Urbanistica a Milano, nei guai anche l’archistar Boeri: pressioni sul Comune per il via libera ai progetti
- Postato il 17 luglio 2025
- Di Panorama
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Per districarsi nell’ultima inchiesta urbanistica della Procura di Milano, che ora rischia di far traballare la giunta Sala, bisogna tornare al novembre 2023, quando fu aperto un fascicolo dopo una segnalazione dell’Anac e anomalie in pratiche edilizie. A insospettire gli inquirenti: approvazioni sospette di progetti strategici, uso della Scia al posto dei permessi e piani attuativi in deroga al Pgt, spesso non pubblici. A gennaio 2024 partono gli accessi agli uffici Urbanistica. A marzo emergono i nomi dell’assessore Giancarlo Tancredi e di Giuseppe Marinoni, presidente della commissione paesaggio. A maggio scattano sequestri nei cantieri di via Valtellina. A giugno si ipotizza l’esistenza di un «Pgt ombra», gestito informalmente da tecnici esterni. Il 7 novembre Marinoni riceve l’avviso di garanzia. A dicembre, nonostante l’indagine, il sindaco Sala lo conferma. A marzo 2025, l’arresto dell’ex dirigente Giovanni Oggioni fa emergere un sistema di corruzione più ampio. Fino ad arrivare ai giorni nostri, ovvero al decreto di perquisizione e sequestro del luglio 2025, che descrive nei dettagli un impianto in cui le regole urbanistiche della città venivano svuotate dall’interno per favorire operazioni immobiliari multimilionarie.
Secondo la Procura, l’apparato ruotava attorno a una cabina di regia occulta, con Marinoni a orchestrare strategie urbanistiche «di dettaglio» per aree strategiche della città – Cascina Gobba, Famagosta, San Donato, Linate, Assago, Figino, Baggio – tutte oggetto di analisi e masterplan prodotti privatamente, pagati da operatori del real estate e al contempo valutati dalla commissione da lui presieduta. Il decreto evidenzia che Marinoni percepiva «parcelle» da centinaia di migliaia di euro da numerose società coinvolte negli interventi edilizi da lui stesso valutati. E il tutto avveniva mentre Marinoni, ogni settimana, firmava dichiarazioni di insussistenza di conflitti di interesse richieste espressamente dal Comune di Milano. Le carte riportano almeno 13 occasioni in cui tale dichiarazione è risultata falsa.
Non si tratta però solo della condotta di un singolo, ma di un sistema istituzionale che ha permesso, favorito o coperto le sue attività. La giunta comunale, evidenzia la Procura, ha patrocinato nel gennaio 2023 – tramite una delibera firmata da Tancredi e approvata dall’esecutivo – lo studio «Nodi e Porte Metropolitane Milano 2050», affidandolo proprio allo Studio Marinoni, nonostante egli fosse già presidente della commissione. Non solo: il 22 dicembre 2024, Marinoni è stato riconfermato nella commissione per il quadriennio successivo 2025-2029, con nomina formalizzata dal sindaco Sala, pur avendo ricevuto da oltre un mese un avviso di garanzia.
Lo stesso Tancredi, secondo i magistrati, ha esercitato pressioni dirette su Marinoni per orientare le valutazioni della commissione, non solo a vantaggio della J+S, ma anche in favore del progetto P39 – Torre Botanica e Pirellino, promosso da Coima e Stefano Boeri. La commissione, che inizialmente aveva espresso parere negativo, muta orientamento il 5 ottobre 2023 dopo che Boeri, progettista, avrebbe – secondo quanto riportato nelle intercettazioni – informato «personalmente il sindaco Sala per ottenerne l’appoggio». Tancredi, riferendo questo fatto a Marinoni, esercita pressioni per far ribaltare l’esito. E così accade. La commissione esprime parere favorevole, utile indispensabile per ottenere le autorizzazioni edilizie. Anche sulla vicenda del Meazza, lo stadio di San Siro, emerge che Marinoni e l’imprenditore Massimo Caputi cercavano sponde politiche per ottenere incarichi nella riqualificazione dell’area, «su cui il sindaco Sala doveva prendere una decisione».
Ma il cuore dell’inchiesta non è solo nella corruzione individuale. Il decreto denuncia una degenerazione del sistema decisionale della città, dove una commissione nominata dal sindaco – con compiti meramente consultivi – diventa in realtà organo discrezionale, capace di derogare ai vincoli del Pgt, agendo in accordo con i privati e con una parte dell’amministrazione comunale. I tecnici del Comune, definiti nei documenti «spaventati» dalle volumetrie e dalle altezze proposte, venivano «motivati» da Tancredi affinché esprimessero pareri favorevoli. Gli oneri di urbanizzazione venivano sottostimati, le trasformazioni edilizie qualificate in modo irregolare (ad esempio come «ristrutturazione» invece che «nuova costruzione»), e le convenzioni stipulate in deroga alle norme vigenti, senza passare dal consiglio comunale.
Sala non risulta indagato. Tuttavia, il suo nome ricorre costantemente. È lui a firmare le nomine, a ricevere l’informazione diretta dai progettisti, a essere il decisore ultimo in alcuni progetti-chiave. L’amministrazione da lui guidata non ha mai sollevato l’incompatibilità di Tancredi, già oggetto di osservazioni Anac (un dirigente di un Comune con una popolazione superiore ai 15.000 abitanti non può assumere il ruolo politico nello stesso Comune), né ha mai rimosso o sospeso Marinoni fino alle sue dimissioni forzate dell’aprile 2025. La Procura non usa mezzi termini: «Gli uffici comunali, piuttosto che presidio dell’interesse pubblico, sono stati asserviti alle utilità di una cerchia ristretta ed elitaria di soggetti privati». Il sistema, aggiungono i magistrati, è stato reso possibile da «una catena di omissioni, coperture e pressioni politiche», che ora la città dovrà guardare in faccia. Possibile che il sindaco e la giunta non si siano accorti di nulla? Neppure dopo l’ultimo anno di inchieste?