Uragano Melissa: come è diventato così pericoloso?

  • Postato il 29 ottobre 2025
  • Di Focus.it
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In Giamaica inizia la conta dei danni dell'uragano Melissa, che il 28 ottobre ha toccato terra sull'isola con venti fino a 300 km orari, lampi e piogge torrenziali. E mentre il ciclone tropicale - declassato di due categorie, ma pur sempre distruttivo - si riversa su Cuba, arrivano le prime spiegazioni su che cosa abbia reso Melissa la peggiore tempesta degli ultimi 174 di storia giamaicana, nonché uno dei peggiori uragani atlantici di sempre. Secondo gli esperti, due fattori in particolare avrebbero contribuito all'intensità feroce dell'uragano, ed entrambi c'entrano con la crisi climatica.. Temperature oceaniche da record. Dietro alla rapida intensificazione dell'uragano Melissa (divenuto più veloce di ben 110 km orari in sole 24 ore, tra il 25 e il 26 ottobre) ci sarebbe la temperatura eccezionalmente elevata delle acque nella parte centrale del Mar dei Caraibi, che in questi giorni risulta più alta di 1,4°C rispetto ai valori tipici per il mese di ottobre. . Acque più calde iniettano più energia nelle tempeste, e queste temperature anomale, estese fino a profondità elevate, hanno rifornito l'uragano Melissa di una notevole quantità di energia termica extra. Il calore influenza la velocità dei venti degli uragani, e la rapida intensificazione di questi rende più difficile prevedere quando e con quale intensità toccheranno la terraferma. Secondo l'organizzazione no-profit Climate Central, queste condizioni, rese fino a 700 volte più probabili dai cambiamenti climatici causati dalle nostre emissioni dannose, avrebbero aumentato la velocità massima dei venti di Melissa di circa 16 km orari, e accresciuto i suoi danni potenziali anche del 50%.. Un maggior carico di umidità. Acque marine più calde significano anche una maggiore disponibilità di pioggia per l'urgano da scaricare. Più calda è la superficie del mare, maggiore è la quantità di vapore acqueo aspirato dalla tempesta quando transita sull'oceano. In queste condizioni, il sistema temporalesco si rafforza raccogliendo sempre maggiore umidità e trasformandosi in una super tempesta. Secondo Daniel Gilford, scienziato di Climate Central, sarebbe attribuibile ai cambiamenti climatici causati dall'uomo un aumento delle precipitazioni tra il 25 e il 50%, in una tempesta come Melissa.. Uragano stagnante. Resta infine la questione della lentezza di Melissa. Di solito, come spiegato lo scorso anno in una ricerca da Jill Trepanier, esperta di climatologia degli uragani presso la Louisiana State University (USA), queste tempeste stagnanti e stazionarie si formano a ottobre in prossimità delle coste caraibiche, ma si autoestinguono rapidamente perché finiscono per sollevare acqua fredda dalle profondità dell'oceano, e perché sono disturbate dai venti ondosi e discendenti dell'atmosfera. Nel caso di Melissa ciò non è avvenuto, perché acque molto calde e profonde hanno fatto intensificare l'uragano proprio là dove avrebbe dovuto estinguersi.. Questo tipo di tempeste lente e distruttive sarebbero in aumento, forse a causa dell'amplificazione artica, la riduzione della differenza di temperatura tra le basse e le alte latitudini terrestri causata dal riscaldamento globale. Questo fenomeno indebolisce i venti che normalmente fanno muovere le tempeste sul mare, sospingendole come tappi di sughero in un ruscello. Ma è un'ipotesi che andrà consolidata..
Autore
Focus.it

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