un’intervista al Corriere della Sera. È provato, raccontano i suoi assessori, ma non ha intenzione di dimettersi. Parla di “metodi inaccettabili”, accusa la magistratura di averlo messo in croce mediaticamente prima ancora che ufficialmente.
Sul Pirellino — l’edificio-simbolo, abbandonato da anni — Sala è netto: “L’abbiamo venduto nel 2019 e siamo ancora fermi. Sono passati sei anni e i lavori non sono mai partiti. Altro che induzione”.
Tancredi pronto a lasciare, la maggioranza si stringe intorno al sindaco
Nel frattempo, Tancredi si dice pronto a fare un passo indietro, a dimettersi “per senso di responsabilità”. In giunta, questa mattina, gli assessori hanno espresso piena solidarietà a Sala. Ma il clima resta pesante.
Cosa succede ora
Il sindaco tornerà in aula lunedì, stavolta per parlare. Riferirà ai consiglieri, proverà a ricompattare una maggioranza che, almeno sulla carta, continua a sostenerlo. Ma la crepa è profonda. E il terremoto giudiziario — con il suo epicentro nel cuore della macchina urbanistica milanese — rischia di lasciare scosse politiche per mesi.