Uova e colesterolo: la scienza ribalta decenni di pregiudizi
- Postato il 15 agosto 2025
- Di Panorama
- 3 Visualizzazioni


Per decenni sono finite sul banco degli imputati, il mantra di tutti gli over 40: occhio alle uova, soprattutto a quei tuorli dal color giallo intenso, colpevoli ideali dell’innalzamento del nostro colesterolo cattivo, acerrimo nemico di cuore e arterie. Oggi però la scienza riapre il caso, instillando dubbi su un verdetto che è stato troppo superficiale ed affrettato: nuove ricerche riscrivono l’impatto sui livelli di colesterolo non solo delle amate uova, ma anche della dieta in generale.
Perché, sorpresa: solo una piccola quota, cioè circa il 10%, di quello “cattivo” (Ldl, Low density lipoprotein, che tende ad accumularsi nelle arterie creando le placche che possono ostruire il flusso sanguigno) proviene da ciò che mangiamo. Il resto è endogeno, cioè lo produciamo nel fegato.
Ovviamente non è questo un buon motivo per avviarsi decisi verso il buffet del resort e far fuori l’intera scorta di omelette, affettati e formaggi da cui ci si è tenuti lontani a causa degli avvertimenti del medico: ma sicuramente ci può servire per comprendere meglio il fenomeno e affrontare il problema del colesterolo in maniera più sensata.
La dieta serve, ma non basta
«La dieta aiuta perché riduce l’apporto calorico e migliora lo stato di salute generale», spiega il professor Giuseppe Musumeci, direttore di cardiologia presso l’azienda ospedaliera Mauriziano di Torino. «Ma ora sappiamo, grazie a numerosi trial, che l’azione che ha sul colesterolo Ldl è quasi irrilevante: se hai un valore di colesterolo cattivo che si attesta intorno ai 105 (le linee guida attuali suggeriscono di mantenerlo sotto i 100 in individui in buona salute, sotto i 55 se si sono già avuti eventi cardiovascolari) e devi arrivare a 94, magari con una dieta abbastanza drastica ce la fai. Ma se sei sopra il target di decine di punti, con la sola restrizione alimentare non arriverai mai all’obiettivo. Ciò che fa la differenza, per la nostra salute, è il colesterolo prodotto dal fegato: e quello, purtroppo, è determinato soprattutto dalla genetica».
In pratica, puoi stare a regime anche tutta la vita e andare a correre ogni mattina, ma se hai ereditato il colesterolo cattivo, senza farmaci rimarrà comunque fuori controllo. E se il tuo medico ti dice che puoi risolvere il problema eliminando le uova o altri alimenti, evidentemente ha un problema di aggiornamento professionale.
Il ruolo della genetica
«Il ruolo della genetica nel regolare il metabolismo dei grassi nel sangue è davvero fondamentale», afferma il professor Alfredo Pontecorvi, direttore di medicina interna, endocrinologia e diabetologia della fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma. «Esistono forme di ipercolesterolemia familiare legate a difetti genetici dei recettori dell’Ldl. Questi recettori non funzionano bene o sono presenti in numero insufficiente, e quindi non riescono a “ripulire” il sangue: l’Ldl non viene catturato e smaltito correttamente dal fegato, accumulandosi anche in soggetti che conducono una vita sana. Magari sono giovani, normopeso, con una dieta bilanciata, ma che a dispetto delle apparenze hanno un rischio cardiovascolare elevatissimo».
L’ipercolesterolemia familiare è silenziosa e può essere letale se non riconosciuta e trattata: è spesso responsabile di infarti improvvisi. In questi casi occorre arrivare subito alla prescrizione di statine o di nuovi farmaci che agiscono sulla proteina PCSK9.
Statine e falsi miti
«Riguardo alle statine c’è un problema culturale», prosegue Musumeci. «Troppi medici fanno perdere tempo ai pazienti spingendoli solo verso la dieta o, peggio, verso integratori costosi e inefficaci: alcuni funzionano solo perché contengono piccole dosi di statina naturale, come nel riso rosso fermentato, ma spesso hanno più effetti collaterali delle statine moderne, che costano pochissimo».
Colesterolo: nemico o alleato?
Anche sul ruolo del colesterolo in generale la scienza sta riflettendo. Alla luce di recenti studi, l’idea che vada abbassato sempre e comunque, a tutte le età e senza personalizzazione della terapia, comincia a mostrare crepe.
Uno studio di Ucla Health ha rilevato che negli USA il 75% dei pazienti colpiti da infarto aveva livelli di Ldl normali. Altri fattori come infiammazione, glicemia, pressione arteriosa e genetica pesano quanto o più del colesterolo cattivo.
Il colesterolo, infatti, è essenziale: costituisce le membrane cellulari, è precursore degli ormoni sessuali (testosterone, estradiolo), del cortisolo e contribuisce alla formazione della vitamina D.
Conclusione
Bando quindi alla demonizzazione, alle terapie uguali per tutti e al riso rosso per mesi. Il colesterolo va gestito con personalizzazione e buon senso: e forse già a colazione, domani mattina, potremo rompere qualche pregiudizio, con un uovo e senza alcun timore.