Ungheria, il divieto del Pride entra in Costituzione. “Il sesso è caratteristica biologica, maschile o femminile”

  • Postato il 14 aprile 2025
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Il Parlamento ungherese ha approvato a larga maggioranza un emendamento costituzionale che rafforza il divieto della Pride March e introduce nuove restrizioni contro la comunità Lgbtq+, in quella che viene definita l’ultima offensiva “illiberale” del premier Viktor Orbán. Il provvedimento, passato con 140 voti a favore e 21 contrari, fornisce la base costituzionale alla legge approvata il 18 marzo che vieta la marcia annuale del Pride, limitando la libertà di riunione e suscitando proteste da parte di attivisti e opposizione. Centrale è poi il primato dei diritti dei bambini a un “corretto sviluppo fisico, intellettuale e morale” sugli altri diritti fondamentali, eccetto il diritto alla vita, e inclusa la libertà di riunione pacifica, escamotage con cui si vietano proprio le marce del Pride. L’emendamento consente inoltre l’uso del riconoscimento facciale per tracciare e multare i partecipanti. Per il governo di Orbán si tratta di “una salvaguardia costituzionale contro le influenze ideologiche che minacciano il benessere dei bambini, in particolare nel contesto di eventi come le parate del Pride”, ha spiegato il portavoce Zoltan Kovacs in un tweet. Le modifiche alla Legge fondamentale riguardano poi la definizione di genere. “Il sesso di una persona alla nascita è una caratteristica biologica e può essere maschile o femminile”, si legge nel testo approvato, che quindi elimina il riconoscimento legale per le persone trans e intersessuali.

Un altro aspetto della riforma riguarda la difesa della sovranità di fronte a presunte interferenze straniere. L’emendamento prevede la possibilità di sospendere la cittadinanza di cittadini ungheresi con doppia cittadinanza qualora rappresenti una minaccia per la sicurezza nazionale. È stabilito un periodo massimo di dieci anni, con la possibilità di espulsione per chi risiede in Ungheria. Le modifiche riguardano anche i cosiddetti poteri di emergenza, attivati da ultimo allo scoppio della guerra in Ucraina. In base alle attuali normative, il governo può dichiarare lo stato di emergenza per trenta giorni, prorogabile a maggioranza dei due terzi dell’Assemblea nazionale per un massimo di 180 giorni e per un numero illimitato di volte. Queste norme continueranno ad essere in vigore, ma in futuro il governo non potrà più sospendere le leggi per decreto o derogare alle disposizioni di legge senza l’autorizzazione di una maggioranza di due terzi del Parlamento.

Con l’emendamento approvato, si pongono poi le basi costituzionali per l’autodifesa dei comuni, si garantisce il diritto ai pagamenti in contanti, inquadrato dai legislatori come una protezione contro il controllo digitale, e si autorizzano pene detentive per l’uso o il possesso di droghe, anche in piccole quantità. Le votazioni sono state precedute da contestazioni di parlamentari dell’opposizione e di dissidenti che hanno cercato di impedire l’ingresso in Parlamento ai deputati di maggioranza. Manifestazioni di protesta si stanno tenendo anche in altri punti della capitale ungherese.

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Il Fatto Quotidiano

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