UnitedHealth meno dura con i clienti. E gli azionisti dell’assicurazione sanitaria Usa fanno causa ai manager

  • Postato il 12 giugno 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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UnitedHealth è uno dei più importanti gruppi di assicurazioni mediche degli Stati Uniti. Tuttavia il suo marchio è divenuto noto in tutto il mondo alla fine del 2024, dopo che il suo amministratore delegato Brian Thompson è stato ucciso dal 26enne Luigi Mangione, che intendeva così vendicare le spregiudicate politiche delle compagnie assicurative verso i loro clienti.

UnitedHealth è nota per le politiche estremamente restrittive nella concessione di risarcimenti e fondi per le cure ai suoi 29 milioni di assistiti. La sue percentuali di rifiuto sono tra le più alte del comparto. Ciò ha permesso alla compagnia di tenere lontani dalle sue polizze i pazienti nelle condizioni di salute più problematiche (i più costosi per la compagnia), in quanto quasi certi di non ricevere l’assisetenza di cui avrebbero bisogno. Più di recente, UnitedHealth è stata anche fortemente criticata per l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale per decidere quando negare le cure. Queste strategie estremamente aggressive, a tratti sfociate nell’illegalità, hanno consentito al gruppo di incassare giganteschi guadagni nel corso degli anni diventando uno dei marchi più profittevoli del settore.

Stupisce fino a un certo punto che l’assassinio di Thompson non abbia mosso alcun moto di solidarietà verso la compagnia. E che, anzi, abbia fatto esplodere il latente malcontento dei clienti che in molti casi si sono spesi in celebrazioni del “giustiziere”. Dopo l’omicidio i controlli sul gruppo sono aumentati e molte delle pratiche attuate sono finite sotto i riflettori. La compagnia ha cercati di correggere il tiro rendendo un poco meno aggressive le sue politiche.

In aprile la società ha diffuso i conti trimestrali ma non ha fornito alcuna indicazione sulle prospettive 2025, a causa dell’elevata incertezza e di una probabile forte riduzione degli utili. Pochi giorni dopo l’amministratore delegato, Andrew Witty, si è dimesso all’improvviso e, il 15 maggio, si è avuta notizia di un’indagine per una presunta frode ai danni del sistema sanitario Usa. Da allora le azioni hanno quasi dimezzato il loro valore da 595 a 303 dollari.

Agli azionisti della compagnia, che in questi anni hanno incassato ritorni da favola, del malcontento degli assistiti e delle pressioni dell’opinione pubblica importa poco o nulla. I principali soci sono i soliti noti, i colossi della finanza a stelle e strisce. Vanguard possiede il 10%, Blackrock l’8,2%, State Street il 5%. Ci sono poi Jp Morgan (2,9%), Wellington management (2,8%), Fmr (2,6%) e poi, con quote minori, Morgan Stanley e Capital Reaserch.

Sono tutti sul piede di guerra e le prime cause contro la gestione della compagnia sono iniziate. In una si sostiene esplicitamente che politiche meno punitive verso gli assistiti sono alle base del calo degli utili e del forte peggioramento delle performance azionaria che hanno danneggiato gli investitori. Si contesta il fatto che l’assicuratore stia adottando pratiche aziendali troppo favorevoli ai consumatori.

Il caso di UnitedHealth è particolarmente emblematico delle profonde disfunzionalità dell’intero sistema sanitario statunitense, dove la corsa al profitto è messa continuamente in competizione con l’erogazione di buone cure ai pazienti. “Gli obiettivi di pazienti e azionisti sono spesso in contrasto”, ha dichiarato Wendell Potter, ex dirigente di un’assicurazione sanitaria che si è fatto promotore di una riforma del settore, come ricordano i siti americani Jacobin e The Lever. L’ultima causa presentata contro la compagnia, commenta Potter, è particolarmente rappresentativa dell’influenza che Wall Street esercita sul sistema sanitario, dove “l’obiettivo principale di queste aziende è e sarà sempre quello di aumentare il valore per gli azionisti”.

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