UNICAL VOICE – Not all men, but always a MAN
- Postato il 2 settembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
UNICAL VOICE – Not all men, but always a MAN
Dal video TikTok alle chat segrete. La sanità sessualizzata si scontra coi social: è polemica
Dal profilo pubblico samogusman fa capolino sulla piattaforma Tik Tok il video di un “tirocinante di patologia ostetrica”. Così si definisce il ragazzo, fin qui nulla di strano. Se non fosse che le parole che digita subito dopo, oltre a essere raccapriccianti, richiamano i casi di violenza ostetrica e medico-ospedaliera. Casi che vedono come principali vittime le donne.
Donne costrette ogni giorno a portare il peso di sentirsi giudicate se scelgono una ginecologa anziché un ginecologo. O se preferiscono come medico di base una donna invece che un uomo.
La medicina “non ha identità di genere”, ma ne siamo davvero sicuri?
Se recarsi dal medico desta così tanta paura nelle donne, forse c’è da iniziare a chiedersi perché. Ma analizziamo in primis, ciò che scrive il “tirocinante”, che si è preso anche la briga di censurare determinate parole reputate compromettenti:
“pov: sei un tirocinante in patologia ostetrica, costretto a vedere tante donnin* e non poter consum*re”
Abominevole.
Ironia? Pure se fosse, sicuramente di cattivo gusto.
Il grado di allerta è massimo, se davvero come società abbiamo acconsentito a un così becero pseudo-umorismo. Un’ironia mortificante per quelle ‘donnine’ che lui cita e che in realtà sono pazienti reali.
Donne che si affidano con fiducia ai loro medici e che mai si aspetterebbero che, dall’altra parte del lettino, qualcuno possa indulgere in fantasie su rapporti da ‘consumare’ con loro. Fantasie che tradiscono ogni forma di professionalità, rispetto ed etica morale.
Dunque, riducendo ad oggetto la donna che hanno davanti e che dovrebbero solo pensare di curare.
Ma non si tratta solo di umorismo come spesso molti giustificano, e questo lo dicono gli studi. C’è qualcosa in più. Un potere represso insito nella cultura maschile, che può essere sfogato solo dominando la presunta debolezza dell’altro sesso, in qualsiasi ambito.
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DAI GRUPPI SOCIAL ALLA RAPE CULTURE
In un periodo storico in cui la sessualità femminile è un tema delicato, i notiziari sono colmi di casi di violazioni. Molte di queste avvengono online e vengono ancora considerate da alcuni quasi legittime. In questo contesto, pesare le parole dovrebbe essere il minimo per restituire un briciolo di dignità a chi l’ha vista negata.
Emblematico è il caso di Gisèle Pelicot, la donna francese stuprata dal marito insieme ad altri 60 uomini per anni. È stata fotografata inerme durante e dopo gli abusi, poi denunciati dalla figlia.
Di questi giorni è anche la notizia della chiusura del gruppo Facebook ‘Mia moglie❤️❤️❤️’. Per mesi, forse per anni, 32.000 iscritti quasi tutti uomini hanno mercificato il corpo delle proprie compagne, mogli e perfino figlie. Hanno agito indisturbati, violando ogni norma di privacy e di tutela dell’immagine.
Mariti e compagni di quelle donne ignare, reputate solo corpo e carne, rispondevano alle richieste di sconosciuti che pretendevano da loro il proprio piacere.
Cosa ancora più aberrante, è che coloro che hanno visto e sentito gli illeciti che si consumavano in questi assembramenti fatti di languide perversioni, manie incestuose, pedofile e tant’altro, hanno considerato la faccenda talmente una cosa normale, da non segnalare a nessuno la situazione, come se su internet tutto fosse concesso.
I gruppi sono stati alla fine smantellati, come successe per il caso Telegram con la chat a sfondo sessuale “st**ro tua sorella”, poi riaperto con “st**ro tua sorella 2.0” dove venivano diffusi video intimi privati senza consenso, che ha contribuito a dare il via alla legge sul revenge porn, ma che neanche a dirlo si è ripresentato in altre forme e colori.
Difatti, questo fermo di Facebook non vieterà ad altri individui di ricreare nuovi gruppi, perché, come ora tutti sappiamo, la domanda è altissima.
Che aspetto abbiamo dato alla normalità?
Per la sfera femminile tutto ciò è terrificante, ma ci sono stati tanti uomini che hanno dimostrato la propria solidarietà, in messaggi di scuse sotto i post delle news.
Questo ovviamente conforta, ma non basta, serve prendere una posizione di condanna attiva contro queste micro-forme di violenza, che agli occhi possono apparire innocue, proprio come la “battuta” (che battuta non è) del tirocinante su Tik Tok, ma che rappresentano in realtà quella piaga sociale che riveste la sagoma di una rape culture, oggi ancora più difficile da individuare. Non resta che aspettare di conoscere quali saranno le misure sanzionatorie e si spera rieducative nei confronti del ragazzo, che ha contribuito a ledere l’immagine di quei medici che invece dedicano tutta la loro vita al prendersi cura, nel rispetto e nella professionalità, delle loro pazienti.
L’impegno che ognuno di noi dovrebbe assumersi è di segnalare e non rimanere indifferenti davanti alle ambiguità di quello che incontriamo nel nostro quotidiano sui social, perché ogni sospetto ignorato può essere pericoloso per qualcuno. Prestiamo attenzione.
Il Quotidiano del Sud.
UNICAL VOICE – Not all men, but always a MAN