UNICAL VOICE – L’Unical si smarca dagli accordi con Israele
- Postato il 4 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
UNICAL VOICE – L’Unical si smarca dagli accordi con Israele
L’università, gli studenti e il Partito della Rifondazione Comunista invitano la comunità accademica alla responsabilità etica della ricerca.
Il conflitto in Medioriente scuote anche l’Unical a distanza di due anni dall’escalation in Palestina. Lo scorso 24 luglio, il Consiglio di Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente (Diam) dell’Università della Calabria ha approvato una mozione che esprime una netta presa di posizione contro la partecipazione al bando Maeci 2025 relativo all’accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele.
Il documento ribadisce che: «la ricerca e la cooperazione scientifica internazionale devono rappresentare un ponte tra i popoli. Uno spazio di dialogo, di costruzione di pace e di solidarietà umana, anche – e soprattutto – nei momenti più difficili».
Il Diam scrive inoltre: «Non si possono ignorare le gravissime violazioni del diritto internazionale in atto nella Striscia di Gaza, dove l’attuale campagna militare che il governo israeliano sta conducendo ha causato decine di migliaia di morti, tra cui un numero impressionante di bambini, donne e civili inermi. Oltre a giornalisti, personale medico e operatori umanitari. Le città sono state rase al suolo, gli ospedali e le università colpite senza distinzione. In una escalation di violenza che ha assunto i tratti di una vera e propria catastrofe umanitaria».
Unical, mozione contro i bandi con Israele: sostegno dal collettivo per la Palestina
A seguito della condanna di organizzazioni internazionali come l’Onu e la Corte Internazionale di Giustizia, che hanno parlato di crimini di guerra e contro l’umanità, l’Unical invita ricercatrici e ricercatori a non partecipare al bando Maeci 2025. Sottolinea che la ricerca: «non può prescindere dallo sforzo che ogni singolo Paese deve fare nel quadro della garanzia della pace tra i popoli».
Nella stessa giornata il Partito della Rifondazione Comunista si è espresso a favore della decisione del Diam sulla scissione degli accordi accademici italo-israeliani.
«È evidente che in Palestina vengono sperimentate le armi più avanzate, i sistemi di sicurezza più intrusivi, i metodi di detenzione più disumanizzanti, le norme più liberticide. In questo contesto, le università giocano purtroppo un ruolo centrale. Attraverso le cosiddette ricerche “dual-use”, ossia quelle attività scientifiche e tecnologiche che trovano applicazione sia in ambito civile sia militare, alimentando così un legame sempre più stretto tra il mondo accademico e il complesso militare-industriale. Siamo fortemente convinti che il legame tra università e industria bellica debba essere interrotto».
A seguito di queste novità, lo scorso 28 luglio il collettivo “Unical per la Palestina” ha espresso «viva soddisfazione e sostegno la mozione approvata dal Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente. In particolare per l’invito a non partecipare al bando Maeci 2025 di cooperazione scientifica con Israele. Questa decisione rappresenta un atto di coraggio etico e coerenza, in netto contrasto con il silenzio complice che troppo spesso ha caratterizzato le istituzioni accademiche di fronte al genocidio del popolo palestinese. Rifiutare collaborazioni con istituzioni di un Paese che perpetua tali atrocità non è solo un dovere morale, ma un passo concreto per rompere la complicità accademica con la macchina di morte israeliana.».
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Unical e Palestina: le richieste del collettivo studentesco tra accuse e mozioni
Il collettivo ha però sollevato critiche pubbliche nei confronti dell’Ateneo, con l’accusa di non aver assunto, a distanza di quasi due anni dal 7 ottobre 2023, una posizione chiara e concreta a sostegno della popolazione palestinese. Secondo gli studenti: «Nel maggio 2024, il Senato Accademico si era impegnato a istituire borse di studio per studenti palestinesi. Ma nessuna è stata effettivamente erogata. Quelle promesse si sono rivelate un mero strumento propagandistico, usato per ridurre la pressione delle proteste studentesche senza alcun intento reale di solidarietà. Il Rettore Leone ha mantenuto una posizione ambigua e silente nonostante l’escalation di crimini di guerra a Gaza. Tradendo lo spirito della mozione del 2024 che invitava a “condannare qualsiasi violazione dei diritti umani”. Il suo immobilismo è complice.».
“Unical per la Palestina” aveva inoltre denunciato le collaborazioni scientifiche tra l’Ateneo e istituzioni israeliane, come la Bar-Ilan University, nell’ambito dei programmi di cooperazione promossi da Leonardo S.p.A. Nel comunicato fanno presente: «le università israeliane non sono enti neutrali: sono parte integrante di un sistema che legittima l’occupazione, la pulizia etnica e l’apartheid contro il popolo palestinese. Continuare a collaborare con esse, mentre i loro laboratori sviluppano tecnologie militari testate sui bambini di Gaza, significa avallare il genocidio».
In questo contesto, la mozione del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente rappresenta un importante atto di responsabilità istituzionale. Ma gli studenti chiedono, in vista delle elezioni del nuovo rettore di: «Riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina; sospendere ogni collaborazione con università e ricercatori sionisti; rinunciare ad eventuali accordi presenti e futuri con aziende belliche; tradurre in atti concreti le promesse sulle borse di studio per studenti palestinesi, destinando fondi trasparenti e immediati. Assumere una posizione pubblica di condanna del genocidio in corso, schierandosi senza ambiguità a fianco della Palestina e riconoscere lo Stato palestinese».
Il Quotidiano del Sud.
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